Il Piccolo dedica una pagina intera ad una questione già risolta ancora prima di esplodere

La chiesetta in Porto Vecchio e il giornalismo al botulino




La questione della chiesetta in Porto Vecchio è emersa nell’informazione triestina dei giorni scorsi. Però non è propriamente una “questione”, essendo molto semplice in se stessa. Naturalmente, a fare la tara delle forzature, perché talvolta il giornalismo fa le iniezioni di botulino anche alle cose semplici, gonfiandole.

Dunque… Alla diocesi viene fatta la proposta di aprire un piccola chiesetta in Porto Vecchio. Ci sarebbero dei finanziatori. Perché no? Ma c’è già la chiesa in Porto nuovo… E allora? Perché non anche un punto religioso al Porto Vecchio? Ma ci sono i poveri da accudire… Ma la chiesetta non veniva a costare nulla alla diocesi. Diocesi che, non lo si dimentichi, con la Caritas, la San Vincenzo ed altre sue forme di presenza caritatevole sta facendo molto per chi a Trieste è in difficoltà economica. Eppoi, la Chiesa deve sì pensare ai poveri, ma deve anche pensare alle altre forme di annuncio di Cristo. Essa non è un dispensario di beni di prima necessità, anche se dispensa anche beni di prima necessità, spinta a questo dalla fede in Cristo. Emerge spesso questo argomento: ma perché quei soldi non li hanno dati ai poveri? Quali soldi se la chiesetta non costava nulla? E quali poveri? Quelli che la Chiesa già si dà da fare per assistere?

Poi i finanziatori si ritirano. Il progetto non va a buon fine. La spesa per la concessione di 350mila euro per trent’anni (Il titolo “Costava 350 mila euro la Chiesa in Porto vecchio” non è corretto, bisognava aggiungerci “per trent’anni”) non è più una spesa. Doveva essere pagata con l’aiuto di sostenitori ed ora non viene più pagata perché la richiesta di concessione è stata ritirata. Dove sta il problema?

Ma gli “intrecci” della diocesi con l’Autorità portuale …? Quali intrecci? Il Vescovo ha fatto visita al Porto in forma ufficiale nel 2012, insieme con don Sandro Amodeo, responsabile della pastorale della gente di mare; è in atto una collaborazione per l’accoglienza e la vicinanza religiosa a questi lavoratori. Dove stanno gli intrecci? La Diocesi, per fortuna, è spesso coinvolta in progetti e collaborazioni con molte realtà sociali e istituzionali di Trieste. Si tratta di progetti di carattere culturale, o religioso o sociale. Non è una novità ed è giusto che sia così. Si desidera che la chiesa triestina sia presente dentro la vita concreta di Trieste e poi la si accusa di “intrecci”?

Ma la Diocesi spende i soldi per la chiesetta in Porto Vecchio e licenzia i dipendenti del Villaggio del Fanciullo… E dove sta il nesso? Per la chiesetta in Porto Vecchio la diocesi non doveva spendere nulla e, dal momento che il progetto non si farà, non ha speso nulla. La vicenda del Villaggio è altra cosa, ha altra storia e altre dinamiche. Che scopo ha questa scomposta sovrapposizione di capitoli che non hanno un legame tra loro?

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