Giù le mani dalla sanità? E perchè?




Nell’editoriale pubblicato su Vita Nuova del 18 ottobre scorso sostenevo che non aumentare i costi della sanità e non far pagare di più ai cittadini è sacrosanto, ma questo non significa non mettere le mani nella sanità. Bisogna mettercele, eccome. Spendere di meno e meglio è un obbligo. E spesso, spendere meno è anche motivo di fare le cose migliori. Giù le mani dalla salute, questo sì, ma non giù le mani dalla sanità.  

Questo lo dicevo perché il Presidente del Consiglio Letta aveva dichiarato che la manovra finanziaria del governo non avrebbe messo le mani sulla sanità. Partendo da questo dogma – guai a chi tocca la sanità – si rischia di coprire anche le numerose disfunzioni e sprechi della sanità stessa. Non fare tagli alle prestazioni sanitarie e non aumentare il ticket degli utenti non significa che non si possa mettere le mani sulla sanità, ordinarla e risparmiarci anche qualcosa. Tutti sappiamo quali sono e dove sono le disfunzioni, i buchi, le cose che non vanno. La sanità non è un Moloch intoccabile. Con buon senso il governo avrebbe invece potuto intervenire anche sulla spesa sanitaria. Perché no?

Sono quindi contento che anche l’ex ministro Sacconi, parlando alla fondazione Magna Carta a Roma, abbia espresso proprio questa idea. Egli ha proposto la mobilità dei dipendenti pubblici, la riduzione delle sedi universitarie, l’accorpamento delle funzioni municipali, la cancellazione delle società partecipate dei comuni e delle regioni e la riduzione del trasporto pubblico locale.  Sono d’accordo su tutte le misure. Inoltre egli ha proposto i costi standard nella sanità, ridurre la spesa ospedaliera dall’attuale 55 per cento al 44 per cento, chiusura di 250 ospedali inefficienti e pericolosi da sostituirsi con presidi telrritoriali o case di cura per anziani. “Dove si spende meno i servizi sono migliori” . sono d’accordo. Quindi anche nella manovra governativa bisognava mettere mano alla sanità.

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