Lo spiraglio al cuore di Mariella Nava




“Dare ancora adesso la verità sempre, la dignità sempre perché non hanno prezzo”

In una clip del 1995, Mariella Nava interpretava con Renato Zero una sua canzone, “Crescendo”, dove, bendata in abiti bianchi, giocava a mosca cieca: «Dal niente fin qui, in questo crescendo con quel poco che ho, che sto difendendo (…)». Quello stesso brano, precedentemente presentato al Festivalbar, aveva fatto seguito ad una delle più belle canzoni scritte dalla cantautrice pugliese e portata con successo dallo stesso Zero, “Spalle al muro”: «Vecchio, diranno che sei vecchio, con tutta quella forza che c’è in te. Vecchio, quando non è finita, hai ancora tanta vita e l’anima la grida e tu lo sai che c’è». La cantautrice tarantina già nel 1986 aveva scritto per Gianni Morandi una canzone molto significativa sul delicato rapporto genitori-figli e sui problemi educativi conflittuali tra generazioni diverse, “Questi figli”: «Dove andranno mai? Tanta fretta nelle gambe e sempre in mezzo ai guai (…) gridano coi “no”, no ai divieti, no ai consigli. Ti sparano le idee. Oh mamma, ‘sti figli!».
Nel 1987 Mariella Nava approdava al suo primo Festival di Sanremo con una canzone, “Fai piano”, che parlava di dolcezza, del bisogno di quiete, dell’amore tenue ed intenso: «Piano, che vinca il silenzio, ora che è tutto per aria in questa sera scontata! Zitto, non mi dire il male, ho bisogno di tenerezza, non svegliarmi per ora!». Nella sua seconda apparizione a Sanremo del 1988, con la metafora della finestra socchiusa, la cantante e pianista pugliese manifestava l’amore con il pezzo “Uno spiraglio al cuore”: «Chiudi la finestra amore, magari lasciamo uno spiraglio al cuore, a questo cuore che va in senso vietato e ride nascosto al posto sbagliato». Dopo aver composto per altri cantanti, come ad esempio il brano “Come mi vuoi” per Eduardo De Crescenzo, Mariella Nava presentava ancora al Festival di Sanremo del 1991 un brano “Gli uomini” dove descriveva la tipologia maschile nella loro fragilità interiore contrapposta spesso all’esteriorità: «Gli uomini, quelli forti e dalla pelle dura, quelli grandi dai muscoli ai pensieri, che non si voltano mai indietro (…). No, non sono quelli i vincitori, spesso son proprio loro i traditori».
Sempre nel 1991, coronando già allora una carriera prestigiosa che la porterà a ricevere numerosi premi, scriveva per l’interpretazione di Andrea Bocelli “Per amore”: «Io conosco la tua strada, ogni passo che farai, le tue ansie chiuse e i vuoti sassi che allontanerai senza mai pensare che come roccia ferma io ritorno in te». Senza disdegnare l’appartenenza alla sua terra natìa, vinceva con: “Terra mia” nel 1994 il premio “Volare”, consegnatole direttamente da un altro insigne cantante pugliese, Domenico Modugno: «Il grido della mia gente, vento amaro del Sud dove l’acqua manca. Pioverà prima o poi da una preghiera stanca (…)».
Cantando si impara con Mariella Nava a comprendere nel battito della terra e del cuore il ritmo della vita e dell’amore, suggellato nel brano “Futuro come te”, interpretato con Amedeo Minghi al Festival di Sanremo del 2000: «Batte il cuore della terra, fa rumore, è vestito a nuova alba questo sole. Ho giorni come te, ho sogni come te, amore quanto te, paure come te, ho strade come te (…). Siamo storie dentro storie, tutte da capire. Siamo voci dentro voci, tutte da ascoltare». Cantando si impara a cogliere, come in una rosa, il profumo intenso e la delicatezza dei suoi petali, invocando la presenza importante maschile, raffigurata nel padre: «Padre, pianta una rosa da innaffiare ogni giorno. Padre, pianta una rosa da trovare al mio ritorno. Padre, pianta una rosa che sparga il suo profumo sulla prepotenza e su ogni cosa in questa terra di nessuno». Mariella Nava infine va menzionata per aver dedicata un’altra sua canzone: “La strada” a Giovanni Paolo II e per aver denunciato alcuni problemi scottanti della contemporaneità: dalle cosiddette “morti bianche” (nel brano: “Stasera torno prima”) al problema della violenza sulle donne, come nella canzone: “In nome di ogni donna”, meritandosi per l’impegno civile il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

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