Omelia del Vescovo Crepaldi durante la solenne celebrazione eucaristica per l'esposizione delle reliquie dei due Papi Santi, domenica 25 maggio ore 17,30.

Le Reliquie dei due Papi Santi




DIOCESI DI TRIESTE

San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II

In memoriam

+Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di san Giusto, 25 maggio 2014

Carissimi fratelli e sorelle,

1.           con questa solenne concelebrazione, la Chiesa che è in Trieste intende esprimere il suo grazie al Signore per le recenti canonizzazioni dei santi pontefici Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II che, con la loro santità, hanno onorato la fede cristiana e che, per la loro santità, sono ora indicati come modelli da imitare e seguire. Sono due santi che hanno svolto un ruolo fondamentale nella storia contemporanea della Chiesa e che, in qualche modo, sono legati anche alla nostra Chiesa diocesana: Giovanni XXIII per il legame di amicizia e di stima che aveva con il mio predecessore S.E. Mons. Santin e Giovanni Paolo II per essere stato qui a Trieste e in questa Cattedrale dove ha impartito insegnamenti di amicizia e di pace ancora attualissimi e di straordinario vigore e valore.  Nella sua omelia, pronunciata in occasione della canonizzazione dei due pontefici, papa Francesco ci ha ricordato che  “sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa”. San Giovanni XXIII ebbe la straordinaria intuizione di avviare il Concilio Vaticano II, dimostrando in questo una delicata docilità allo Spirito Santo. Questo – affermò papa Francesco –  è stato il suo grande servizio alla Chiesa. Nello svolgimento del suo lungo e ricchissimo ministero petrino al servizio della Chiesa, san Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia, che ha illuminato con il faro luminoso di magistero che resta ancora attualissimo.

2.           Le letture di questa sesta domenica di Pasqua ci offrono l’occasione per un’adeguata comprensione dei profili di santità dei due pontefici canonizzati.

In primo luogo essi furono animati da una fede appassionata che, come l’apostolo Filippo, alimentò in loro uno straordinario vigore missionario, desiderosi com’erano di portare il messaggio salvifico del Vangelo del Signore Gesù a tutte le persone e a tutti popoli.  La prima lettura parla della comunità cristiana di Samaria, sorta in seguito alla predicazione del diacono Filippo, il quale, animato da una fede profonda, si recò ad annunziare il Vangelo ai Samaritani che erano disprezzati dagli Ebrei. Il messaggio del Vangelo si doveva rivolgere anche a loro. La fede cristiana deve giungere a tutti: nessuno deve essere escluso dal cuore del missionario. «Le folle – afferma la prima lettura –, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo» (At 8,6) e ci furono molte conversioni. Allora giunsero in Samaria Pietro e Giovanni a confermare con l’imposizione delle mani, ovvero con il dono dello Spirito Santo, l’operato di Filippo.

In secondo luogo, i due pontefici, in un mondo segnato da tanti e drammatici problemi, furono cristiani che coltivarono la speranza. San Pietro, nella sua Prima Lettera, esorta ad essere sempre pronti «a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (3,15). San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II, con la loro vita e con il loro magistero, divennero  fonte di speranza certa per tanti fratelli, conducendoli alla conoscenza della verità. Tuttavia, questo fu «fatto con dolcezza e rispetto» (ivi). San Pietro insegna a rispettare il nostro interlocutore. La missione è opera d’amore e deve essere animata dall’amore soprannaturale che si deve portare verso il prossimo. Spesso san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II furono incompresi, derisi e respinti. Ma, come ricorda san Pietro in questa seconda lettura, essi fecero la volontà di Dio, perché è «meglio soffrire operando il bene che facendo il male» (1Pt 3,17).

In terzo luogo, san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II furono uomini di esemplare carità cristiana. Il Vangelo di oggi illumina con una luce peculiare questo aspetto. Il brano inizia con una frase molto bella e profonda: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15). È una esigenza dell’amore: se si ama il Signore, si mette volentieri in pratica la sua volontà, anche quando ciò comporta sacrificio. Quando si ama il Signore si sente il desiderio di mettersi al suo servizio, per farlo conoscere e amare da tutti. Fu l’amore a Cristo la fonte della missione dei due santi pontefici. Se togliamo l’amore, la missione cade nel nulla. Se si ama, non si è mai soli: il Signore dona il suo Spirito. Così fu per san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II: lo Spirito di verità che Gesù promise ai suoi discepoli li sostenne nelle difficoltà del compito a loro affidato. Lo Spirito di verità dimorava in loro, agiva in loro e si servì di loro per illuminare il mondo.

3.           Carissimi fratelli e sorelle, alla fine di questa concelebrazione avremo modo di venerare le reliquie dei due nuovi santi, reliquie che resteranno poi esposte e che potranno essere oggetto di considerazione spirituale nell’esercizio quotidiano della nostra pietà di popolo cristiano. Per l’occasione il M° Marco Sofianopulo ha composto un inno su testo di mons. Giorgio Carnelos che verrà eseguito alla fine della cerimonia dalla Cappella Civica. Li ringraziamo di cuore. Sono inoltre lieto di dirvi che, dopo l’esposizione delle reliquie dei santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, avrò la grazia di benedire un quadro della crocifissione, dipinto da Cesare Sofianopulo e gentilmente concesso in perpetuo alla nostra Chiesa Cattedrale dal nipote M° Marco Sofianopulo, che ringrazio nuovamente e di cuore, anche a nome della nostra Diocesi, per questo ulteriore segno del suo amore per la nostra Cattedrale.

Ed ora chiediamo alla Vergine Maria la grazia di ottenere da Dio la fede la speranza e la carità che contraddistinsero la vita dei santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, per la maggiore gloria di Dio e per il bene del prossimo.

(Foto di Andrea Lasorte)

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