Giovedì 28 febbraio, alle ore 19,00, la Chiesa e la città di Trieste si sono riunite nella chiesa di San Antonio Taumaturgo per ringraziare il Signore per il pontificato di Benedetto XVI. Ecco quanto ha detto il Vescovo.

La Chiesa di Trieste ti dice grazie




DIOCESI DI TRIESTE

INCONTRO DI PREGHIERA

PER RINGRAZIARE IL SIGNORE

PER IL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI

+Giampaolo Crepaldi

Sant’Antonio Taumaturgo, 28 febbraio 2013

 

Eccellenza, distinte Autorità, cari fratelli e sorelle!

1.         Siamo qui riuniti per ringraziare il Signore per aver offerto alla sua Sposa, la santa Chiesa cattolica, la grazia incomparabile di essere stata guidata da Benedetto XVI che, in questi intensi otto anni di ministero petrino, è stato, come scrive San Pietro nella sua prima Lettera “…un testimone delle sofferenze di Cristo…un pastore di animo generoso…un modello per il gregge”. L’annuncio delle sue dimissioni dall’incarico ricevuto dai Cardinali di guidare la Barca di Pietro ci ha colpito in profondità. Come non fare nostre, in questo momento particolare della storia della Chiesa, le domande e le risposte chiarificatrici formulate nella sua Lettera ai Romani da San Paolo: “Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? …Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (8,31-38).

2.         Carissimi, l’affetto e la devozione della nostra Chiesa diocesana per Benedetto XVI si sono sempre accompagnati in questi otto anni di pontificato al ringraziamento allo Spirito Santo per averlo chiamato al Soglio di Pietro. Si è trattato di un pontificato luminoso. Tanto più luminoso quanto più difficile, perché legato da un filo rosso martiriale. Il 19 aprile 2005 sulla Cattedra di Pietro si era seduto un autentico Padre della Chiesa. Lo abbiamo seguito con trepidazione in questi anni. Gli siamo stati vicini in filiale solidarietà nelle sue tante amarezze. Abbiamo gioito intellettualmente e spiritualmente dei suoi alti insegnamenti. Abbiamo pregato per lui affinché “non fuggisse davanti ai lupi”, come Egli stesso ci chiese di fare, e perché riuscisse a tenere, sempre e nonostante tutto, unita la Chiesa cattolica. Siamo stati da lui confermati e confortati nella nostra fede e abbiamo ringraziato il Signore per le tante sue decisioni coraggiose, fatte unicamente per il bene della Chiesa e delle anime.Dopo le sue dimissioni, che hanno provocato un certo smarrimento, è stato Lui, con la saggezza spirituale di un Padre, che ci ha ripetutamente invitato a coltivare la certezza che a guidare la Chiesa è Gesù, il Buon Pastore. In questa salutare prospettiva, anche le sue dimissioni e l’elezione di un nuovo Papa sono straordinari eventi guidati dall’amore provvidente di Dio. Non c’è nulla di più cristiano che mettere tutto nella mani di Dio, con la sicurezza che Lui fa bene ogni cosa. Ora lo sappiamo, la potenza dell’amore si manifesta pienamente nella debolezza, soprattutto in quella di chi, umilmente, rassegna le dimissioni consegnando se stesso, la Chiesa e ogni uomo all’unico Maestro, il Buon Pastore, che ha dato la sua vita per le sue pecore.

3.         Carissimi, vogliamo questa sera far giungere al Signore il sentimento corale della nostra gratitudineper questo pontificato, che ha saputo parlare al cuore e all’intelligenza di noi tutti. Nell’Angelus del 3 febbraio di quest’anno, parlando di Gesù che nella sinagoga di Nazareth con il discorso del “nessuno è profeta in patria” sfida la rabbia dei suoi concittadini, Benedetto XVI affermò che il motivo dell’atteggiamento di Gesù sta nel fatto che non è venuto a cercare il consenso, ma a testimoniare la Verità. È un’affermazione che ben descrive anche il pontificato di Benedetto XVI, e di questa testimonianza della Verità siamo grati, al punto che le dimissioni del Papa aumentano la nostra responsabilità personale: chiamati anche noi cristiani a non essere dei cercatori di consenso, ma dei testimoni della liberante Verità cristiana, che non è altro che il Signore Gesù, il Logos del Padre celeste.  Inoltre, vogliamo accompagnare con la nostra preghiera Benedetto XVI, perché continui a servire la Chiesa con un’incessante orazione: per la Chiesa stessa, affinché sia sempre pronta a fare la volontà di Dio; per il mondo, affinché conosca i giorni della giustizia e della pace; per noi stessi, affinché il Signore ci conceda il dono della fede, fede che Benedetto XVI ha posto al centro del dramma del mondo contemporaneo. La vera crisi – ci ha ammonito in questi anni – è una crisi di fede, ed è per questo che ha indetto un Anno della Fede, nel cui contesto ha preso le sue mosse anche il nostro Sinodo diocesano. E allora, il modo migliore per rendere grazie a Dio del dono di questo Papa, è chiedere a Dio la grazia di aumentare in noi la fede e di concederci la grazia della conversione.

4.         Carissimi, desidero chiudere questa riflessione, riascoltando con voi le parole che ieri Benedetto XVI ha pronunciato, in una Piazza San Pietro stracolma di persone accorse a rendere particolarmente toccante e affettuosissimo l’incontro. Parole che costituiscono come un luminoso e impegnativo testamento: “In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia. Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore”.

Grazie, Papa Benedetto! La Chiesa di Trieste ti dice grazie!

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