Avanti con Fiducia




Carissimi,
si apre una nuova stagione del nostro settimanale diocesano che ha quasi cento anni di storia. In questo arco di tempo Vita Nuova è stato un punto di riferimento per tanti. Ha narrato la vita della Chiesa tergestina, ha indicato l’insegnamento della fede, ha preso posizione nella compagine cittadina. È indubbio che la Chiesa, nell’accezione più ampia di questo termine, si trova oggi davanti a una grande sfida: scandali morali, fazioni agguerrite, incertezza dottrinale, relativismo etico, banalizzazione della liturgia e dei sacramenti, diminuzione delle vocazioni e, più in generale, una frattura apparentemente insanabile tra i ministri e i fedeli.

Si può rimanere alquanto perplessi e anche sconcertati davanti a questo scenario; ma rimanere inerti sarebbe l’ennesima grave colpa. Questo giornale vuole essere luogo di incontro, condivisione, riflessione e dibattito produttivo tra le varie anime della nostra Diocesi. Sarebbe un errore ritenere che questa grave crisi possa essere affrontata alimentando animosità e faziosità datate. Perseguire una linea del genere significa tradire i fondamenti della fede cattolica e allontanarsi irrimediabilmente da Gesù Cristo.

Ho accettato questo incarico dall’Arcivescovo, consapevole delle difficoltà che assieme ai miei collaboratori dovrò affrontare lungo questo percorso. Difficoltà che mi preoccupano, ma non mi spaventano, essendo convinto che esistono tante risorse, palesi e nascoste, indispensabili alla vita delle nostre parrocchie, movimenti e associazioni. Da solo non posso portare avanti un giornale che deve parlare a tutti, anche ai non credenti, e deve ritrovare nelle sue radici la sua ragione d’essere.

Non ho la presunzione di poter illuminare una strada che è già tracciata ma che è stata abbandonata da molti. Ho però la speranza di trovare in voi tutti comprensione, collaborazione e sostegno per l’intera durata del mio mandato.

Il settimanale diocesano è, e deve essere, in sintonia con la linea pastorale del Vescovo, tenendo conto dell’autonomia di pensiero, nell’attenta analisi dei fatti che si presentano. Ascolterò ogni voce e accoglierò ogni contributo utili ad assicurare il migliore dialogo all’interno della comunità ecclesiale e civile.

Un’ultima parola sul significato del dialogo, circa i due limiti opposti che lo vanificano: l’intransigenza dura e granitica, chiusa in se stessa da una parte e dall’altra un’irenistica apertura alla mondanità. Vale a dire, mettere tra parentesi Gesù Cristo e la nostra identità di credenti. Ricordiamo l’insegnamento di Paolo VI su queste esagerazioni tese al malinteso: “La sollecitudine ad accostare i fratelli non deve tradursi in una attenuazione della verità. L’apostolo non può transingere con un compromesso ambiguo rispetto ai principi di pensiero e di azione che devono qualificare la nostra professione cristiana” (Ecclesiam suam).

Mi unisco al ringraziamento dell’Arcivescovo per l’opera svolta da Stefano Fontana in questi lunghi anni. Con lui ho collaborato all’interno della redazione in qualità di vicedirettore per un significativo periodo di tempo. Ora gli succedo nella conduzione del nostro settimanale con i migliori auspicii.

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