Una passeggiata a Carsiana




Con il favore di queste belle giornate di fine settembre, una tranquilla passeggiata nel Giardino Botanico Carsiana – posto all’interno di una dolina nel comune di Sgonico – può diventare un prezioso momento di quiete, di silenzio e di incontro con il meraviglioso universo di fiori e piante. Fondato nel 1964 da un gruppo di studiosi e appassionati locali di botanica, il Giardino dispiega con grande ricchezza di esemplari le diverse varietà di vegetazione tipiche del Carso: la boscaglia, i ghiaioni, la landa e le rupi, il bosco di dolina, il Carso montano.

Strutturato in un piccolo labirinto di sentieri, il Giardino è anche un piccolo archivio botanico che classifica, con appositi cartellini, ogni specie presente. Al di là dell’indubbio interesse botanico e fitoterapico, è possibile penetrare l’intimo disegno di questo affascinante regno della natura anche solo attraverso i nomi assegnati (specie quelli in lingua “volgare”) a fiori e piante. Alcuni più degli altri colpiscono l’immaginazione e ci fanno intravedere sia un raffinato intreccio di mitologia, agiografia, immaginazione, sogno, superstizione, sia una straordinaria fantasia nel far convergere intorno ad un albero o a un fiore richiami al mondo animale e al mondo umano con tutte le sue attività. Passiamo in rassegna solo alcuni nomi “popolari”: il fuso di Giove, il lino delle fate, gli spilli d’oro, la rosa di San Giovanni, il giglio di San Luigi, il sigillo di Salomone, l’erba trinità e via dicendo. Non è facile risalire all’origine del nome scelto. Solitamente le descrizioni botaniche ed erboristiche si limitano ad una sommaria presentazione delle caratteristiche fisiche della pianta e ad alcune prescrizioni di fitoterapia, mentre è più difficile imbattersi in un approfondimento sul valore simbolico dei nomi e sulle proprietà meno note che questi nomi originali nascondo. Ad esempio il nome popolare di sigillo di Salomone deriva dai segni circolari, – somiglianti, appunto, ad un sigillo, – che la pianta dell’anno, morendo, lascia sul rizoma nodoso. Secondo un’antica credenza il sigillo di Salomone allontana gli spiriti maligni. Oggi un simile accostamento potrebbe risultare ingenuo, ma se scaviamo più a fondo e proviamo ad uscire dai luoghi comuni ci rendiamo conto che anche qui è all’opera il linguaggio del simbolo che nelle due parole “sigillo” e “Salomone” esprime i concetti di regalità e di sapienza, entrambi legati alla maestà e bellezza delle piante e alla loro innata saggezza curativa. Lo stesso discorso vale anche per le altre denominazioni: ad esempio, il “lino delle fate” trae origine dalla sfumatura argentata della pianta che, per questa sua tinta lunare, si immaginava legata al mondo delle creature fatate. Le fate infatti, si diceva, traevano proprio da questa pianta il tessuto per i propri abiti che dovevano luccicare nella notte.

Il “giglio di San Luigi”, detto anche “giglio della Madonna” – molto diffuso nella vegetazione carsica – trae il suo nome dall’accostamento con l’iconografia della Vergine, spesso rappresentata con un giglio in mano, e con l’iconografia del re capetingio Luigi IX. Simbolo della purezza e della castità di Maria, questo fiore selvatico e bellissimo ha tre petali: nell’araldica legata a Luigi IX, essi rappresentano la fede, la saggezza e lo spirito cavalleresco. Un intreccio di echi, di rimandi, di allusioni che vanno a creare un arazzo variegato e scintillante di significati spirituali, segno dell’unità e della ricchezza della creazione. Anche attraverso una semplice passeggiata alla scoperta di piante e fiori selvatici, nomi, forme e colori ci raccontano la meravigliosa storia di un Artista supremo che ha ricamato l’universo e ci ha donato poi la facoltà di ammirare e di perderci nel sottile ordito della sua perfetta tessitura. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *