Un filo sospeso nel cielo con Dolcenera




“Che fatica che si fa attaccati a un filo sospeso nel cielo”

Emanuela Trane, in arte Dolcenera, ha riscosso nei primi anni duemila i primi successi vincendo nel 2002 il programma “Destinazione Sanremo”, che l’ha portata l’anno successivo a partecipare e vincere nella categoria “Proposte” con il brano “Siamo tutti là fuori”, rappresentando così la giovane generazione dei cosiddetti millennials: «Siamo di qua, siamo di là, siamo dove ci va, andiamo in giro tutta la notte; chissà perché non siamo mai a casa prima delle sei». Con questa canzone, musicata a ritmo di pizzica salentina, Dolcenera ha espresso con quella sua voce roca e passionale il disagio giovanile caratteristico dei nostri tempi: «Siamo tutti là fuori in attesa di vivere un sogno incredibile (…) diamo l’anima in ogni storia, sempre in cerca di nuove emozioni da vivere (…)». Nel suo primo 45 giri, “Solo tu”, la cantante della provincia leccese aveva manifestato una prorompente passione sensuale, abbinata a movenze sinuose e ammiccanti: «Rubami il cuore e fanne quello che vuoi. Guardami dritto, dentro di me, vendimi l’anima, te la comprerei».
La musicista di Galatina ha espresso, anche tramite videoclip, nel suo primo LP “Sorriso nucleare” tutta la sua carica provocante, attenta alle vicende storico-esistenziale di un’umanità in crisi. In questa direzione va sentita la canzone “Un altro giorno sulla terra”, nella quale invita, nonostante le difficoltà, a coltivare un barlume di speranza: «Ma guarda l’orizzonte, il sole nasce e muore per te (…). Non arrendersi mai è una bella verità, se ci penso però che fatica si fa , attaccati ad un filo sospeso nel cielo e dare sempre il meglio che hai». Ancora al Festival di Sanremo, nel 2006, Dolcenera presentava un brano: “Com’è straordinaria la vita” che, seppur con amarezza e dolorosamente, coglieva la fragilità della vita alla ricerca di un senso: “Ci sono momenti che pensi alla vita ed altri in cui credi che è proprio finita e ti viene da vivere (…) com’è straordinaria la vita coi suoi segreti, i sorrisi, gli inganni; com’è straordinaria la vita che un giorno ti senti come in un sogno e poi ti ritrovi all’inferno”.
Dal 2007 ha intrapreso una carriera come attrice ed anche come musicista per colonne sonore di film. Dolcenera, il cui nome d’arte deriva da una canzone omonima di Fabrizio De André, ha pubblicato un album nel 2009, il cui titolo (“Dolcenera nel paese delle meraviglie”) riecheggiava la fiaba onirica di Lewis Carroll. In alcune canzoni d’amore, la cantante pugliese ha interpretato il ruolo accattivante e seducente, tra sospiri e languori, come ad esempio nel brano “Il mio amore unico” del 2009 o nella successiva “La più bella canzone d’amore che c’è”. Dolcenera ha assemblato nei suoi pezzi diversi generi musicali, passando dalla taranta al rock fino alla musica elettronica proposta nei due album: “Evoluzione della specie”. Nel 2012 con il brano “Ci vediamo a casa” ha tratteggiato ancora una volta la crisi economica e di valori di un’umanità ferita e smarrita: “La chiamano realtà questo caos legale di dubbie opportunità, questa specie di libertà, grande cattedrale, ma che non vale un monolocale (…) questa pseudo-eredità di forme culturali che da tempo non fa respirare”.
Cantando si impara con Dolcenera a tener duro, a non mollare, nonostante le avversità, come si evince dalla canzone “Non cambierò mai”. Cantando si impara a ritrovare la propria anima, come ha ribadito la stessa musicista leccese in un’intervista, dopo aver viaggiato in Paesi esotici lontani: «Ho ritrovato la mia anima black, quella primordiale, nuda, selvaggia e senza filtri». Nella fatica quotidiana, nella voglia di evadere dalla noia mortale e dalla mancanza di senso (in primis religioso), Dolcenera non ha tuttavia saputo, oltre che interpretare il disagio, indirizzare a qualcosa di più definito e stabile ove, secondo le sue parole, poter “parcheggiare l’anima”: «Fuori di qua, dove si va, che posto non ce n’è e non c’è modo di parcheggiare l’anima». Come ha rilasciato in una famosa intervista a Vanity Fair: «Così perseguo l’anticonformismo. Si fa fatica, siamo tutti appesi a un filo, però che gioia essere vivi», Dolcenera non ha saputo dare con vigore una sterzata alle sensazioni, alle illusioni, alle amarezze, ai sentimenti della gente, rimanendo la sua proposta descrittiva e emozionale, legata più alle ansie e alle incertezze.
Pertanto quel “filo sospeso nel cielo”, evocato in una sua celebre canzone, è divenuto troppo esile per potersi aggrappare e tentare realisticamente di risollevarsi. Il suo desiderio, legittimo, di libertà si è pure infranto in scelte anche politiche discutibili, come quella di sostenere i Radicali Italiani nel 2007. Dolcenera è finita così per rappresentare anche le istanze cosiddette “gay friendly”, che nella voglia di cercare le proprie strade lastricate di “diritti”, l’hanno posta come modello di riferimento.

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