Il Santo Padre ha presentato san Giuseppe come «il modello dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita“in sapienza, età e grazia”» (cf. Lc 2, 52).

San Giuseppe educatore




C’è un aspetto poco conosciuto in san Giuseppe, legato al suo ruolo paterno non soltanto di «custode», ma anche di «educatore» di Gesù. Ne ha parlato Papa Francesco durante l’Udienza generale di mercoledì 19 marzo, festa liturgica del beato Sposo di Maria. Il Santo Padre ha presentato san Giuseppe come «il modello dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita“in sapienza, età e grazia”» (cf. Lc 2, 52). E ha specificato che «Giuseppe è stato per Gesù esempio e maestro di questa sapienza, che si nutre della Parola di Dio. Possiamo pensare a come Giuseppe ha educato il piccolo Gesù ad ascoltare le Sacre Scritture, soprattutto accompagnandolo di sabato nella sinagoga di Nazareth».

Potrebbero sembrare strane le parole del Papa e, cioè, che Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, abbia avuto bisogno d’imparare qualcosa da qualcuno. In genere, infatti, è istintivo ritenere che la realtà divina del Verbo – nel Cristo – sovrasti talmente la realtà umana, quasi al punto da renderla inefficiente, quasi al punto d’annullarla. Si è portati a credere, dunque, che la conoscenza, nel Verbo incarnato (in Gesù Cristo), sia stata sempre completa – dal primo istante del concepimento alla morte – poiché il Cristo è la Sapienza medesima e il Maestro, rendendo in tal modo superflua la presenza di un educatore umano.

Questa lettura è però erronea, così come insegna il magistero conciliare e pontificio: la cristologia cattolica ha sempre scartato i concetti legati al Cristo di tendenza monofisita (prevalenza del divino sull’umano) e antiochena (prevalenza dell’umano sul divino). In particolare il Concilio di Calcedonia (451 d.C.) insegna «a confessare un solo e medesimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità», che dobbiamo riconoscere «in due nature, senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione». Dunque la divinità non annulla ciò che richiede la finitezza umana (ad esempio la necessità dell’istruzione), né la finitezza umana impedisce la manifestazione della sapienza divina (parabole, miracoli, insegnamenti).

I pronunciamenti, a questo riguardo sono molteplici.

Pio XI: «Maria e Giuseppe, queste due purezze, queste due figure sublimemente edificanti nell’orizzonte del bene, questi due coefficienti dell’educazione umana dello stesso Gesù, offrono realmente il primo divino esempio dell’educazione cristiana» (Allocuzione, 23 maggio 1929).

Paolo VI: San Giuseppe ha dato a Gesù «lo stato civile, la categoria sociale, la condizione economica, l’esperienza professionale, l’ambiente familiare e l’educazione umana» (Allocuzione, 19 marzo 1964).

Giovanni Paolo II: «Si potrebbe pensare che Gesù, possedendo in sé la pienezza della divinità, non abbia avuto bisogno di educatori. Ma il mistero dell’Incarnazione ci rivela che il Figlio di Dio è venuto nel mondo in una condizione umana del tutto simile alla nostra, eccetto il peccato (cf. Eb 4, 15). Come avviene per ogni essere umano, la crescita di Gesù, dall’infanzia fino all’età adulta (cf. Lc 2, 40), ha avuto bisogno dell’azione educativa dei genitori. Il Vangelo di Luca, particolarmente attento al periodo dell’infanzia, narra che Gesù a Nazaret era sottomesso a Giuseppe e a Maria (cf. Lc 2, 51). Tale dipendenza ci mostra Gesù nella disposizione a ricevere, aperto all’opera educativa di sua madre e di Giuseppe, che esercitavano il loro compito anche in virtù della docilità da lui costantemente manifestata» (Udienza generale, 4 dicembre 1996).

Sempre Giovanni Paolo II: «La crescita di Gesù “in sapienza, in età e in grazia” (Lc 2, 52) avvenne nell’ambito della santa Famiglia sotto gli occhi di Giuseppe, che aveva l’alto compito di “allevare”, ossia di nutrire, di vestire e di istruire Gesù nella legge e in un mestiere, in conformità ai doveri assegnati al padre» (Esortazione apostolica “Redemptoris custos”, n. 16).

E, quindi, Papa Francesco ci presenta san Giuseppe come «modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre».

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