Pupi Avati ritorna in TV




L’anno scorso in questa rubrica abbiamo raccontato, con un certo entusiasmo, delle puntate di A Est di dove, la serie documentaristica di Pupi Avati sull’evoluzione delle società dell’Est a vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, girato qualche anno fa nei più importanti Paesi dell’Europa orientale che Tv2000 – meritoriamente – ha rimandato in onda: per forme e contenuti, senz’altro una delle migliori operazioni televisive degli ultimi tempi. Ora apprendiamo che il regista bolognese ritorna a lavorare per Tv2000 con una nuova serie di documentari che – idealmente – si ricollegano all’esperienza fortunata di A Est di dove: si chiameranno I militi ignoti della Fede e avranno per oggetto la pagina di storia che viene subito prima, ovvero le storie dimenticate dei tanti martiri che offrirono la vita per Cristo e per la Chiesa nei Paesi del cosiddetto ‘socialismo reale’ durante la quarantennale Guerra Fredda. Si comincia con la vicenda di padre Jerzy Popieluszko (1947-1984), oggi beato, il cappellano del movimento sindacale Solidarność che fu assassinato da agenti della polizia segreta del regime, il cui corpo, dopo giorni di ricerche, fu ritrovato nelle acque della Vistola. Fu quello uno degli ultimi atti criminali di quell’ateismo politico organizzato, teorico e pratico, che era andato al potere con la violenza e – nella sua delirante utopia – credeva di poter cambiare persino l’identità e la memoria dei popoli. Su padre Popieluszko, recentemente, è uscito anche un film di buona fattura, e tuttavia che in Polonia (sì, proprio la grande Polonia di Giovanni Paolo II) ancora a metà degli anni Ottanta si potesse morire per predicare Cristo e annunciare il Vangelo in pubblico, questo facciamo fatica a pensarlo. Comunemente, associamo la persecuzione antireligiosa più che altro all’Unione Sovietica, o al massimo agli Stati-satellite maggiormente controllati ed eterodiretti da Mosca, e forse, anche in questo caso, siamo più tentati di credere che la vera persecuzione si fermi comunque piuttosto indietro nel passato, agli anni Sessanta o Settanta al massimo. Ma non è così, come il caso polacco dimostra bene. E poi, soprattutto, generalmente non abbiamo idea delle dimensioni capillari del fenomeno: Popieluszko fortunatamente oggi lo conosciamo perché nel frattempo è stato beatificato, poi ha guidato un movimento di popolo enorme come Solidarność che ha fatto la storia ed era un amico di Papa Wojtyla. Ma lui non è stato che uno dei tanti e di molti, moltissimi, proprio perché non erano così esposti pubblicamente, non si è mai saputo niente.

            Ora le telecamere di Avati cercheranno (ogni venerdì, alle 21,20), con 28 puntate di un’ora ciascuno dedicate ad un protagonista della cosiddetta ‘Chiesa del silenzio’, facendo parlare gli ultimi testimoni ancora in vita e lanciando testimonianze inedite, di fare finalmente luce su questa pagina di storia recentissima di cui ancora relativamente poco si conosce. Non mancheranno le storie personali dei grandi primati della resistenza cristiana (Josef Beran in Cecoslovacchia, József Mindszenty in Ungheria, Eugene Bossilkov in Bulgaria) ma si parlerà, e a lungo, anche della ex Jugoslavia e dell’Albania: Paesi di cui dovremmo conoscere molto di più, se non altro per la stretta vicinanza geografica e la questione immigrazione a cui invece – spesso – continuiamo a riferirci per luoghi comuni o per sentito dire. E poi, ancora, Romania, ovviamente Russia, Germania Orientale per comprendere appieno quanto e fino a che punto il fenomeno fosse esteso e radicato. Soprattutto, crediamo, sarà un’occasione quasi unica per vedere dal vivo (il mezzo televisivo ‘buca’ sempre di più e meglio dei libri nell’attuale società dell’immagine) che cosa è stata la vita di milioni di fratelli e sorelle nella fede per decenni interi. E di cui, per tanto, tropo tempo, non si poteva – o peggio ancora, non si doveva – parlare. Perché per qualcuno rappresentavano un problema. Erano in effetti la prova provata, in carne e ossa, che tra il Cristianesimo e il mondo l’opposizione è davvero radicale e non si scherza. Che per quanti sforzi e accomodamenti si possano fare la Croce sarà sempre uno scandalo. Per questo disturbavano e a più di qualcuno non erano graditi: con la loro semplice ‘silenziosa’ presenza impedivano una visione cristiana à la page tutta zucchero e miele e allora, si sarà pensato, meglio rimuoverli, meglio oscurarli. Con il risultato che, alla lunga, noi stessi abbiamo completamente smarrito l’idea di Chiesa militante, di missione, di combattimento spirituale, di apostolato, insomma di conquista delle anime e di conversione della società. Svendendo la verità per poco più di un piatto di lenticchie, mentre appena a pochi chilometri da noi c’era chi preferiva – senza pensarci due volte – la morte pur di rendersi anche solo lontanamente complice di un atto che potesse apparire apostasia, velata o meno. Anche solo per questo ci sentiamo di ringraziare, fin d’ora, Pupi Avati per l’idea che ha portato avanti e lo straordinario lavoro realizzato, e, ovviamente, Tv2000 per la preziosa occasione di cultura e buona informazione insieme. Buona visione a tutti.

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