In Italia la libertà di educazione, ossia la possibilità delle famiglie di scegliere effettivamente l'insegnamento per i propri figli, è molto bassa. Anche Ecuador e Uganda ci superano.

Libertà di educazione: anche Ecuador e Uganda vanno meglio dell’Italia




L’Italia è al 47° posto per secondo l’ “Indice globale di Libertà educativa”: a dirlo è il “Rapporto 2015 sulla Libertà di Educazione” stilato dall’Oidel, l’Organizzazione internazionale per il diritto all’educazione e la libertà di insegnamento (una Ong con status consultivo presso le Nazioni Unite), con il supporto e il sostegno della Fondazione Novae Terrae.

«Partendo dalle disposizioni dell’art. 13 della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali — spiega nella presentazione dell’elaborato il presidente di Novae Terrae Luca Volonté — l’Indice globale della Libertà di educazione presenta dati su scala mondiale sul rispetto e la promozione di tale diritto fondamentale e delle politiche che sostengono la libertà di educazione sia nel contesto nazionale che a livello regionale» e «può essere uno strumento importante per analizzare periodicamente l’evoluzione delle politiche nazionali».

Variegati gli elementi presi in esame per il calcolo dell’Indice, considerati fondamentali in quanto ormai riconosciuti anche dal diritto internazionale: le disposizioni costituzionali e legislative riguardanti la libertà di scelta educativa dei genitori nei confronti dei figli, compreso l’homeschooling; il sostegno pubblico alla libertà educativa (voucher per famiglie, sostegno diretto alle scuole, stipendi degli insegnanti, costi per infrastrutture ed edifici,…); il tasso di iscrizione netto alla scuola primaria; la percentuale di alunni iscritti alle scuole paritarie.

136 i Paesi presi in esame dal Rapporto, e tra le prime questioni emerse dalla ricerca — si legge nelle conclusioni — vi è la difficoltà di reperire informazioni sui finanziamenti delle scuole non governative, la cui costituzione è impedita solo in tre Stati (Cuba, Gambia e Libia), mentre in ben 84 è riconosciuta e tutelata costituzionalmente. E sebbene la situazione sia decisamente migliorata rispetto al Report 2002, il panorama sul finanziamento continua ad essere piuttosto variegato: «Se da una parte il 73% dei Paesi concedono un aiuto economico, nel 43% dei casi si tratta di un contributo che abbiamo giudicato esiguo o scarsamente definito. I Paesi che finanziano in maniera coerente rappresentano il 30% dei 136 Stati oggetto di studio. Ciò dimostra chiaramente come gli Stati siano consapevoli della necessità di finanziare la libertà per renderla effettiva». A livello europeo si nota la netta differenza tra i Paesi settentrionali e quelli del Sud (Italia, Francia, Spagna e Portogallo) dove, a differenza dei primi (ad eccezione della Svezia), è stato rilevato un certo «dibattito politico sul finanziamento delle scuole non governative in quanto spesso messe sullo stesso piano delle scuole cattoliche».

L’Indice di Libertà educativa, infine, colloca sul podio assoluto Irlanda, Paesi Bassi e Belgio. Nella parte più alta della classifica troviamo, in generale, i Paesi del Nord Europa e del Nord America, mentre quelli dell’Europa meridionale (Italia compresa) si posizionano tutti al di sotto della media dei 55,1 punti, venendo scalzati dagli Stati dell’Europa centrale e orientale, in particolare Slovacchia, Polonia e Ungheria.

 (Foto di Andrea Lasorte)

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