Protesta davanti all'ambasciata francese a Milano contro l'oscuramento dei siti pro-life in Francia.

Il nuovo totalitarismo francese dal passo non troppo felpato




Lunedì scorso 5 dicembre alcuni dimostranti hanno stazionato per protesta davanti all’ambasciata francese a Milano, esponendo dei cartelli. Nessuno ne ha parlato, ma la foto che pubblichiamo ha immortalato i coraggiosi.

I cartelli dicevano: «Francia – aborto – approvata legge che vieta di difendere la vita su internet – che vergogna! – stop dittatura e nuovo nazismo abortista». I dimostranti si riferivano alla legge appena approvata dalla Camera della Repubblica Francese che oscura i siti internet che fanno da consulenza e sostegno alle donne sull’aborto. In altre parole, in Francia è vietato per legge aiutare le donne in difficoltà a conservare in vita il proprio bambino. In altre parole, in Francia lo Stato impone il dovere di fare abortire.

La cosa è tremenda ed inaudita. E fa male al cuore pensare che nessuno ne parli se non noi di Vita Nuova. Lo Stato, che dovrebbe difendere la vita, non solo contempla per legge il diritto a togliere la vita ad un essere umano nel grembo materno, non solo lo permette a spese del servizio sanitario nazionale come fosse l’operazione ad un cancro, ma anche vieta per legge di esporre idee contrarie e di intervenire per evitare il massacro legalizzato. La Francia è una repubblica democratica, ma in questo caso è una forma di evidente dittatura. Non è nuova la Francia a prestazioni di questo genere, a cominciare dalla rivoluzione francese e dalla ghigliottina, ma ora ha tragicamente perfezionato se stessa.

A pensarci bene, tuttavia, si tratta di una misura coerente rispetto alle nuove pretese che lo Stato ha manifestato disciplinando per legge l’esercizio del male e facendolo proprio, senza tuttavia trasformarlo con ciò in bene. Quando la legge sull’aborto fu approvata in Francia per la prima volta, agli inizi degli anni Settanta, l’allora primo ministro signora Weil disse che la legge francese prevedeva l’aborto solo in casi eccezionali. In altre parole l’aborto rimaneva un crimine, ma veniva tollerato. Ad un certo punto, però – come ampiamente previsto allora dai pro-life – l’aborto fu ritenuto un diritto e come tale viene ora disciplinato dallo Stato. Uccidere il feto nel grembo materno, sacrificare embrioni umani con la fecondazione eterologa, uccidere il malato terminale è diventato un dovere dello Stato, come promuovere il diritto all’istruzione di base, l’integrazione razziale o garantire ai cittadini la libertà di spostare la propria residenza. Se si tratta di diritti umani lo Stato “deve” promuoverli e difenderli.

E’ questo il passaggio tragico verso il totalitarismo. Chiedete ad un feto che sta per essere abortito, o ad un embrione che sta per essere crioconservato, o a un malato terminale che si pente di aver scritto all’età di vent’anni quella dichiarazione anticipata di trattamento … chiedete loro se la Francia è una democrazia … vi risponderanno di no, vi diranno che è il peggiore dei totalitarismi.

Il nuovo totalitarismo ha il passo felpato delle procedure democratiche, il doppio petto dei politici di professione, la connivenza dei grandi media. Pochi lo denunciano. A parte i coraggiosi dimostranti dell’ambasciata francese a Milano.

Una risposta a “Il nuovo totalitarismo francese dal passo non troppo felpato”

  1. Silvia Vassalli ha detto:

    È possibile avere un link per poter leggere il testo di legge in questione? Grazie mille. Buon lavoro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *