il caso degli "abusi" riesumati attorno al coro di Ratisbona, uno schizzo di fango che giunge a sfiorare indirettamente lo stesso Papa emerito. Quel che conta è mettere all'indice la Chiesa, la verità dei fatti non conta nulla, così come la tutela della morale

Il caso Ratisbona. Per un mondo che ha sdoganato tutte le perversioni il male alberga soltanto nella Chiesa cattolica




di Tacitus

«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande é la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5, 11-12). A Queste parole tornano di attualità  ogni volte che la Chiesa viene chiamata in causa per il comportamento dei suoi membri. Oggi è il caso degli “abusi” riesumati attorno al coro di Ratisbona, uno schizzo di fango che giunge a sfiorare indirettamente lo stesso papa emerito.

La storia é vecchia, e per quanto ogni eccesso sia da condannare, occorre fare chiarezza. Il 90% dei fatti lamentati rientra nella prassi educativa che era più o meno “normale” nelle istituzioni scolastiche di un tempo. Negli ultimi decenni il termine “abuso” ha subito un cambiamento, o meglio un ampliamento di significato. Oggi perfino un genitore che allunghi uno scappellotto a suo figlio viene accusato di “abusi” e rischia di comparire davanti a un giudice. E’ l’evoluzione della civiltà giuridica, si sostiene: la legislazione deve seguire l’andamento del costume sociale, meglio anzi prevenirlo.

A quanto pare, fare sesso in luogo pubblico non è più considerato perseguibile, tanto è vero che anche nella nostra città ci sono quelli che lo trovano “normale”. Alla domanda se sia meglio uno scappellotto oggi o un sessuomane domani, i “buonisti” (ve ne sono molti, anche tra i cattolici, che hanno una visione edulcorata di Nostro Signore) sono schierati a favore della seconda opzione. Che nessuno si inganni. La deriva libertaria imboccata dalla nostra società  (in altre le cose vanno in modo diverso) non è il risultato del solo affievolimento della ragione. Risponde invece ad una strategia (neanche tanto nascosta) volta a minare qualsiasi autorità, in modo da lasciare libero campo a quanti mirano a stravolgere la società. Lo dimostra la nuovissima legge che rende punibili tutti gli agenti di polizia nel caso (diremmo piuttosto nella certezza) che un delinquente da essi arrestato voglia accusarli di “danni psicologici”.

Introduciamo anche qui lo psico-reato, però a solo danno dei tutori dell’ordine, che evidentemente, non essendo soggetti a tali debolezze, non possono farsene scudo. Del resto, lasciare a piede libero qualunque extra-comunitario in possesso di un coltello, nonostante minacci ripetutamente di usarlo e ne faccia effettivo uso, com’è avvenuto pochi giorni fa, costituisce un messaggio chiarissimo per chiunque sia capace di intendere.

Giudicare fatti di un passato piuttosto lontano con criteri in voga attualmente costituisce dunque un errore e, in termini giuridici, un’ingiustizia. Che si vuole commettere per finalità he sono chiaramente identificabili. Fare il tiro al bersaglio sulla Chiesa cattolica per la questione della pedofilia è diventato uno sport di moda. Peccato che tutti coloro che si stracciano le vesti continuino a chiudere gli occhi di fronte ad episodi analoghi, e molto più numerosi, che avvengono in una pluralità di ambienti che sembrano stranamente godere dell’impunità.

Pochi casi per tutti. Negli anni ’20, a Roma vi fu il “caso Girolimoni”, dal nome del pervertito  accusato di violenze e omicidio nei confronti di alcune bambine. Lo si voleva condannare ad ogni costo, sicché l’investigatore che riuscì a discolparlo finì radiato dalla polizia. Perché tanto accanimento? Semplicemente per tutelare il vero colpevole, che risultò essere un pastore anglicano, che scappò tranquillamente all’estero.

Cose vecchie, si dirà, cose del passato regime. Peccato che il recente film sugli abusi nel collegio irlandese, che ha certamente contribuito all’apostasia del Paese, ha fatto passare per cattolica un’istituzione che invece non lo era. Insomma, quel che conta è mettere all’indice la Chiesa, la verità dei fatti  non conta nulla, così come la tutela della morale.

Quello che sconvolge è che questa offensiva provenga da quei Paesi del Nord nei quali il trionfo della “riforma” protestante ha portato oggi alla legalizzazione dell’eutanasia anche per i bambini, la legalizzazione del partito dei pedofili, financo la legittimità degli atti sessuali con animali. Omettiamo di citare questi Paesi per doverosa cautela: non vorremmo trovarci imputati, come Padre Livio, per aver ricordato pubblicamente le verità della fede.

Insomma, in un mondo che ha sdoganato tutte le perversioni, si vuole instillare il concetto che il male alberga soltanto nella Chiesa cattolica (e in chi si ostini a difenderla).

Niente di nuovo sotto il sole. Già oltre trent’anni fa il Papa emerito (che per primo ha denunciato pubblicamente “la sporcizia” presente nella Chiesa) aveva profeticamente risposto a questi attacchi forsennati. In una delle otto prediche tenute nella cattedrale di Monaco raccolte nel volume Zeitfragen und cristlicher Glaube (1983), riferendosi nello specifico alla martellante propaganda allora condotta dalla pubblicistica marxista, Jozef Ratzinger scriveva: “E’¨ tempo di opporsi decisamente a tale mescolanza confusa di verità  e di falsità. Il potere ha oggi più di un volto. Una delle sue forme principali è il potere di formare le opinioni, e di incatenare gli uomini ai ceppi dei grandi opinion makers (i “professionisti dell’opinione pubblica”). Questo potere “sociale” non esiterà a fare a pugni con chiunque lo voglia contraddire; ma proprio quest’essere “segno di contraddizione” san Paolo l’ha indicato come la posizione e la condizione fondamentale dell’apostolo e del testimone di Gesù Cristo nel mondo (cfr. 1Cor 4, 12s)”.

Una risposta a “Il caso Ratisbona. Per un mondo che ha sdoganato tutte le perversioni il male alberga soltanto nella Chiesa cattolica”

  1. Miro Kosic ha detto:

    “Cose” né “vecchie” ne del “passato regime.” I dati di fatto vengono sistematicamente negati con la “gestione della percezione” dei media applicando tecniche costruite su base neurologica. Il termine utilizzato era “subliminale”, ma si parlava di pubblicità per promuovere la vendità di prodotti. La neurologia ha evidenziato, su base scientifica, che può essere promossa qualsiasi “verità” stimolando le percezioni appropriate. Quando piacere e felicità diventano sinonimi equivalendosi anche eticamente l’operazione è riucita. Che il paziente sia morto poco conta.

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