L'ex sindaco di Trieste Roberto Cosolini non voleva la dedica a San Sebastiano. Trieste era una città legata intimamente all’assoluto. Si formò nella benedizione di San Giusto e nei colpi al cuore dell’alabarda di San Sergio. Fintanto che non s’arrese all’assolutismo e al dogmatismo liberale

Cosolini, San Sebastiano e i dardi di Beleno




Alla notizia che l’esecutivo Dipiazza ha scelto il nome di San Sebastiano, al posto di Beleno, per la nuova caserma della Polizia locale di Trieste, l’ex sindaco Cosolini ha scritto sui social: «Scelta inadatta, quello non è un luogo di culto». Nemmeno le strade sono un luogo di culto. Urge dunque rinominare le tergestine Via San Francesco, Via San Spiridione o Via Santa Caterina da Siena?
Nemmeno i borghi lo sono. Rinominiamo Borgo San Sergio e Borgo San Nazario? Stesso discorso per i comuni e le frazioni provinciali di Santa Croce, San Dorligo della Valle, San Giuseppe della Chiusa o Draga Sant’Elia.

Ma l’uomo è fatto per dichiarare l’assoluto, per le parole finali, per concludere, per compiere, per l’ananke stenai aristotelico. E, in mancanza di una fede o di un credo, egli assolutizza le proprie opinioni. Ecco dunque che le vie centrali di Trieste si consacrano alla religione dogmatica dell’irredentismo risorgimentale: Viale XX Settembre, Via Cesare Battisti, Via Giosuè Carducci, Piazza Guglielmo Oberdan, Via Matteo Renato Imbriani. Fu, anzi, proprio il napoletano Imbriani a coniare l’espressione «terre irredente», perché – da laicista radicale qual era – dovette soppiantare in qualche modo il Redentore con qualche altro tipo di redenzione umana.

Trieste era una città legata intimamente all’assoluto. Si formò nella benedizione di San Giusto e nei colpi al cuore dell’alabarda di San Sergio. Amava la stabilità del dogma, fintanto che non s’arrese – da due secoli a questa parte – all’assolutismo e al dogmatismo liberale, figli degenerati del Nume. La foga con cui i radicali dogmatici odierni difendono le proprie opinioni in fondo li nobilita, poiché tradisce l’inclinazione all’assoluto propria della natura umana. È dunque illogico, da parte di costoro, predicare la tolleranza per l’assoluto altrui o il rispetto dovuto alla religione.

Quanto a San Sebastiano, non tutti sanno che sopravvisse, allorquando fu talmente trafitto dai dardi di Diocleziano da rassomigliare a un porcospino. Santa Irene lo trovò malconcio, miracolosamente vivo. Lo curò fino al completo ristabilimento in salute.
Morì, invece, a seguito della flagellazione inflittagli dall’imperatore anticristo, rimproverato per l’erezione di un tempio al Sole Invitto. E il Sole si sa è la luce, il cui dio è Beleno. Sappia, dunque, Beleno che San Sebastiano soccombe alle percosse, ma sopravvive a qualsiasi dardo scoccato contro di lui.

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