Trieste: Bene, per ora …




Il “Sole 24 Ore” ha pubblicato la sua annuale classifica sulle province italiane e Trieste risulta al quinto posto per qualità della vita. L’anno scorso era al quarto ma pazienza, la regressione di un punto non è poi la fine del mondo. Anche perché Gorizia ne ha persi 15 di posti, passando dalla 29ma alla 44ma posizione e Udine e Pordenone ne hanno perso due. Guardare i problemi altrui talvolta ci consola. Tutto bene, quindi?

E’ bene che Trieste non si faccia illudere da questi dati, perché, se analizzati, testimoniano un benessere precario, frutto della persistenza del passato più che della capacità di fronteggiare il futuro, merito di posizioni di rendita più che del coraggio di fare da sé, effetto di una società di anziani con i risparmi in banca piuttosto che di giovani meno garantiti ma più intraprendenti. E’ meglio essere una famiglia di anziani con la casa in proprietà, con nessun debito sulle spalle, con il tempo per andare a teatro a al cinema, senza disoccupazione perché si è in pensione, senza marmocchi per casa, con buoni indici di attività sportive perché, dati gli acciacchi, si frequentano diversi corsi di mantenimento e riabilitazione, con scarsa propensione ad investire perché quello che abbiamo fatto ormai l’abbiamo fatto … oppure è meglio essere una famiglia giovane, con una nidiata di figli di diversa età che frequentano la scuola, indebitata per il mutuo casa o per l’azienda di famiglia, con zero tempo per i passatempi perché sempre indaffarata nella vita vera, con qualche rischio sul lavoro perché non si è in pensione e bisogna battersi e tirare fuori le unghie, con alta propensione ad investire per il futuro dei figli? Quale delle due realtà è migliore?

La fotografia che la graduatoria del Sole 24 Ore fa di Trieste è quella di una città per il momento sicura ed abbastanza efficiente. Molti sono occupati nel settore pubblico e quindi non risentono della crisi. Molte pure le persone anziane che non fanno aumentare gli indici di disoccupazione mentre fanno crescere quelli della partecipazione alle attività di intrattenimento e culturali. Indici di insolvenza ai debiti molto bassa, ma perché ad imprendere e ad investire sono in pochi ed infatti come spirito di iniziativa Trieste  è agli ultimi posti della classifica. Buon funzionamento dei servizi pubblici, degli asili comunali e dei servizi di welfare in genere, ma finché dura e finché l’aumento degli anziani non drenerà tutte le risorse.

Se si esaminano gli elementi che dicono invece propensione al futuro, capacità di intrapresa, voglia di fare Trieste figura sempre in basso nella classifica del Sole 24 Ore. La natalità, ossia l’investimento nei figli con tutto quello che questo comporta di economico ma anche e soprattutto di morale, è ai minimi nazionali. Gli imprenditori con meno di 30 anni sono pochissimi. Lo spirito di iniziativa è classificato all’ultimo posto. La propensione ad investire si fa molto desiderare. La nuzialità, ossia il numero dei matrimoni e l’età nella quale si contraggono è la più bassa d’Italia. A Trieste non si vuole metter su famiglia.

Attenzione, allora. I dati possono essere il frutto dell’onda lunga del passato, in cui però non possiamo incartarci. Meglio qualche dato meno rassicurante nell’immediato, ma espressivo di una tensione positiva verso il domani.

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