Il 19 marzo ricorre l'anniversario dell'Ordinazione episcopale di Mons. Crepaldi, che ha celebrato una messa di ringraziamento nella chiesa di San Giuseppe della Chiusa. Una riflessione del Vicario generale.

Vescovo da 13 anni




Questa mattina, nel giorno in cui la Chiesa celebra San Giuseppe, il vescovo Mons. Crepaldi ha celebrato una Santa Messa di ringraziamento nell’anniversario della sua ordinazione episcopale. La celebrazione, come negli scorsi anni, è avvenuta a San Giuseppe della Chiusa dedicata al Santo Patrono della Chiesa universale (foto di Francesco La Bella).

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Il dono dell’episcopato non è per se stessi, ma per la Chiesa, per gli altri, soprattutto per gli ultimi e gli esclusi, ed in questo anniversario decimoterzo della sua ordinazione noi le rivolgiamo un grato e affettuoso augurio, Eccellenza Carissima, per aver accolto senza indugio l’invito del Santo Padre a beneficiare con il suo fecondo apostolato questa Diocesi.
Grazie alla sua guida ferma e coraggiosa, Lei ci ha fatto sentire come “la Chiesa dev’essere il luogo della misericordia gratuita, dove tutti possono sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo.” (EG n. 114).
In questo tempo straordinario del Sinodo della Fede, rendiamo grazie al Signore per il dono del suo generoso e infaticabile ministero, dalla cattedra di San Giusto la sua voce autorevole e ispirata sprona tutta la Chiesa tergestina ad un salutare rinnovamento, per essere tutti insieme corresponsabili di un una nuova evangelizzazione, incoraggiandoci a sentirci missionari audaci ed intrepidi del Vangelo non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio.
La sua testimonianza luminosa e tenace, ci infonde il coraggio e l’entusiasmo per una chiesa in uscita, facendoci ricordare “che il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno.”.
Come scrisse il santo Papa Giovanni Paolo II – che ha personalmente ordinato vescovo monsignor Crepaldi il 19 marzo 2001 – “Il missionario è convinto che esiste già nel singolo e nei popoli, per l’azione dello Spirito, un’attesa anche se inconscia di conoscere la verità su Dio, sull’uomo, sulla via che porta alla liberazione dal peccato e dalla morte.” (Redemptoris Missio n. 45).
Con il suo provvidente governo pastorale, la città di Trieste ha ritrovato nell’Arcivescovo un araldo intrepido e gioioso di Cristo che risponde a questa attesa, al di là di tante opacità e ferite che sembrano dilaniarne la convivenza e insidiarne la speranza, dietro le quali si cela una tristezza infinita che si cura soltanto con un infinito amore.
Le siamo debitori di una paternità spirituale spesa senza risparmio di energie, che si dona quale segno dell’infinita misericordia del Signore per ogni persona, ed affidiamo la salute della sua cara persona e la fecondità del suo ministero episcopale a Maria, la donna orante e lavoratrice di Nazaret, affinchè le ottenga dal Figlio copiose grazie e ogni benedizione.
Colei che Papa Francesco chiama anche “Nostra Signora della premura” (EG n. 265), la custodisca ancora ad multos annos per confermare nella fede e nella carità questa Chiesa che è in Trieste.
In questa fausta ricorrenza, da par nostro le rinnoviamo i sensi della nostra filiale devozione e leale cooperazione, affinchè possa compiersi la dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri tracciato dalla Madonna, che trova in San Giuseppe il custode premuroso e vigilante della Sacra Famiglia.
Come lei ci ha ricordato nella sua lettera per la Quaresima, “il cristianesimo non è altro che la Rivelazione della misericordia di Dio: di un grembo – quello divino – che ci mantiene costantemente in vita e ci rigenera tutte le volte che veniamo meno. Per questo la Chiesa è chiamata Madre, perché in lei incontriamo costantemente la misericordia che il Padre celeste offre al mondo.” (n. 18 b).
In questa densa e profonda meditazione sulle parabole di Gesù, il nostro Vescovo esprime il convincimento che “alla chiesa-albergo di lusso e decisamente più evangelico credere alla chiesa-ospedale da campo di papa Francesco.” (n.8).
Noi desideriamo oggi raccogliere la sua esortazione per corrispondere con il nostro impegno a dare forza a quelle mani paterne che abbracciano il Figlil prodigo, tratteggiate nel quadro di Rembrand che ha voluto richiamarci: “una di queste due mani è robusta e maschile e l’altra è delicata e femminile, come se il grande pittore ci volesse comunicare che la paternità di Dio comprende in sé ogni forma di tenerezza.” (n.11).
Nel celebrare il fausto anniversario della sua ordinazione episcopale, vogliamo condividere l’anelito del nostro Pastore per essere una Chiesa capace di accompagnare l’uomo ad immergersi nel grembo di questo Padre che lo rigenera.

Trieste, 19 marzo 2014.
– Mons. Pier Emilio Salvadè –

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