Venezia si è colorata di rosso. Il rosso del sangue dei Cristiani trucidati e massacrati in tutto il mondo per la sola colpa di credere in Gesù Cristo. Dopo la Fontana di Trevi, il Colosseo, il Palazzo di Westminster a Londra, la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, la Basilica del Sacro Cuore a Parigi, lunedì’ scorso i luoghi simbolo di Venezia tra i quali la Basilica S. Maria della Salute, il tratto antistante del Canal Grande e il Ponte di Rialto, sono stati illuminati di rosso per ricordare il sangue versato dai nostri fratelli cristiani.

Venezia si è colorata di rosso.




Venezia si è colorata di rosso. Il rosso del sangue dei Cristiani trucidati e massacrati in tutto il mondo per la sola colpa di credere in Gesù Cristo.

Dopo la Fontana di Trevi, il Colosseo, il Palazzo di Westminster a Londra, la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, la Basilica del Sacro Cuore a Parigi, lunedì’ scorso i luoghi simbolo di Venezia tra i quali la Basilica S. Maria della Salute, il tratto antistante del Canal Grande e il Ponte di Rialto, sono stati illuminati di rosso per ricordare il sangue versato dai nostri fratelli cristiani.

Alla presenza del Patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia, il monsignor Botros Fahim Hanna, vescovo copto-cattolico di Minya in Egitto, ha ricordato a tutti i presenti quanto possa essere difficile vivere in un paese dove la libertà religiosa non è rispettata. Anche il Santo Padre, Papa Francesco ha inviato un messaggio incoraggiando “a pregare affinché questi nostri fratelli e sorelle vessati per le proprie convinzioni religiose possano resistere forti nella prova, sentendo accanto a loro la presenza consolante dell’intera comunità cattolica”.
L’evento organizzato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre in collaborazione con il Comune di Venezia, ha voluto ricordare i 250 milioni di cristiani perseguitati in tutto il mondo. L’iniziativa è stata dedicata in particolare ad Asia Bibi, la donna cristiana ancora bloccata in Pakistan dove gli estremisti islamici hanno promesso di mettere a fuoco e fiamme il paese qualora la donna cristiana dovesse abbandonare il Paese. È stato proiettato un toccante messaggio video della figlia di Asia Bibi dove chiedeva a tutti gli Stati europei di aiutare sua madre a rifugiarsi fuori dai confini pakistani e vedere così finalmente salva la sua vita. Le acque del Canal Grande si sono colorate di rosso magari anche per ricordare ai movimenti femministi del #metoo che la loro lotta non si deve fermare in qualche bel salotto di Holywood e che il loro silenzio nel caso di Asia Bibi è stato quasi assordante.

I cristiani uccisi annualmente sono circa 100mila, innumerevoli gli stupri, le violenze di ogni genere, le distruzioni dei luoghi di culto o le abitazione dove i cristiani professano la loro fede.
Essere cristiani è un rischio non solo in Siria, Iraq, Egitto, Nigeria, Pakistan ma anche nell’India osannata dai media occidentali, nel paradiso del turismo delle isole Maldive, nella Turchia membro della NATO. Leggere il Vangelo, indossare un crocifisso, celebrare la Santa Messa può portare all’imprigionamento a vita e perfino alla morte.

Tutto questo avviene nel silenzio dei media, più disposti a parlare di cronaca rosa che della sofferenza dei nostri fratelli. Basti pensare che la morte del gorilla Harambe ha avuto una copertura mediatica sei volte superiore a quella della decapitazione dei 21 cristiani copti sulla spiaggia libica nel 2015 per mano dei jihadisti dello Stato islamico.

Proprio per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sulla tragedia che condanna i cristiani di tutto il mondo a soffrire, un piccolo gesto potrebbe venire anche dal Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, e illuminare di rosso il palazzo del Municipio e della Regione in Piazza Unità d’Italia per far sentire, per quanto possibile, la vicinanza di Trieste e dell’intera regione ai nostri fratelli cristiani perseguitati in tutto il mondo!

Marco Gombacci

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