Inaugurazione del Giardino della pace a Miramare. Cronaca di un incredibile flop organizzativo.

Un Giardino della Pace male organizzato




Nel programma di manifestazioni commemorative in corso nel centenario dallo scoppio della prima guerra mondiale, è stata inserita anche l’inaugurazione di un “Giardino della pace” nel parco di Miramare a Trieste. Anche se la perfezione non è di questo mondo, l’iniziativa poteva comunque risultare quasi perfetta: per il tema (la pace), la cornice (l’area sottostante il castello, prospiciente la banchina da cui partì Massimiliano), la direzione musicale del Maestro Svab (che ha coordinato formazione bandistica e cori). A fare gli onori di casa il dott. Luca Caburlotto, nella sua veste di Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del FVG; ospite d’onore l’arciduca Markus d’Asburgo Lorena – pronipote in linea diretta dell’imperatore Francesco Giuseppe – arrivato dalla residenza imperiale di Bad Ischl, dove nel luglio del 1914 venne firmata la dichiarazione di guerra. Solo che in mezzo a tutto questo, ad essere protagonista è stata soprattutto l’assenza della benché minima organizzazione della cerimonia, in alcuni momenti trasformata in paradossale farsa.

La canicola della giornata, prettamente estiva nei colori e nella temperatura, poteva in qualche modo esser dribblata dal pubblico, che sceglieva le estremità più ombrose del prato laterale; risultava però pesantemente penalizzante per gli ospiti vestiti in maniera formale, e per i musicisti, obbligati ad esibirsi sotto il sole quasi a picco (se si considera l’ora legale). Assolutamente non prevista la disponibilità di qualche sedia almeno per gli ospiti, costretti a presenziare in prima fila, in piedi e sotto al sole. Di tanto in tanto, pur nel suo consueto aplomb, l’arciduca Markus cercava un po’ di riparo – sempre in piedi – all’ombra di un totem pubblicitario (come si vede nella foto). Sua moglie, la gentile signora Hildegard, e sua figlia, trovavano sistemazione – anche loro rigorosamente in piedi – all’ombra della base del castello. A soccorrerle, l’intervento del musicista Umberto Lupi, presente fra il pubblico, attivatosi per rintracciare due sedie di fortuna.

Il momento topico però, dopo vari intoppi e malfunzionamenti dell’impianto audio, è stato quello che doveva essere il filo conduttore dell’evento, ovvero “l’inaugurazione del Giardino della pace”. Dopo mesi di ricerca del sito più adatto – a quello che ci è stato riferito – considerata la precarietà dello status del parco, ci si è voluti limitare al rinvaso di una misera e striminzita pianta di palma. Non avendo un punto di appoggio per l’operazione, sono state chieste in prestito due sedie alla formazione bandistica. Veniva quindi rimandata a data da destinare l’individuazione della posizione ottimale per “il Giardino della pace”.

“Voglio sperare che siamo su scherzi a parte” – si è sentito mormorare da qualcuno fra il pubblico. “E’ da vergognarsi per gli ospiti invitati a partecipare” – ha continuato qualche altro presente, mentre si allontanava a fine cerimonia, iniziata con l’antico inno austriaco, conosciuto in loco come Serbidiola, e conclusasi con l’esecuzione dell’Inno Europeo. Fra gli assenti, quindi, anche l’Inno d’Italia e l’Inno Austriaco.

Per la serie al peggio non c’è mai fine, a completare questo quadro di auspicabile straordinaria disorganizzazione, sono stati i generi di conforto che il pubblico poteva acquistare: impossibile comperare una bottiglia d’acqua, se non camminando fino al bar; in compenso c’era il banchetto che vendeva gelati, rigorosamente sistemato sul lato solatio.

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