Un Campari con… Ettore Gotti Tedeschi




Ettore Gotti Tedeschi è un banchiere di solida formazione cristiana, di tendenze liberiste, che ha ricoperto la carica di Presidente dello Ior dal 23 settembre 2009 al 24 maggio 2012, quando fu sfiduciato all’unanimità dal Consiglio di Sovrintendenza dello Ior «per non avere svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio». Così almeno è stato scritto.

Lei individua nella crisi morale, e quindi demografica, la principale causa della crisi economica. Può spiegarci meglio come si è sviluppata questa crisi?

Il principio della crisi economica va collegato alle direttive dell’Ordine Mondiale, così come espresse nel rapporto Kissinger e poi applicate da realtà quali il Club di Roma, secondo cui era necessario imprimere al mondo occidentale una svolta neomalthusiana e ambientalista. Tali direttive hanno trovato un rilancio nell’appoggio che i teologi progressisti nel post-concilio hanno dato alla paternità responsabile. Da allora  le famiglie hanno iniziato ad avere in media uno o due figli. Ne è conseguita una crescita zero, quando non una decrescita della popolazione, con conseguente impossibilità di far crescere il PIL, se non puntando su un’esasperazione dei consumi, il consumismo appunto.

Si è parlato molto in questi mesi di bonus bebé e di politiche a sostegno della famiglia. Quanto possono servire queste iniziative?

Le politiche familiari non sortiranno effetti, in quanto nessun governo verrà realmente ad attuarle. Un esempio recente è il trattamento riservato al ministro Lorenzin, attaccata dal proprio governo e lasciata indifesa dagli altri solo in quanto legata politicamente a Renzi

Come uscire quindi dalla crisi e fare in modo che non si ripresenti?

La soluzione a tale crisi si trova  in alcune encicliche, partendo dalla conclusione di Caritas in veritate (alla quale ho personalmente collaborato, almeno in alcune parti), in cui si ricorda l’importanza di modificare prima di tutto l’uomo e solo poi gli strumenti posti nelle sue mani, e quindi leggendo Lumen fidei. Papa Benedetto – perché Lumen fidei è di papa Benedetto, l’ha scritta lui – indica in che modo si possa modificare l’uomo. Questo è compito della Chiesa, che lo realizza tramite Magistero (con la M maiuscola!), preghiera e sacramenti (si legga a riguardo l’ultimo testo di don Nicola Bux, Coi sacramenti non si scherza). Troviamo questi riferimenti nel III capitolo, Vi ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto.

Alcuni economisti affermano che la causa principale della crisi economica sia dovuta alla distribuzione iniqua dei redditi da capitale e da lavoro (si parla di un neo-conflitto marxiano tra oligarchie finanziarie da una parte e lavoratori e piccole imprese dall’altra), che ha innescato un aumento esponenziale dei consumi a debito creando una bolla che, scoppiando, ha portato alla situazione attuale. Cosa ne pensa, visto che tra i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio vi è anche “defraudare la giusta mercede a chi lavora”?

Per rispondere a queste interpretazioni dobbiamo considerare che l’economia non è una scienza: in questo senso chiunque potrebbe occuparsene, persino un prete! Non essendo una scienza, l’economia non rispetta il principio di causa-effetto, bensì, dato che ad una causa economica non risponde pressoché mai l’effetto desiderato, ogni interprete è libero di prendere un qualsiasi effetto ex post e spiegarlo ricorrendo a un qualsiasi evento ex ante assunto a sua causa. Ciò spiega la quantità di economisti che si sono spesi a inventare cause, laddove la totalità di cause da loro indicate erano in realtà effetti: ruolo delle banche, debiti, crediti, risparmi. L’unica spiegazione resta quella morale, da cui deriva la mancanza di nascite, e di qui a catena si sprigionano le altre conseguenze economiche tanto declamate. Purtroppo gli economisti, forse confondendo morale e religione e dubitando della scientificità della riflessione sulla morale, mancano di guardare all’unica spiegazione significativa e si perdono in inutili analisi. Viceversa, assumendo la crisi morale che ha portato alla denatalità, comprendiamo cosa è accaduto: crescita zero, aumento dei consumi, crollo dei risparmi, crollo dei crediti bancari disponibili per gli investimenti imprenditoriali (che le banche attingevano dai risparmi), delocalizzazione delle imprese all’estero, il tutto mentre la popolazione invecchia e il peso dell’assistenza sociale a carico dei giovani lavoratori si fa insostenibile, paralizzando ulteriormente lo sviluppo economico e le scelte familiari e incentivando il consumo a debito. Questa è la situazione, altre ipotesi finiscono col confondere cause ed effetti, errore molto comune oggi e peraltro riscontrabile anche nella Laudato Si’.

Cosa ne pensa della moneta unica? E dell’Europa?

L’Europa è stata pensata anzitutto da politici democristiani, dotati di una chiara idea politico-culturale, ma poi se ne sono appropriati altri tecnici di diverse vedute (un po’ come avvenuto a suo tempo con l’idea dell’unità italiana concepita in primis da Rosmini e Gioberti, ma attuata da tutt’altri intellettuali e politici). I registi effettivi dell’Europa hanno compreso che un’unione politica del continente sarebbe stata troppo lenta, di qui l’idea di realizzare a prescindere l’unificazione monetaria. In realtà la situazione ha proseguito a stento, sia politicamente che monetariamente, fino alla crisi del 2008 in cui sono emersi problemi cronici. Questo non significa che dobbiamo tornare indietro rispetto all’euro, bensì dovremmo ripensare i fondamenti, per esempio riformulando il trattato di Maastricht. Al contrario il nostro governo, governo non eletto democraticamente, ha ritenuto nel 2011 di realizzare il fiscal compact, che ha completamente distrutto il modello di gestione economica in Europa.

Quali sono i punti di collegamento fra la scienza economica e la Dottrina Sociale della Chiesa?

La Chiesa deve essere ricca, perché la sua missione, che consiste nell’evangelizzare, chiede grandi risorse. Una Chiesa povera è una Chiesa che non ha i mezzi per evangelizzare. D’altro canto la storia insegna che, nei periodi in cui la Chiesa realmente si dedica all’evangelizzazione, allora riceve ingenti contributi. Certo, se la Chiesa smettesse di evangelizzare per rispetto umano, allora non le arriverebbero più fondi, si ridurrebbe ben che vada ad un Onlus e dovrebbe rivolgersi al sostegno di qualche agenzia di credito.

Ci può raccontare qualcosa della sua esperienza allo IOR?

Due considerazioni attorno allo IOR. Anzitutto mi permetto di avanzare dei dubbi attorno alle Ultime Conversazioni di Benedetto XVI, chi lo conosce non vi ritrova né la cultura, né i riferimenti, né i modi di dire consueti di questo grande Papa. Chissà piuttosto se un giorno potrò collaborare anche io a scrivere le sue memorie, perché ci sono dettagli del pontificato benedettiano che nessuno sa. Ma veniamo al secondo appunto: Benedetto XVI aveva capito che la sopravvivenza della Chiesa all’inizio del nuovo millennio dipendeva dalla credibilità di alcune scelte strategiche, e tale credibilità si connette alla esemplarità nella condotta di alcune prassi. Solo a queste condizioni la Chiesa può pensare di superare gli attacchi molteplici cui la globalizzazione la espone continuamente. Così si spiegano dunque gli interventi contro la lobby gay, nonché il mio compito nella gestione pulita del denaro, con l’istituzione di debiti controlli, specie andando a toccare i cosiddetti paradisi fiscali. Esemplarità, questa la parola con cui il Papa mi ha conferito l’incarico, che purtroppo non era gradito agli altri.

Ma Papa Benedetto XVI si è dimesso a causa di problemi “bancari”?

L’ipotesi dello SWIFT non è plausibile nella versione sostenuta da Blondet e Socci. Intendiamoci, può aver rappresentato un elemento di pressione nella rinuncia, ma non  è lecito indicarlo come il fattore fondamentale. I fattori sono stati ben altri e sarebbe bello un giorno poterli dimostrare e non solo argomentare, del resto una parte almeno di essi la conosco di persona, non dimenticate che lo scandalo Vatileaks scoppia a partire dal ruolo del sottoscritto.

Cosa pensa delle prossime elezioni americane?

I poteri troveranno il modo di manovrare ugualmente Trump e Clinton, per cui non vedo grosse differenze nell’elezione dell’uno o dell’altra. Anche riguardo alla questione morale, se è vero che la Clinton si propone in modo più spregiudicato, è altrettanto vero che le leggi più disastrose e i processi più influenti e deleteri sono già stati posti in essere dal governo Obama: aborto senza restrizioni, eutanasia indiretta tramite la cessazione delle cure sull’anziano costoso, divieto di obiezione di coscienza. La Clinton si limiterebbe a portare avanti queste linee. Che altro potrebbe fare? Imporre l’eutanasia a chi ha più di 75 anni? Guardi, nel caso reagiremo, tenga conto che allora saremo la maggioranza e poi, come può vedere, ci teniamo in forma noi.

Fonte: http://www.campariedemaistre.com

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