Quattro buoni motivi per frequentare la Scuola di Dottrina sociale della Chiesa che partirà a Trieste il prossimo 17 marzo 2016.

Trieste: perché frequentare la Scuola di Dottrina sociale della Chiesa?




Il 17 marzo inizierà a Trieste la Scuola diocesana di Dottrina sociale della Chiesa, inaugurata Vescovo Mons. Crepaldi sabato 5 marzo, in Seminario e organizzata insieme all’Osservatorio Cardinale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa.. Si tratta della seconda edizione, dopo quella condotta lungo il 2015.
Di fronte a questa iniziativa, ci si può chiedere: ma serve proprio oggi una Scuola di Dottrina sociale della Chiesa per i laici cattolici che vogliano impegnarsi in politica? Non possono farlo solo riferendosi al Vangelo? oppure alle proprie convinzioni morali? o più semplicemente ad un senso naturale di onestà e giustizia che è presente nel cuore di tutti gli uomini? Vediamo allora alcuni motivi per cui oggi è necessaria una Scuola come questa.

I problemi si fanno molto acuti e chiedono coerenza
L’urgenza della scuola è data prima di tutto dal fatto che la politica oggi si occupa di cose riguardanti aspetti essenziali della vita sociale e non solo dimensioni secondarie. La politica – come abbiamo visto con la legge Cirinnà – si occupa di vita, di famiglia, di identità sessuale, di procreazione, di fecondazione artificiale. Tratta problemi che hanno a che fare con l’identità umana e, in molti casi, si propone di ricreare questa identità, di rifare l’uomo.
Purtroppo, davanti a queste sfide grandiose, i cattolici sono poco preparati, dipendono molto dallo spirito del mondo nei loro giudizi e sono spesso disposti a scendere a patti con il male, da loro accettato perché rivestito di democrazia. L’incoerenza dei cattolici in politica è stata molto evidente nei confronti dell’approvazione recente della legge Cirinnà.
E’ evidente che c’è molto bisogno di formazione.

La politica è autonoma ma non autosufficiente
Quando parliamo di “coerenza” del cattolico in politica non intendiamo solo la sua onestà personale, ossia la coerenza con i valori morali che regolano il nostro agire. Non intendiamo solo il fatto che egli lo faccia con spirito di servizio, senza inganni e raggiri e con onestà. Intendiamo la sua coerenza con il piano di Dio per la comunità degli uomini. La politica ha una sua legittima autonomia e nessun regime politico può dire di incarnare il Vangelo. La politica ha la capacità di organizzarsi con le proprie forze, ma non è in grado di autofondarsi. Infatti molte scelte politiche riguardano cose che possono essere in un modo o anche in un altro, ma altre scelte politiche hanno a che fare con l’ordine oggettivo del bene umano, che non spetta alla politica determinare. Il cattolico in politica deve quindi essere coerente con questo ordine oggettivo del bene umano stabilito da Dio. Se fosse la politica a stabilirlo allora avremmo un regime totalitario, come sta avvenendo anche in democrazia, quando viene meno questa convinzione e si pensa che il bene lo si possa stabilire noi. La coerenza del cattolico in politica non è solo legata alla sua buona fede, perché in buona fede si può fare del male. E’ anche legata alla conoscenza di questo ordine oggetti di cui la politica deve essere al servizio. Ecco che serve la Dottrina sociale della Chiesa.

La carità e la solidarietà non bastano
La politica è l’arte di costruire le relazioni sociali in ordine al bene comune, il cui ultimo autore e garante è Dio. Per fare questo non è sufficiente tuffarsi nelle opere di solidarietà corta in aiuto ai bisognosi, immigrati o poveri che essi siano. Il compito della politica non è fare assistenza diretta ma di organizzare la vita sociale – le sue leggi, l’utilizzo delle risorse, i processo di intervento – in modo tale che le cose funzionino e producano il bene per le persone in un grado di giustizia. La politica è una forma di solidarietà lunga, incentrata sul buon funzionamento della società. Oggi i cattolici sono molto impegnati nell’aiuto al bisognoso, mentre hanno perso di vista la necessità di costruire architettonicamente il buon funzionamento della società. Su questo non dicono quasi più niente. Il lavoro, il sistema bancario, l’economia, l’impresa, la famiglia, la scuola: occuparsi di queste cose non è rinunciare a fare la carità, ma è farla secondo la verità dell’ordine umano e sociale. Ma per fare questo non è sufficiente lo slancio del samaritano, ci vuole il corpus dottrinale della Dottrina sociale della Chiesa.

Difendere il creato e contribuire alla salvezza
La società è stata creata da Dio, e non solo la natura materiale che ci circonda. L’uomo e la donna, il matrimonio, la famiglia, la procreazione, l’educazione dei figli: ecco da dove nasce la società. E siccome tutte queste cose sono state create da Dio si può dire che esso sia il creatore anche della società, che ha poi affidato all’uomo perché la coltivasse e la sviluppasse. La Dottrina sociale della Chiesa insegna come agire politicamente per salvaguardare il creato, inteso non solo come acqua ed aria ma anche come ambiente umano. La Dottrina sociale della Chiesa si fonda su Dio creatore.
Ma anche su Dio salvatore. Infatti la salvezza delle anime dipende anche da come viene organizzata la vita della comunità politica. Se essa è una organizzazione che induce sistematicamente al male, le anime verranno impedite nella loro vocazione alla salvezza. E’ vero che la politica ha come obiettivo il bene temporale, ossia il bene della vita umana quaggiù, ma questo non è slegato dalla salvezza eterna.

Ecco quattro buoni motivi per frequentare la Scuola. Come possiamo pensare di dare il nostro contributo al bene comune sprovvisti delle conoscenze minime che la Chiesa ci ha tramandato? Senza di esse non possiamo vantare una “coscienza ben formata”.

Leggi il progetto: http://www.vitanuovatrieste.it/wp-content/uploads/2016/03/progetto-completo-2016.pdf

Per informazioni ed iscrizioni: Alessandro Perich 3487073707 – alessandro.perich@mac.com

 

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