A Trieste la discussione del giorno riguarda i poveri e il Regolamento del Vicesindaco Roberti: cerchiamo di fare il punto.
La lotta alla povertà va indubbiamente strutturata, perché la giustizia e la speranza hanno bisogno di gambe e di braccia, di norme e di istituzioni, di concrete reti operative e di continuità. Spesso nel mondo cattolico si assiste ad un pietismo superficiale. La carità personale è una gran cosa e nessun funzionamento delle strutture pubbliche – per efficiente che sia – potrà mai sostituirla. Ma non è risolutiva e, soprattutto, non ha una visione di insieme né un respiro a lungo termine. La carità personale ci fa vedere la povertà anche dove altri non la vedono e questa è la sua forza rispetto alle politiche contro la povertà, ma è anche un po’ cieca, perché non vede l’intrecciarsi dei problemi, non mira a creare interventi strutturali e duraturi, non distingue tra poveri e poveri.
Anche nel mondo cattolico ci sono questi due modi di vedere la povertà. Non è detto che i poveri, perché sono poveri, siano anche tutti buoni. La carità personale può anche andare alla cieca e accontentarsi della bontà dell’atto caritatevole, senza considerare il contesto e le conseguenze. Ma la politica deve farlo: ci sono i falsi poveri che passano davanti ai veri poveri, ci sono i poveri per scelta, ci sono i poveri che sfruttano altri poveri, ci sono i poveri che rispettano dignitosamente gli ambienti pubblici e quelli che li distruggono, ci sono i poveri che purtroppo sono finiti dentro un racket e gli interventi nei loro confronti non possono non tenerne conto, ci sono i poveri che usano violenza nei confronti dei bambini obbligandoli all’accattonaggio forzato. Chi è povero non è sempre dalla parte della ragione solo perché è povero. Non si può trasformare un dato sociologico in un dato morale. Lo stesso vale per i ricchi.
L’attenzione politica alla povertà richiede realismo. Con gli slogan dolciastri che ci mettono in pace la coscienza non si fa l’interesse dei poveri.
Il Regolamento del Vicesindaco Roberti cerca – a suo modo – di impostare un discorso del genere. Lo fa però in modo politicamente maldestro, troppo di fretta, con l’impeto del neofita. Era già successo per il caso dello striscione dedicato a Giulio Regeni. In quell’occasione, prima si doveva far approvare un regolamento che disciplinava l’affissione di manifesti da parte della pubblica amministrazione sugli edifici pubblici e poi, in base al regolamento, farlo togliere. Invece è stato fatto il contrario, per eccesso di fretta. Lo stesso per il cosiddetto regolamento sui poveri. L’amministrazione comunale deve mettere a regola anche questo campo, distinguendo tra poveri veri e poveri falsi e mettendo ordine in alcune aree cittadine dove, con la scusa della povertà, non è giusto che ci sia insicurezza, degrado sociale e ambientale o addirittura violenza. Ciò nulla toglie alla carità personale che ogni cittadino, cattolico o non che sia, può fare. Però senza fretta e senza dare l’impressione che gli interventi siano solo di difesa del “pubblico decoro”. Senza eccessi di multe e senza tanta teatralità. Magari dopo aver progettato un bel piano organico di contenimento della povertà a Trieste, altrimenti si viene accusati di cominciare dalle multe anziché dal resto.
Naturalmente, le scelte politiche sono fatte anche per motivi politici e non solo di merito. Per esempio la Lega Nord triestina può voler dare dei segnali immediatamente visibili della sua presenza in giunta comunale, per accontentare i suoi sostenitori e per dare l’idea del cambiamento. Può essere. A me però sembra che la tattica migliore sarebbe un’altra. Scalpitare di meno e costruire di più e con maggiore metodo. E mi sembra che questo possa andare a vantaggio futuro della stessa Lega Nord.
Uno dei gesti più semplici per praticare la carità evangelica è quello dell’elemosina. Sono molto in disaccordo con un regolamento comunale che mira a multare chi compie un gesto assolutamente personale. Un gesto che serve specialmente a ricordare a sé stessi che esiste una pietà, una compassione per chi ha tanto di meno. Questa amministrazione comunale è stata fortemente sostenuta da Vita Nuova un anno fa e oggi non posso non chiedermi quali siano i valori che si propongono, certamente non quelli cristiani.
Se è vero che “non si può trasformare un dato sociologico in un dato morale” del dato/fatto sociologico un politico deve tener conto e intervenire coerentemente con gli impegni assunti ed i giuramenti prestati.