Si giocherà tutta nell’Aula del Consiglio regionale la partita sul nodo scottante delle chiusure domenicali degli esercizi commerciali in Friuli Venezia Giulia. Le posizioni dei partiti.

Sulle chiusure domenicali poca chiarezza da parte della Giunta FVG




di Elisabetta Batic

Si giocherà tutta nell’Aula del Consiglio regionale la partita sul nodo scottante delle chiusure domenicali degli esercizi commerciali in Friuli Venezia Giulia. E’ stato lo stesso assessore alle attività produttive Sergio Bolzonello a lasciare la parola al Parlamentino di Piazza Oberdan auspicando un atteggiamento laico da parte delle forze politiche. La questione si colloca nell’ambito del disegno di legge di riordino del settore terziario che approderà in Aula a fine mese.

Cosa ne pensa il Nuovo Centro Destra
Il dibattito si prefigura acceso e non mancano proposte e distinguo: «Saziare gli appetiti di una posizione o dell’altra sarebbe semplice – commenta il capogruppo di Ncd Alessandro Colautti – in realtà il perimetro è molto complesso e la politica deve muoversi sia attraverso normative europee stringenti come la direttiva Bolkestein sia nel contesto di esigenze legittime di tutela della qualità del lavoro e di concorrenza». Il Nuovo Centrodestra è convinto che «una liberalizzazione spinta non accresca esponenzialmente il giro economico nel suo complesso, anzi, rischia di mettere ancora più in difficoltà il settore del piccolo commercio» senza dimenticare la qualità della prestazione professionale e la tutela dei lavoratori. «La questione – conclude Colautti – merita anche una accurata e concreta analisi sugli stili di vita, mettendo in relazione obiettivi economici e abitudini sociali e religiose, profitto e qualità della vita».

La posizione della Lega
Un tavolo di lavoro si è riunito con l’intento di produrre un emendamento di sintesi delle esigenze di tutte le forze politiche ma proprio sul numero di chiusure domenicali al momento non c’è ancora una proposta che le veda tutte d’accordo.
La Lega Nord ha chiesto ad esempio di turnare le aperture dei negozi come avviene per le farmacie: «Ci dica l’assessore Bolzonello quale è la reale volontà della Giunta regionale – afferma Barbara Zilli – l’impressione è che si voglia dare un colpo al cerchio e uno alla botte accontentando formalmente tutti nella consapevolezza che sulle aperture domenicali ci sarà un nulla di fatto visto che sul provvedimento pende la spada di Damocle dell’impugnativa statale». «Noi – aggiunge – proponiamo una soluzione sulla falsariga della turnazione delle farmacie, tenendo conto della morfologia del territorio, tipologia degli esercizi commerciali e numero di abitanti di modo da salvaguardare il diritto al riposo del lavoratore».

Forza Italia
Critico anche Luca Ciriani (FdI): «Per evitare una norma bandiera, il punto vero è capire se la Giunta ha intenzione di presentare al Parlamento una proposta di legge in forza di quello che il Consiglio regionale deciderà». «La mia proposta – rincara – va nella direzione di stabilire la chiusura obbligatoria in 10 domeniche nel corso dell’anno, serve una scossa dal Parlamento altrimenti assisteremo solo al gioco dello scaricabile da parte della Giunta».

Movimento 5 Stelle
Il disegno di legge prevede già nove chiusure obbligatorie corrispondenti ad altrettante giornate festive (1 gennaio, Pasqua, lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 25 e 26 dicembre) ma per il Movimento 5 Stelle si tratta di un provvedimento «limitativo» proprio perché non tocca il problema delle aperture domenicali: «Va inserito un numero minimo di giornate in cui chiudere i negozi – spiega Cristian Sergo – a favore dei lavoratori e delle loro famiglie».
Di Mara Piccin (Misto) l’emendamento che prevede l’obbligo di chiusura per i negozi (grande distribuzione compresa) di una domenica al mese e che punta ad assicurare ai cittadini di ogni provincia che almeno un centro commerciale sia aperto ogni domenica.

 

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