La stranezza della pubblicazione in Cina di un Libro Bianco sui diritti umani.

Siamo di fronte al Gorbaciov cinese?




La pubblicazione di un Libro bianco sui diritti dell’uomo è solo una delle ultime “stranezze” che giungono dalla Repubblica popolare cinese, sotto la guida del nuovo Presidente Xi Jinping (dal 14 marzo) e del rinnovato Comitato permanente del Partito comunista cinese (Pcc).

Il Renmin ribao (Giornale del popolo) del 14 maggio riferisce della singolare iniziativa di stilare un rendiconto «sui progressi realizzati nel Paese in materia di diritti umani nel 2012». In particolare, tramite il Libro – pubblicato dall’Ufficio informazioni del Consiglio degli Affari di Stato – si vuole «mettere l’accento sul miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e sull’ampliamento dello spazio concesso ai cittadini per esprimere la loro opinione».

Il Consiglio assicura che «la causa dei diritti umani in Cina è entrato in una fase di sviluppo programmato, sostenibile, stabile e globale» e che «Internet è diventato una piattaforma importante, che permette ai cittadini di esercitare i loro diritti di conoscere, di partecipare, di essere ascoltati e di supervisionare». Nell’articolo si parla anche di una «edificazione della democrazia», par di capire in atto.

Per ora, in ogni caso, le “stranezze” sono più che altro di ordine programmatico. Ancor prima dell’elezione ufficiale alla presidenza, Xi Jinping si era pronunciato con una serie di esortazioni rivolte ai membri del Pcc. «Noi dobbiamo incoraggiare – aveva  detto il 2 marzo – lo studio e la [sua applicazione] pratica». In particolare i «funzionari di partito devono continuare a studiare e considerare lo studio come una ricerca, un hobby e un sano stile di vita che li renderà felici e desiderosi d’imparare». Addirittura «il nostro studio deve essere globale, sistematico, e imbevuto dello spirito di esplorazione». Si direbbe almeno un lodevole desiderio di apertura verso il mondo esterno.

Pochi giorni prima, il 25 febbraio esortava nientemeno sull’«importanza di promuovere lo Stato di diritto a livello globale». Ma forse la stranezza maggiore, Xi Jinping l’aveva esternata l’8 febbraio, quando stimolava il Pcc ad «accettare le critiche». Il Pcc – aveva detto – «deve essere in grado di sopportare le critiche pesanti, di correggere i suoi errori se ne ha commessi ed evitare di farne». Persino «i non-comunisti devono avere il coraggio di dire la verità e rispecchiare autenticamente le aspirazioni del pubblico». Viceversa, «i critici di personalità non-comuniste possono aiutare il Pcc a identificare, analizzare e risolvere i problemi».

Sarà Xi Jinping il Gorbaciov cinese, l’affossatore del socialismo reale e disumano? Nel caso la risposta sia negativa, non sembra tuttavia prudente auspicare un’altrettanto disumana rivoluzione dal basso.

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