Il Nord Europa protestante ha tramandato per generazioni un’insolita tradizione nel giorno di Santa Lucia: in ogni famiglia la figlia più grande, vestita di bianco e con il capo cinto da una corona di rami verdi intrecciati con sette candeline, porta del latte e dei dolci a tutti i familiari. Questo strano rito sembra il proseguo di antichi riti pagani che celebravano il solstizio d’inverno, il giorno più breve della stagione: la divinità come luce fa il suo ingresso dirompente nella notte naturale e in quella spirituale dell’uomo. Con la riforma gregoriana il solstizio slittò il 22 dicembre, ma la carica simbolica di Santa Lucia non venne sminuita. Solo oggi ci siamo dimenticati del ruolo che la martire siracusana ha nell’annuncio della nascita di Gesù: l’uomo moderno ha smarrito il suo orizzonte metafisico perdendo tutto il suo patrimonio tradizionale e significativo.
Per i puristi parlare di legami fra paganità e cristianesimo è azzardato e sconveniente, anche se questo atteggiamento fideista è estraneo al cattolicesimo. Come non ricordare il Medioevo, la scolastica e il suo interesse per la filosofia greca? I Padri della Chiesa non disprezzavano la sapienza pagana, riconoscendo un principio di verità nelle dottrine dei filosofi precristiani. Fu Lutero che infierì sul tomismo, snaturando l’intera teologia cattolica. Snatureremmo in parte la personalità della martire se non annoverassimo il passato, quello norreno: i simboli di luce della cultura nordica celebravano un fenomeno naturale, ma effimero, privo di un piano metafisico e eterno. Quando Cristo giunse nelle fredde (anche dal punto di vista morale) regioni del Nord Europa, donò calore e speranza a quelle genti, facendole sentire parte dei piani di Dio: Santa Lucia prese il posto degli dei e la luce degli idoli riprese vigore nella santità del nome di Gesù.
La martire annuncia la venuta del Signore con la sua personalità luminosa, incendiata dalle fiamme di una fede sostanziale. Nelle tenebre del nostro secolo ci ricorda la presenza viva del Signore con il Suo Natale, la Sua morte e la Sua Resurrezione, ma ci rammenta che nel cuore dell’inverno un Dio si Incarnò per farsi uomo e salvare i suoi figli, molto spesso ingrati. Santa Lucia è la tedofora di Cristo che comunica a tutti la sua nascita.
Lucia era di origini siracusane e la sua famiglia l’aveva promessa in sposa ad un ricco concittadino, garantendosi così un futuro sicuro. La madre si ammalò gravemente e la figlia si recò in pellegrinaggio alla tomba di Sant’Agata per chiederle la guarigione: la santa le apparve in sogno e le chiese di dedicare la sua vita ai poveri e agli ammalati in cambio della sua intercessione. La madre guarì e lei decise di rompere il fidanzamento e di donare i suoi avere ai più bisognosi. Queste scelte di vita erano proibite all’epoca: l’imperatore Diocleziano aveva scatenato una cruenta persecuzione contro la comunità cristiana dell’impero. Il pretendente sposo deluso dall’atteggiamento di Lucia e desideroso di vendicare il torto subito denunciò la donna, che nonostante fosse stata imprigionata, non rinnegò mai la sua fede. Né uomo né strumento di tortura riuscì a distoglierla da Dio: il suo amore per il Signore resistette al male che la circondava. Venne infine condannata a morte e uccisa con un pugnale infilzato in gola, senza però aver prima predetto la fine delle persecuzioni con la morte dell’imperatore.
di Alfredo Incollingo
Fonte: http://www.campariedemaistre.com
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