San Giuseppe custode dei doni dello Spirito Santo




Faccio mie le parole di Papa Francesco, che ha dedicato l’omelia d’insediamento al pontificato a san Giuseppe. In particolare a san Giuseppe «custos» – «custode» – di Maria e di Gesù. Come Giuseppe, la persona umana e il cristiano, in particolare, ha la «vocazione del custodire», sprigionata dall’amore che Dio ci dona gratuitamente.

Che cosa c’è da custodire? Primariamente è da custodire «Cristo nella nostra vita», dice il Santo Padre. Poi sono da custodire gelosamente i «doni di Dio», che sono i setti doni dello Spirito Santo. Per mezzo di questi doni l’uomo fortifica le sue virtù, castiga i vizi e giunge finalmente al porto della salvezza. Dal Creatore, infine, l’amore si espande sulle creature, come specialmente ha dato testimonianza san Francesco d’Assisi.

Il Poverello, come san Giuseppe, divenne «custode» dei propri fratelli e sorelle con immensa cura e premura. E, di conseguenza, prese in custodia l’intero creato, per cui non esitò a chiamare fratello e sorella il fuoco, l’acqua, le stelle e addirittura la morte. La «vocazione del custodire» – dice il Pontefice – «è il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore […]. È l’aver cura l’uno dell’altro […]. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene […]. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi»

Ma come e in che modo si deve custodire? Con il servizio amorevole agli altri, perché «solo chi serve con amore sa custodire», dice il Papa. San Giuseppe serve e custodisce «con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende». Egli «accompagna con premura e tutto l’amore ogni momento» e trova la capacità di fare questo poiché cerca sempre di comprendere la volontà di Dio, il suo disegno. Per questa sua umiltà san Giuseppe riesce a «leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda e sa prendere le decisioni più sagge».

Ma soprattutto dobbiamo custodire il nostro cuore, cioè «avere cura di noi stessi». È necessario vigilare sui nostri sentimenti e sul nostro cuore, «perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono». Da questa cura e premura, nasce la cura e la premura verso Dio e verso il nostro prossimo. Come in Giuseppe si accrescono nel nostro animo la premura, la tenerezza e la bontà di Gesù Cristo.

«Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza»! – dice Papa Francesco. Sia per noi, dunque, di guida questo suo insegnamento durante questa santa Quaresima di penitenza e di conversione.

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