Pubblichiamo quanto Mons. Mario Cosulich ha scritto di Mons. Giuseppe Rocco, che ci ha lasciato il 25 aprile scorso, nel numero odierno di Vita Nuova.

Riposa in pace, don Pino Rocco




 Pubblichiamo quanto Mons. Mario Cosulich ha scritto su Mons. Giuseppe Rocco, morto lo scorso 25 aprile, nel numero odierno di Vita Nuova.

 

 ZELANTE E INSTANCABILE APOSTOLO DELLA NOSTRA CHIESA

 Caro Pino, in questi giorni sto ripassando la  tua e la mia vita. Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati nel 1946 giù presso la chiesa di San Nicolò dei Greci quando io ritornavo da Roma e tu eri di passaggio qui a Trieste.

Ci conoscemmo quel giorno e ti ricordai che avevo avuto un’udienza da Papa Pio XII che aveva espresso tutta la sua sollecitudine e anche il suo dolore per la situazione per la  situazione che si era venuta a creare dopo l’8 settembre del ’43 nell’Istria e nella diocesi di Zara. Tu mi avevi espresso la tua preoccupazione per il servizio pastorale che esercitavi a Grisignana, temendo anche per la sicurezza della tua vita.

Cercai di confortarti come potevo però ricordo che quel giorno ti donai la corona del rosario che avevo ricevuto dal Santo Padre  nell’udienza dell’8 settembre.

Vorrei dirti che quella corona è stato il legame che ci ha accompagnati durante tutta la nostra vita. Potrei dire che da quel giorno, ormai tanto lontano, le nostre due vite sono filate su due binari paralleli: per qualche tempo più vicini, e successivamente ciascuno nella sua parrocchia.

Ricordi la nostra vita al quinto piano di Via Besenghi 14, iniziato nell’ottobre del 1950, entrambi insegnanti nel seminario appena inaugurato? Oltre l’insegnamento tu prestati assistenza spirituale alle Suore di San Paolo di via Rossini e io nella vicina parrocchia di Sant’Antonio Nuovo.

Ricordi con quanto interesse volevi sapere il tenore del colloquio tra me e mons. Santin? Ero tenuto al più stretto segreto, però la sera del 12 giugno 1951 ti feci leggere la lettera-decreto della mia nomina ad Amministratore parrocchiale di San Giacomo, e così ti rallegrasti e mi esprimesti la tua gioia per questo incarico che avevo ricevuto dal Vescovo.

Dopo alcuni anni di insegnamento in seminario, anche tu ricevesti la destinazione per la parrocchia di Santa Teresa che con tanto zelo e tanta sollecitudine è stata la ragione della tua vita per oltre quarant’anni.

Non posso dimenticare l’oltre trentennio che ci vide insieme insegnanti di religione al liceo scientifico “G. Oberdan”. I nostri binari paralleli procedevano sviluppando le attività pastorali seguendo le direttive del Vescovo e cercando di sviluppare nel mondo migliore  la cura pastorale della nostra comunità.

Il discorso potrebbe diventare molto lungo, ma caro Pino, nel frattempo avevi ricevuto la nomina a Canonico della Cattedrale e così si rallentarono i tuoi legami di responsabilità verso la parrocchia di Santa Teresa, alla quale sei stato sempre affettuosamente legato, e venivi nominato Canonico residenziale nella Cattedrale di San Giusto.

Ci siamo trovati di nuovo insieme nello stesso Collegio Capitolare

Il Vescovo ti assegnò per alcuni anni il servizio di Canonico penitenziere nella chiesa cattedrale e contemporaneamente ti rendevi disponibile come confessore della tua amata chiesa di Santa Teresa. Ti desideravano tanto i tuoi ex parrocchiani ma non meno ci mancavi in San Giusto per le celebrazioni liturgiche quotidiane e del Capitolo. Era sempre un piacere quando apparivi la mattina presto per unirti alla nostra preghiera e celebrare con noi l’Eucarestia.

Tra le tante cose che vorrei dirti non posso non confidarti un senso d’invidia che provai quando nel 1954, il primo Anno mariano, tu hai accompagnato un pellegrinaggio ai santuari di Lourdes. Oggi tutto è molto più facile e immediato ma sessant’anni fa i viaggi erano più lenti e i pellegrinaggi meno affrettati lasciavano parecchio tempo, sia durante il viaggio che nella sosta, al raccoglimento, al sacrificio e alla preghiera.

Io avrei anche desiderato fare un pellegrinaggio  come l’avevi fatto tu, ma non trovavo la strada per potermi infilare come assistente spirituale a un gruppo di pellegrini.

Pino, avrei ancora tante cose da dirti, ma non so da dove cominciare e dove finire, soltanto di affido alle braccia materne della Vergine con quell’affetto con cui ti ho raccomandato, quando me l’avevi chiesto, alla Madonna del Santuario di Guadalupe in Messico. Pino, è la nostra ultima confessione. Il resto nel silenzio e nella preghiera. Riposa in pace.

Mons. Mario Cosulich

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