L'Amministrazione Obama, impegnata nella promozione dell'agenda LGBT negli Usa e nel mondo, rifiuta gli aiuti promessi alla Nigeria contro Boko Haram. Condizione per un sostegno Usa contro il terrorismo, l'introduzione del "matrimonio gay" nell'ordinamento del grande Paese africano.

Ricatto alla Nigeria: niente ‘nozze’ gay, niente aiuti anti-jihad




Steve Stockman è stato l’unico repubblicano, chiamato a far parte della delegazione del Congresso degli Stati Uniti, inviata in Nigeria nel giugno scorso dopo il terribile sequestro di 250 studentesse ad opera del gruppo islamico Boko Haram. Con l’ausilio anche dei satelliti, le forze americane avrebbero potuto fermare gli jihadisti e ridurli all’impotenza, ma – clamorosamente – a bloccarle è stata la stessa Amministrazione Obama.

In un’intervista esclusiva all’agenzia LifeSiteNews, Stockman ha dichiarato che lo stop è stato dato per il rifiuto opposto dalla Nigeria al riconoscimento delle “nozze” gay, che viceversa la Presidenza Usa vorrebbe veder adottato in tutto il mondo. Una politica, quella statunitense, definita dal delegato «distorta» e «cieca»: «è orribile – ha commentato – Non si può star zitti e pensare che quanto avviene in Africa non ci riguardi. Sono esseri umani».

Interpellato in merito, il Dipartimento di Stato americano ha negato categoricamente «qualsiasi collegamento tra gli aiuti del governo Usa e le politiche nigeriane» sulla questione omosessuale. Il portavoce Noel Clay ha anche aggiunto che gli Stati Uniti stanno provvedendo «a fornire attrezzature, consulenza, formazione e supporto logistico contro Boko Haram», un tipo di intervento previsto peraltro per diversi anni. Ciò nonostante, le affermazioni di Stockman sono state confermate da funzionari del Pentagono. Il colonnello Steve Warren ha rivelato nel maggio scorso che le informazioni raccolte dal pattugliamento aereo compiuto sulla Nigeria per trovare quelle studentesse non sono state mai condivise col governo nigeriano dell’allora presidente Goodluck Jonahtan. L’alto militare si è rifiutato però di rivelare la ragione di tale scelta.

Ciò che può sconcertare l’Occidente, non appare viceversa strano ai Vescovi cattolici della Nigeria, i quali già più volte hanno accusato il governo americano di «imperialismo culturale», nel voler imporre la propria politica pro-Lgbt a tutti i costi, anche al prezzo di vite umane, negando al loro popolo quegli aiuti di cui ha disperatamente bisogno. In un’intervista il Vescovo di Oyo, mons. Emmanuel Badejo, lo ha dichiarato esplicitamente: «Gli Stati Uniti, in realtà, han detto che avrebbero soccorso la Nigeria solo se avesse modificato le sue leggi in tema di omosessualità, pianificazione familiare e controllo delle nascite». Parole durissime. Che denunciano un autentico ricatto. Un vile ricatto. Un ricatto macchiato di sangue: «Tutto questo è immorale – ha proseguito, intervistato da LifeSiteNews – Sono convinto che siano molti gli americani, che non si riconoscono in tutto questo». Ma quanti, di loro, lo sapranno? Ben pochi, secondo Stockman. Anche in occasione della prima riunione plenaria dei Vescovi, svoltasi in Nigeria un mese fa, è stato denunciato esplicitamente l’«implacabile attacco frontale» subìto dall’amore coniugale tra marito e moglie, attacco sferrato da «gruppi di pressione, perché venga ridefinito il concetto di matrimonio».

Del resto, mons. Badejo ha fatto notare l’abissale disparità tra le reazioni in Occidente per i 12 morti di Charlie Hebdo ed i 1.998 della strage di Baga, in Nigeria, avvenuta più o meno nello stesso periodo: di quest’ultimo eccidio «nessuno ha sentito niente, nulla è accaduto. Tacere ed ignorare, tutto questo è civiltà?». Già, Baga… Cos’è accaduto, esattamente, a Baga?

La sigla Boko Haram ha un significato, ch’è tutto un programma: vuol dire «l’educazione occidentale è proibita». In un nome c’è un manifesto d’intenti… Tale gruppo islamico, con sede operativa proprio in Nigeria, è stato condannato a livello internazionale per crimini contro l’umanità: ciò, in particolare, per il rapimento nell’aprile dell’anno scorso delle 250 ragazze, prelevate da una scuola superiore di Chibok e costrette a convertirsi all’islam, consegnate come schiave in “premio” ai terroristi; ma anche per la strage compiuta per l’appunto a Baga, nel nord-est del Paese, dove tra il 3 ed il 7 gennaio scorsi sono state trucidate circa 2 mila persone, soprattutto bambini, donne ed anziani, che non son riusciti a sfuggire ai colpi di granata e di fucile esplosi dai guerriglieri musulmani, secondo quanto riferito dal capo distretto Baba Abba Hassan. La maggior parte della città, quella volta, è stata rasa al suolo. Ed ora Boko Haram ha anche giurato fedeltà all’Isis.

L’amministrazione Obama è stata sin dall’inizio molto chiara circa l’intenzione di promuovere l’agenda dei “diritti” gay in tutto il mondo. Quando la Nigeria nel gennaio dell’anno scorso ha firmato la legge, con cui ha vietato i “matrimoni” omosessuali, i vertici americani hanno reagito con stizza. Il Segretario di Stato, John Kerry, ha giudicato questa mossa «pericolosa», ritenendola «incompatibile con gli obblighi giuridici internazionali della Nigeria», nonché tale da minare un processo di «riforme democratiche e di tutela dei diritti umani».

Per Hillary Clinton prima e per Kerry poi, la promozione dell’agenda Lgbt è stata sempre considerata una «priorità assoluta» per la politica estera americana. A qualsiasi costo. Davvero a qualsiasi costo.

Fonte: http://www.nocristianofobia.org

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