Dopo la rielezione del Presidente Napolitano, molti sostengono che siamo di fatto in una Repubblica di tipo presidenziale. Ed in effetti potrebbe sembrare così. Durante il suo settennato Napolitano ha svolto un ruolo politico di primo piano, pur rimanendo sempre nell’ambito della Costituzione. Nessuno dei suoi predecessori aveva fatto qualcosa di simile. Il Presidente è intervenuto spesso con giudizi di merito sull’attività di governo, ha preso posizione sulla partecipazione italiana alla guerra in Libia, ha criticato la cancelliera Merkel, ha spesso elencato le cose da fare. La funzione del Presidente della Repubblica come semplice garante a cui si era abituati è stata superata. Una volta si diceva che in italia la Presidenza della Repubblica svolge un ruolo istituzionale politicamente non rilevante. Dopo Napolitano non è più così.
Il massimo di creatività politica – ripeto: senza uscire dalla Costituzione – il Presidente Napolitano lo ha dimostrato quando, senza che ci fosse un governo sfiduciato, ha nominato senatore a vita Mario Monti e poi lo ha messo a capo di un governo tecnico, dispiacendosi in seguito che Mario Monti fosse sceso direttamente in politica forte di questa posizione acquisita.
Ora, dopo il grave stallo della politica evidenziato durante i tentativi maldestri di eleggere un nuovo Presidente, la forza politica di Napolitano è ulteriormente, e di gran lunga, aumentata. I cittadini hanno seguito le varie fasi delle votazioni con una nuova partecipazione, una partecipazione non solo istituzionale ma decisamente politica. Hanno bocciato questo o quel candidato. Hanno fatto manifestazioni di piazza e di web. Si sono viste versare lacrime. Non era mai accaduto che una elezione del Presidente fosse accompagnata da tanta passione politica. Per molti è il salvatore della Patria.
Napolitano è rimasto e rimarrà dentro il dettato costituzionale. Però ora è in grado di “obbligare” i partiti a fare un governo di larghe intese ed ha pronto anche il programma, quello scritto dai Saggi da lui nominati.
Non siamo in una Repubblica presidenziale ma il terreno per diventarlo è ormai pronto.
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