Quella profezia di Ratzinger sul nuovo ordine mondiale che rifiuta la fragilità




L’eutanasia “di Stato” del piccolo Charlie Gard, consumata nel disperato tentativo internazionale di salvare la vita del bambino britannico, e il disegno di legge sulle disposizioni anticipate di trattamento (Dat) in discussione presso il Parlamento italiano, sembrano scandire le tappe verso l’imposizione di un modello ormai internazionale in cui la vita umana, nelle sue forme più deboli e fragili deve essere scartata ed eliminata. Ovviamente nel nome del progresso.
Fa particolare impressione in questo contesto andare a rileggere la prefazione che nell’aprile del 1997 Joseph Ratzinger – più tardi, Papa Benedetto XVI – scrisse al libro del docente e filosofo belga Michel Schooyans, “Nuovo disordine mondiale”, tradotto e pubblicato in italiano dalle Edizioni San Paolo nel 2000.
L’allora cardinale, commentando il libro di Schooyans – studioso molto acuto, acerrimo nemico delle politiche neomalthusiane ossessionate dalla riduzione della popolazione mondiale – identifica perfettamente l’impianto ideologico e il paradigma antropologico dietro la marea montante di aborto, gender theory ed eutanasia.
“Sin dagli inizi dell’Illuminismo – scrive Ratzinger nella prefazione – la fede nel progresso ha sempre messo da parte l’escatologia cristiana, finendo di fatto per sostituirla completamente”. Mentre nei secoli precedenti tale fede si risolveva in un generalizzato ottimismo circa i progressi della scienza, è nel XX secolo che questo credo diventa una ideologia politica attraverso svariati tentativi.
“Questi tentativi – argomenta l’allora cardinale – stanno assumendo una configurazione sempre più definita”. Essi “trovano espressione sempre più evidente nell’ONU e nelle sue Conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che nelle loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo”.
Un uomo nuovo e un mondo nuovo, già alla base del totalitarismo comunista, ma questa volta sostenuti da una nuova ideologia. Ideologia secondo il futuro pontefice che “non ha più la carica utopica che caratterizzava il sogno marxista; essa è al contrario molto realistica, in quanto fissa i limiti del benessere, ricercato a partire dai limiti dei mezzi disponibili per raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza per questo cercare di giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di coloro che non sono più produttivi o che non possono più sperare in una determinata qualità della vita”.
Difficile non scorgere nella descrizione ratzingeriana il retroterra culturale e ideologico che può aver spinto il Great Ormond Street Hospital di Londra a sottrarre il piccolo Charlie ai genitori, negando loro l’autorizzazione al trasferimento del bambino per tentare una cura all’estero e costringendoli ad un estenuante contenzioso in tribunale.
Per Ratzinger già vent’anni fa si stava affacciando una nuova antropologia, la quale secondo il pensatore bavarese “non si aspetta più che gli uomini, abituatisi oramai alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici necessari per raggiungere un benessere generale, bensì propone delle strategie per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata la pretesa felicità che taluni hanno raggiunto.”
E’ esattamente la filosofia politica che nella tradizione cristiana fa capo alla figura di Erode: sopprimere la nuova vita nel momento della sua maggiore debolezza per conservare i privilegi della vita più forte e potente, eppure così minacciata dalla fragilità di un bambino.
Vale la pena tornare allora al messaggio del Natale 2005 del Ratzinger ormai al soglio di Pietro. “Nel Natale – sottolinea Benedetto XVI – il nostro animo si apre alla speranza contemplando la gloria divina nascosta nella povertà di un Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia: è il Creatore dell’universo, ridotto all’impotenza di un neonato!”
All’uomo di oggi – che sia credente o meno – sta la possibilità secondo Ratzinger di lasciarsi toccare il cuore da quel bambino, anche per trovare le ragioni di un rinnovato impegno pubblico: “Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato su giusti rapporti etici ed economici.”
Ratzinger delinea due visioni dell’uomo fondanti anche l’ordine politico: l’alternativa tra il cristianesimo radice della cultura occidentale e la moderna ideologia radicale di massa. I cattolici in politica prendano nota.
di Benedetto delle Site
Fonte: https://www.loccidentale.it

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