Prostituzione, contro i clienti firmano tutti tranne i 5 Stelle




da Intelligonews.it

Un’iniziativa contro lo sfruttamento della prostituzione partita da una delle voci più autorevoli del panorama nazionale e arrivata fino in Parlamento. Ieri alla Camera è stata presentata la campagna «Questo è il mio corpo». A farlo la Comunità Papa Giovanni XXIII, creatura preziosa di don Oreste Benzi che da anni è in prima linea contro la piaga della prostituzione e che attualmente accoglie oltre centocinquanta giovani donne in regime di protezione. In un quarto di secolo la Papa Giovanni ha liberato migliaia di donne dalla schiavitù della prostituzione.
Ma cosa si propone ora di fare con la campagna? Partendo dalla considerazione che «non è vero che “io non posso far niente”: ognuno può fare qualcosa, insieme possiamo cambiare le storie e i destini di migliaia di vittime», chiede a ciascuno di intervenire. A partire dalla politica e dalle Istituzioni: «Chiediamo al Governo e al Parlamento italiani di prevedere misure che “scoraggino o riducano la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento” come affermato nella Direttiva europea n° 36 del 2011, e come indicato dal Parlamento europeo con la cosiddetta Risoluzione “Honeyball” del 26/02/2014. Chiediamo al Parlamento italiano di approvare la proposta di legge “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l’introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione” (Atto Camera 3890) promossa da un gruppo trasversale di parlamentari, prima firmataria Caterina Bini».
Non mancano, come prevedibile, le polemiche. Questa volta nel mirino finisce il Movimento 5 Stelle. La proposta, presentata il 13 luglio alla Camera dei deputati, ha trovato infatti il sostegno trasversale della gran parte delle forze politiche di maggioranza e opposizione, ad eccezione del Movimento 5 Stelle.
“Trovo sia paradossale che un partito che sostiene di voler difendere la dignità e i diritti della donne e della persona proponga disegni di legge per rendere legale il meretricio”, commenta Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Papa Giovanni. “Ci ha stupito – ha aggiunto – in particolare il ‘no’ di alcuni parlamentari che magari, per valori personali e di coscienza e per esperienze personali, ci avrebbero sostenuto e non hanno potuto farlo perché devono soggiacere alla volontà del partito e della rete”.

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