Matteo Renzi è a un passo dalla dittatura personale. Una dittatura non violenta, ma che ha già minato la famiglia col divorzio breve che privatizza ulteriormente il legame matrimoniale e che continua a non porre la famiglia al centro della vita pubblica, aiutandola e sostenendola come dovrebbe fare un governo serio.

Prepariamoci a difendere la nostra libertà prima che diventi troppo tardi




Proviamo a cercare di capire che cosa sta succedendo nel Parlamento italiano a proposito del ddl sulle unioni civili.

All’inizio della conferenza stampa promossa ieri in Senato dal Comitato difendiamo i nostri figli siamo stati accolti dai giornalisti con un sorriso e una frase: “grande vittoria per il comitato” dopo lo scontro in senato fra il Pd e i 5 stelle, che ha costretto a fermare la discussione e a proporre, da parte direttamente di Renzi e del governo, un maxi emendamento che riscriverebbe completamente il disegno di legge (che a questo punto non si chiama più Cirinnà) e sul quale il governo si è dichiarato disposto a porre la fiducia, cioè a blindare la discussione specifica sul tema. Questo testo verrà conosciuto a ore, ma ci permette già di fare alcune riflessioni.

Non c’è stata una vittoria. Renzi è stato costretto a rivedere i suoi piani dopo il rifiuto dei 5 stelle di votare lo strozzamento della discussione parlamentare e quindi a iniziare una mediazione fra i suoi alleati di governo di Area popolare, i cattolici del Pd e la sinistra del suo partito. Ne è venuto fuori questo maxi emendamento che elimina dal disegno di legge le adozioni previste dell’art. 5 e alcuni troppo palesi punti di confusione fra le unioni civili e il matrimonio. Non abbiamo vinto perché il problema è l’introduzione nell’ordine giuridico delle unioni civili che di fatto, anche se collegate all’art. 2 della Costituzione e non all’art. 29 che è dedicato al matrimonio, sanciscono che una coppia omosessuale può essere considerata una famiglia, anche se per adesso si chiama unione civile. Le adozioni sono una conseguenza.
Tuttavia l’avere costretto il capo del governo a una marcia indietro è una piccola vittoria per il bene comune dell’Italia, perché rallenta il processo di dissoluzione della famiglia e ancora di più perché ci fa capire che esistono milioni di italiani che non sono rassegnati, che continueranno a combattere per un Paese migliore, dove la famiglia sia la cellula fondamentale della società e sia aiutata e non combattuta dalla politica. Insomma, il paese reale rappresentato dalle famiglie di piazza San Giovanni e del Circo massimo ha costretto la classe politica a “incartarsi”, a fare una piccola ma significativa marcia indietro. Questa è una risposta a tutti coloro che, soprattutto nel mondo cattolico, non hanno creduto nell’importanza di scendere in piazza per affermare i princìpi fondamentali del bene comune, non capendo che ci è praticamente rimasta soltanto la piazza per esprimere i nostri valori.

Una sconfitta dunque perché le unioni civili tra persone dello stesso sesso diventeranno una legge che creerà costume e confonderà ulteriormente le generazioni che cresceranno dentro questa cultura del relativismo. Ma una piccola vittoria contro i troppi disfattisti, capaci solo di criticare e giudicare, che non capiscono che a noi viene soltanto chiesto di combattere fino all’ultimo, e di ricostruire la società.

In ultimo una grande preoccupazione. Una legge fondamentale per la comunità nazionale, che tocca i suoi fondamentali, rischia di essere approvata senza neppure un minuto di discussione parlamentare, né in commissione, né in aula. Viene così disprezzato il Parlamento con le sue procedure, in nome di una concentrazione dei poteri nel governo (che aveva detto di rimettersi al Parlamento salvo poi contraddirsi entrando in campo a gamba tesa per impedire ogni discussione sul disegno di legge) e in particolare in una persona.

Matteo Renzi è a un passo dalla dittatura personale. Una dittatura non violenta, ma che ha già minato la famiglia col divorzio breve che privatizza ulteriormente il legame matrimoniale e che continua a non porre la famiglia al centro della vita pubblica, aiutandola e sostenendola come dovrebbe fare un governo serio.

Sarà bene cominciare a preoccuparsi di quanto sta accadendo. Renzi ama e serve soltanto il potere. Non è al servizio di ideologie o di ideali esoterici che non conosciamo. Il potere è il suo obiettivo e per il potere non ascolta né i familiari né quegli amici che gli dicono le cose come stanno.

Se oggi può permettersi di contraddirsi intestandosi un disegno di legge dal quale aveva detto che sarebbe stato lontano, lo può fare anche perché nessuno lo incalza veramente.

Prepariamoci a difendere la nostra libertà prima che diventi troppo tardi.

(da Comunità Ambrosiana)

 

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