Perché sono cittadina, perché sono delusa, perché sono cattolica.

Perchè sabato sarò a Roma per il Family Day del 30 gennaio




di Elena Maffei

Allora, Elena, perché vai al Family Day? Ci vado per i seguenti motivi, elencati non certo in ordine di importanza; risistemateli voi, come meglio credete!

Sono una cittadina attiva
Sono una cittadina italiana: ritengo che sia fondamentale esercitare il proprio diritto-dovere alla cittadinanza attiva attraverso l’informazione, il voto, la partecipazione personale alle manifestazioni che permettono l’espressione democratica delle proprie convinzioni. Ecco perché seguo con attenzione l’operato dei politici che rappresentano i cittadini nelle sede istituzionali, soprattutto quando sono in discussione provvedimenti molto importanti per la vita sociale, addirittura fondamentali per il futuro del nostro Paese.

Sono delusa
Ho perso ogni fiducia nell’operato dei politici che si dichiarano cattolici, in modo particolare nella coerenza di coloro che militano nel Partito Democratico. In questo momento sostengono con tutte le loro forze l’iter di questo disegno di legge, proponendo in alcuni casi capziosi “distinguo” che nulla mutano rispetto alla sostanza; le mie personali convinzioni morali, etiche, politiche non sono da loro adeguatamente rappresentate e difese. Ecco perché cerco in ogni modo di dare voce al mio dissenso in modo personale, attraverso la militanza quotidiana (partecipazione alle manifestazioni delle Sentinelle in Piedi, testimonianza quotidiana sul luogo di lavoro, utilizzo consapevole dei mezzi di comunicazione per esprimere il mio pensiero).

Tengo alla Costituzione
Il disegno di legge Cirinnà è dannoso perché propone un riconoscimento giuridico a relazioni interpersonali che la nostra Costituzione non ritiene meritevoli di attenzione, in analogia con quanto accade con altri tipi di relazione (amicizia, coabitazione, fidanzamento), che pure possono essere contraddistinte da una forte condivisione emotiva e perfino fisica ma che la

Orfani da adottare: non ci sto
Costituzione non prevede, non regolamenta, non tutela.
Il fine ultimo di questa legge è permettere che un bambino possa essere adottato anche se il genitore biologico è ancora in vita e senza che sia stata dichiarata l’adottabilità del minore per motivazioni adeguate: vengono programmati e creati degli “orfani”, in modo da poter procedere all’adozione da parte di un uomo o di una donna, sterili per consapevole scelta di vita, biologicamente estranei al bambino.
D’altra parte, da più parti e anche in altri contesti (ad esempio in alcuni progetti scolatici), viene negata sistematicamente la realtà naturale, con l’ovvia conseguenza che la procreazione, resa possibile dall’utilizzo delle nuove tecnologie, viene a costituire un diritto, oggetto tutt’al più di trattativa fra politici, gruppi di interesse, magistrati. In sintesi, la “stepchild adoption” (adozione del figliastro) nel caso degli omosessuali si applica a bambini ottenuti, prodotti in vari modi (ad esempio all’estero, attraverso l’utero in affitto), ma comunque resi orfani del padre o della madre biologici, cioè resi “figliastri” ad uso e consumo dell’uomo o della donna all’interno di una relazione omosessuale.

Provo orrore
A me fa orrore pensare che una legge dello Stato permetta questo, perché quando l’essere umano diventa un prodotto, una merce, ogni altro diritto perde di significato. Ecco perché mi impegno in prima persona contro questa legge e contro il tentativo di nascondere la verità da parte di molti politici, anche cattolici, e di tutti i principali mezzi di informazione.

Sono cattolica
Infine, sono cattolica: la fede cristiana ha, e ha sempre avuto, una dimensione pubblica. In questi giorni il Santo Padre e i vescovi, alcuni dei quali forse con un po’di lentezza, si sono espressi con chiarezza e io mi sento sostenuta dalla Chiesa italiana nelle mie posizioni di contestazione rispetto al ddl Cirinnà e altri disegni di legge “fratelli” (Scalfarotto e Fedeli). Ecco perché, da fedele laica impegnata in politica, ritengo che “non tutto può essere sempre dialogo” (come ha ricordato di recente l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi) e mi recherò a Roma il 30 gennaio per partecipare alla manifestazione Family Day ed esprimere così la mia opposizione al disegno di legge Cirinnà.

Elena Maffei

 

 

Una risposta a “Perchè sabato sarò a Roma per il Family Day del 30 gennaio”

  1. Franco De Iaco ha detto:

    Sento ora, sul TG della 7, che la compagna di Berlusconi dichiara a Vladimir Luxuria che bisogna accontentare i bigotti.
    Bigotti sono gli elementi come Ettore Rosato, sempre trombato a Trieste nelle varie elezioni alle quali si è candidato, ma sempre presente in chiesa per prendere “in giro” le vecchiette che pensano che sia “un buon cristiano” e sono disposte a votarlo quando le “prega” di farlo.
    Vado a Roma anche per tentare di mandare a casa questi che sono realmente bigotti e “basabanche”. Drogati dell’Euro e della visibilità.
    Ma vado a Roma specialmente per testimoniare ai miei nipoti che tra i loro antenati c’erano coppie etero; altrimenti non sarebbero nati.

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