Ordinarie follie nell’Italia a conduzione radicale




Cronache spicciole di una giornata qualsiasi nell’Italia a conduzione radicale. Cominciamo col veterinario che ha somministrato l’anestetico all’orsa Danizza: incriminato perché la povera bestiola è morta. Com’è noto, ciò ha provocato un vasto cordoglio nazionale. I novanta punti di sutura a “Carnera” non saranno risarciti perché l’orsa aveva ragione: difendeva i suoi piccoli da un cercatore di funghi che non li insidiava affatto e che deve la vita solo alla sua stazza.

Gli animalisti intanto esultano perché la fauna lupesca è stata interamente ripristinata e ciò, dicono, attira turisti. Ovviamente, se qualcuno di questi ci rimetterà la pelle, se la sarà cercata. I nostri governanti, sempre sensibili al grido di dolore che si leva da ogni parte d’Italia, hanno aperto l’ingresso ai cani in tutti i luoghi pubblici, mezzi di trasporto e ospedali compresi (in chiesa entrano già, senza bisogno di invito né di decreti appositi). Non occorre essere indovini alla mago otelma per profetizzare un incremento geometrico del contenzioso nei nostri tribunali (e poi dicono che i giudici sono lenti…), perché, secondo la nota legge Fruttero&Lucentini, la prevalenza del cretino si riverbera per forza di cose sul di lui animale domestico. Ma, perché non si dica che i nostri governanti non usano il pugno di ferro quando serve, ecco inasprite le multe per quei padroni che non raccolgono le deiezioni delle loro bestie (si potrà ancora dire “bestie”? non sarà offensivo?). Chi scrive abita in centro e sa perfettamente che ogni mattina i marciapiedi delle vie laterali si ritrovano letteralmente ricoperte di cacca canina.

Già: cagnoni e cagnetti vengono portati a liberarsi di notte, e di notte nelle vie laterali non c’è nessuno che li vede e chiami i vigili. I vigili? E che li chiami a fare? Ammesso che di notte accorrano per cose di così poco conto, quando arrivano non trovano né cani né padroni: solo cacche. Una volta il sottoscritto si è ritrovato con un’auto parcheggiata in doppia fila davanti alla sua. Chiusa a chiave e col freno a mano tirato. Del cretino prevalente nessuna traccia. Dopo mezz’ora di vana attesa, il sottoscritto ha chiamato i vigili. Dopo mezz’ora di vana attesa al telefono, mi è stato risposto che sarebbero arrivati appena possibile. Dopo un’ora di vana attesa il sottoscritto se n’è andato via a piedi.

Leggo in cronaca locale che autisti di tram e bigliettai del metrò vengono picchiati da extracomunitari privi di biglietto. I leghisti offrono ronde padane gratuite, ma siccome sono padane e non servizi d’ordine di centri sociali, nisba. I comandanti dei vigili, intervistati, dicono no perché chi controllerebbe i controllori? Giusto. Ma qualcuno potrebbe timidamente chiedere chi controlla loro, date le ultime risultanze nazionali e, più modestamente, alla luce della personale esperienza di chi scrive. Vabbe’, riguardiamoci il bel film Watchmen, tratto da un fortunato fumetto che ha lanciato lo slogan: «Who watch the watchmen?». E consoliamoci così.

A Milano uno ha aperto un bar in una periferia poco raccomandabile. Un bar di lusso, teso ad attirare una clientela chic, iniziativa che avrebbe contribuito a riqualificare il quartiere. Subito un gruppo di pusher extracomunitari si è piazzato davanti all’ingresso, stazionando e facendo affari. Risultato, il cliente chic non ha alcuna voglia di farsi largo tra facce poco raccomandabili per entrare nel bar. Il proprietario, correttamente, ha avvisato le forze dell’ordine e queste, correttamente, hanno provveduto a sgombrare i pusher. Altro risultato: una bomba carta notturna, ovviamente anonima, ha sfondato la vetrata del bar. Fare intervenire ancora le forze dell’ordine? Sì, ma c’è un problema: il bar sorge nelle vicinanze di un centro sociale, cioè si trova nel mezzo di una Taz (“zona temporaneamente autonoma”, dove il “temporaneamente” è un eufemismo). E l’intervento delle forze dell’ordine complicherebbe esponenzialmente la situazione. Morale: a quello conviene chiudere il bar (sempre che trovi qualcuno disposto a comprarlo) ed emigrare verso lidi più salubri.

Come il benzinaio Stacchio, che ha avuto il solo torto di accorrere in difesa di una commessa terrorizzata. Quelli che hanno indossato la maglietta a suo favore si sono ritrovati le case svaligiate a opera di ignoti (anche se tutti sanno chi sono), Stacchio è guardato a vista dai carabinieri (ma per quanto tempo potrà esserlo?), l’orefice, che è alla terza rapina, ha deciso di chiudere e andarsene. La commessa, sotto choc perché i rapinatori -armati di kalashnikov- picchiavano coi magli sui vetri antisfondamento, data l’etnia degli aggressori difficilmente otterrà un risarcimento e sarà già tanto se non dovrà finire sotto scorta come il benzinaio. E i nostri governanti si affannano per creare posti di lavoro ai giovani. Ecco, quella ragazza un posto l’aveva trovato, poveretta. A chiusura di questa cronaca spicciola di una giornata qualsiasi, non resta che un consiglio agli abitanti dello Stivale dei miei stivali: chi può se ne vada. Votiamo coi piedi, perché con la scheda è inutile.

di Rino Cammilleri

Fonte: http://www.lanuovabq.it

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