C’è qualcuno in parlamento che si oppone al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili? Se approvata, la legge, riconoscerebbe le unioni omosessuali. Siccome lo scopo finale dei sostenitori dei “nuovi diritti” non è tanto il riconoscimento delle convivenze, ma avere figli, se la legge viene approvata si aprirà in seguito la strada non solo all’adozione ma anche alla filiazione tramite la fecondazione eterologa (ricordiamo che c’è una sentenza della Consulta su questo argomento). A quel punto anche l’utero in affitto sarà dietro l’angolo.
Mi ripeto la domanda: c’è qualcuno in parlamento che si oppone? Il premier Matteo Renzi, che nel 2007 aveva partecipato al Family Day a Roma, ora dice di volere assolutamente la legge per l’autunno. Il ministro Elena Boschi, che dice di essersi formata alle “Giornate mondiali della gioventù” parteciperà ad Gay Pride di Padova. Tutto il Pd, minoranza compresa, è a favore. Il Movimento 5 Stelle sui temi etici è ancora peggio. I partiti del centro destra sono sparpagliati. Fratelli d’Italia dice di essere contro, ma non mi risulta una sua azione efficace in parlamento. La Lega, che ama fare la voce grossa, qui fa una voce labile scarsamente percettibile. Gli unici ad opporsi alla Cirinnà sono i deputati della cosiddetta Area popolare.
Anche qui, però, bisogna distinguere con chiarezza e fare i nomi. Angelino Alfano ha già dichiarato che prossimamente si trasferirà nel Partito Democratico. Lo seguiranno in molti, non c’è da dubitare. Quindi sulla Cirinnà Alfano e compagni non faranno nessuna opposizione, come in effetti non stanno facendo. E gli altri?
Di recente Matteo Renzi ha dichiarato che non vuole conflitti ideologici sulla Cirinnà. Eugenia Roccella gli ha risposto che non si tratta di conflitti ideologici ma antropologici e poi gli ha chiesto cosa pensi dell’utero in affitto. Ciò a significare che il tema vero non è “i diritti dei gay” ma la filiazione (lo stesso discorso aveva fatto Gaetano Quagliariello giorni fa in una intervista al Corriere). A questo punto si è inserito Maurizio Lupi, che ha dichiarato di essere anche lui contrario agli scontri ideologici (e quindi ha dato contro alla Roccella) e che la legge non riguarda il matrimonio (sposando così la tesi di Tonini e del Partito democratico) e quindi si può fare, inserendovi degli aiuti alle famiglie (così scambiando gli aiuti economici alle famiglie con una legge anti famiglia).
Come si vede, in Area popolare, dove si trovano i soli a combattere in parlamento contro questa legge, i pochi diventano ancora più pochi. Contro il divorzio breve hanno votato in 28. Ma di questi 28 solo pochissimi cercano ora di fare qualcosa contro il disegno di legge Cirinnà. Non potranno fare granché, ma almeno cercare di mettere in difficoltà il governo e la stragrande maggioranza, ponendo le questioni vere e su queste cercare di aggregare il più possibile anche altri, si potrebbe si dovrebbe fare. La diversità di impostazione tra Roccella e Lupi è molto istruttiva.
Sullo sfondo rimane poi l’altra questione: perché in questo parlamento la presenza dei cattolici è così ridotta? E perché lo sparuto drappello è così diviso su cose tanto importanti e tanto evidenti? Ma questo è un altro discorso.
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