Grande successo al Festival di Venezia del documentario "Dancing with Maria" del triestino (nato a Monfalcone) Ivan Gregolet, che narra la storia di Maria Fux, nonvantenne argentina pioniera della danza terapica

Novantenne pioniera della danza terapica




Grande successo per “Dancing with Maria”, il documentario di Ivan Gergolet che ha debuttato alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha riscosso consensi sia da parte del pubblico che della critica internazionale (oltre 500 gli spettatori in una Sala Perla stracolma in ogni ordine di posti).

Il film, presentato in concorso nella 29° Settimana della Critica, la sezione indipendente riservata alle opere prime dei registi di tutto il mondo, ricostruisce la storia di una donna eccezionale, Maria Fux, energica e passionale danzatrice ultra-novantenne che a Buenos Aires è diventata un’istituzione con la sua scuola di danza-terapia dedicata principalmente, ma non solo, a persone con deficit motori e mentali.

Il documentario è scritto e diretto da Gergolet, che cura anche la fotografia con David Rubio, con le musiche originali di Luca Ciut, e il suono di Havir Gergolet e Francesco Morosini; al montaggio c’è Natalie Cristiani, alla distribuzione Manuela Buono, ed è prodotto dalla goriziana Transmedia di Igor Prinčič (lo stesso che l’anno scorso portò a Venezia “Zoran, il mio nipote scemo”), Imaginada Films (Argentina) e Staragara (Slovenia).

Continua quindi il fortunato momento del cinema targato Friuli Venezia Giulia, che ben dimostra la possibilità di uno sbocco anche per chi lavora lontano dai classici centri di produzione come Roma o Milano. Nel 2010 Ivan Gergolet, che è nato nel 1977 a Monfalcone e vive a Trieste, ha accompagnato sua moglie, la danzatrice Martina Serban, nella capitale argentina per seguire un seminario della Fux:“A mettermi in contatto con lei è stata Martina, che era già sua allieva e le chiese un’intervista che doveva inizialmente restare un documento personale”, ha spiegato il regista, che ha al suo attivo diversi corti e documentari. “Qualche tempo dopo la feci vedere a Igor Prinčič, che all’epoca era già il mio produttore, che subito mi rispedì a Buenos Aires per chiederle di farne un film”. Figlia di un’ebrea russa che arrivò in Argentina a 5 anni per fuggire ai pogrom, portandosi dietro un’infezione brutale6al ginocchio che le costò la rotula, Maria Fux ha trovato nella danza la possibilità di continuare a comunicare con lei, tanto da dire di se stessa: “Io sono la gamba danzante di mia madre”.

Nel film, dalla sua vicenda personale si dipanano molteplici storie di donne, amiche ed allieve che, attraverso l’utilizzo di immagini di rara grazia ed eleganza, restituiscono intatta la dimensione più profonda e misteriosa dell’universo femminile. “L’incontro con l’energia e la danza di Maria cambiano la vita di chi l’incontra”, riferisce Gergolet.“E’ una donna di un magnetismo incredibile, assolutamente unica. Ho capito subito che quello che mi affascinava di più non era tanto la sua storia e biografia, pur importanti, ma poter seguire e incontrare il mondo che è capace di riunire intorno a sé, insegnando a persone di ogni estrazione, che ha visto crescere, cambiare, fare scelte importanti’”.

Sullo sfondo brillano silenziose le mille luci di Buenos Aires, cuore pulsante del film, crocevia millenario di culture, terra d’approdo e di speranza per migliaia di profughi alla ricerca di una vita migliore. Nella scena finale, che a Venezia è stata accolta da una standing ovation, centinaia di persone scendono in strada unite in una sorta di grande danza colorata, che per molti di loro segna un nuovo inizio da cui è possibile ripartire. “Un documentario in grado di commuovere profondamente”, lo ha definito il critico e selezionatore delle opere in concorso Nicola Falcinella al termine della proiezione, che ha visto presenti in sala un gruppo di ‘fuxiane’, ovvero le danzatrici che seguono lo stile della Fux, arrivate da varie parti d’Italia e d’Europa per trovarsi assieme a danzare poco prima della passerella in un emozionante flashmob accompagnate da due violinisti e un violoncellista.

Al film è stato assegnato il Premio “Civitas Vitae – Rendere la longevità risorsa di coesione sociale -, che, promosso dalla Fondazione padovana OIC insieme a Banca Prossima, nasce nella convinzione che la cultura, ed il cinema in particolare, sia un eccellente strumento per aiutare l’evoluzione sociale e per meglio comprendere le sfide socio-demografiche dei prossimi anni, quando il progressivo allungamento della vita e la denatalità trasformeranno l’Europa in una società di “patriarchi di massa”. La Fondazione OIC Onlus da oltre 50 anni si occupa di dare assistenza alle persone anziane ed a chi si trova in situazione di fragilità, ed è presente in Veneto con 10 residenze nelle quali operano oltre 1.500 dipendenti di 28 nazionalità diverse. “Non è solo l’emozionante biopic di una danzatrice, ma un film che danza con la vita: Dancing with Maria ci fa incontrare Maria Fux, 90enne pioniera della danza terapia, e ce ne fa innamorare. Nella sua sala prove di Buenos Aires, Maria accoglie tutti, sani e malati, uomini e donne, e anche noi spettatori: la danza non ha età, la cura nemmeno, la felicità è possibile, in punta di piedi. Anche la storia di Maria è una concreta dimostrazione che la longevità può essere una risorsa”. Questa la motivazione del Premio “Civitas Vitae”, assegnato da una prestigiosa giuria presieduta dalla scrittrice Antonia Arslan e composta da personalità di spicco del mondo della cultura e dello spettacolo: il sociologo e presidente del Censis Giuseppe De Rita, l’ex direttore generale di RAI e Sole24Ore Gianni Locatelli, l’amministratore delegato di Banca Prossima Marco Morganti, l’attore Alberto Terrani, il musicista e direttore dei Solisti Veneti Claudio Scimone, la regista Costanza Quatriglio ed il critico cinematografico Federico Pontiggia.

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