Spiace molto che il Presidente della Repubblica, che dovrebbe rappresentare tutti, si sia collocato tra coloro che sono aperti all'eutanasia e abbia accettato la strumentalizzazione della sua posizione sui media.

No, Presidente. Non siamo con lei




La battaglia in favore dell’eutanasia ha un nuovo paladino: il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Lo ha fatto inviando una lettera a Carlo Troilo, Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni e al Comitato promotore del referendum per la legalizzazione dell’eutanasia. Nella lettera – il cui contenuto è stato reso pubblico durante una conferenza stampa – il Presidente si impegna a richiamare «l’attenzione del Parlamento sull’esigenza di non ignorare il problema delle scelte di fine vita» aggiungendo «Ritengo anch’io che il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita e eludere “un sereno e approfondito confronto di idee” sulle condizioni estreme di migliaia di malati terminali in Italia».

Nella conferenza stampa la figura di Napolitano è stata affiancata a quella di altri “testimonial” dell’eutanasia attiva e del suicidio assistito quali i familiari di Mario Monicelli, di Carlo Lizzani, di Lucio Magri, di Piergiorgio Welby o a personalità già schierate da tempo quali l’oncologo Umberto Veronesi. Sono state fornite cifre non dimostrate che affermano esservi circa mille suicidi all’anno ed altrettanti tentativi di suicidio da parte di persone malate. E’ stata inoltre illustrata quella che viene definita dal dott. Riccio (noto per il caso Welby) la «morte all’italiana» che sarebbe praticata nei reparti di rianimazione a seguito della «decisione clinica di non iniziare una terapia o interromperla, o ridurla» senza nemmeno chiedersi se queste pratiche non siano semplicemente una lecita astensione dall’accanimento terapeutico. Nella conferenza stampa non è mancata anche la strumentalizzazione di quelle ”migliaia di malati terminali in Italia”, tutti fatti rientrare nel novero di richiedenti l’eutanasia senza porsi il dubbio che magari è altro quello di cui hanno bisogno e richiedono solo assistenza e cure adeguate.

Alcune considerazioni.

Innanzitutto colpisce la discesa in campo del Presidente della Repubblica, figura istituzionale che dovrebbe essere al di sopra delle parti, che così si schiera apertamente affiancando l’associazione radicale ed invita il Parlamento a legalizzare l’eutanasia. Non dimentichiamo che Napolitano non è nuovo a questi interventi, il più eclatante dei quali è stato il suo rifiuto a firmare il decreto legge che avrebbe salvato la vita ad Eluana Englaro. Ora, scrivendo a chi propone la legalizzazione dell’eutanasia, lo fa ancora più apertamente.

Non mi sembra sia così solerte a scrivere ad associazioni di malati, come quelle che scendono in piazza per chiedere cure ed assistenza. Non lo abbiamo sentito richiamare, ad esempio, l’articolo 32 della Costituzione italiana nella prima parte, quella che afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.  Chi è più indigente di un paziente dipendente in tutto quali sono, ad esempio, gli ammalati di SLA? Siamo sicuri che a tutti vengano garantite cure gratuite sufficienti? Viviamo un periodo di profonda crisi economica ed i tagli portati alla sanità vanno oltre le “ottimizzazioni” e il “taglio degli sprechi”, iniziando a farsi sentire anche sul piano clinico. Ai medici, sempre più spesso, verrà chiesto di scegliere chi curare perché le restrizioni stanno arrivando anche sulle risorse primarie. Nessuna denuncia su questo da parte del Presidente della Repubblica.

Un po’ come avviene a Trieste, si parla di registro per le DAT, ma non ci si assicura che tutti gli ammalati abbiano a disposizione tutta l’assistenza di cui hanno bisogno: nessuno scrive mozioni che impegnino il sindaco a verificare la necessità di aprire delle strutture, come quelle già presenti in altre città, per quelle persone che richiedono un’assistenza continua quali i pazienti in stato vegetativo persistente o gli ammalati di SMA. Per loro i soldi iniziano a non esserci più.

Da ultimo sottolineo che è inutile dire che le DAT sono una cosa diversa ed alternativa all’eutanasia: perfino il Presidente della Repubblica ora si è apertamente schierato e quando parla di “fine vita” si rivolge al Comitato “Eutanasia Legale”.

 

 

Una risposta a “No, Presidente. Non siamo con lei”

  1. Sara ha detto:

    Caro presidente vista la sua età dovrebbe evitare certe uscite così penose

Rispondi a Sara Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *