Mostra della Ducaton a Gradisca




Il giardino, la torre, il cuore, il mistero e le arcane rivelatrici parole del silenzio: intorno a queste immagini simbolo la pittrice triestina Annamaria Ducaton ha realizzato alcuni dei suoi cicli pittorici più suggestivi degli ultimi anni, da “Il giardino del cuore” del 2007 a “Ironikamente” del 2010 fino ai “Silenzi” del 2012. Presso lo storico Caffè Emopoli di Gradisca, venerdì 5 giugno, è stata inaugurata la mostra “Dal cuore al silenzio” composta di 10 tele della pittrice provenienti da questi tre cicli raffigurativi: tre quadri del ciclo del 2007, 2 del ciclo del 2010, 5 del ciclo del 2011. Organizzata dal Circolo culturale “Il Segno” del Caffè d’arte Emopoli — di cui è presidente Renzo Pagotto presente all’inaugurazione — e introdotta da Isabella Marchi da Isabella, la mostra, che rimarrà aperta fino al 6 luglio, è una sorta di percorso ideale nei luoghi fisici e spirituali cari all’artista. Come una sequenza di finestre aperte su paesaggi dai colori intensamente fisici e insieme fortemente spiritualizzati, le tele esposte ben rappresentano il percorso esistenziale ed artistico della Ducaton.

In ogni sua tela è possibile cogliere in filigrana lo studio raffinato condotto dalla pittrice, a partire dalla formazione alla scuola di Alice Psacaropulo, dei più diversi linguaggi pittorici e delle potenzialità espressive ed evocative della materia — non solo del colore, ma anche dei tessuti, delle pietre, delle sabbie, delle lave vulcaniche e dei metalli variamente lavorati e amalgamati con i suoi inconfondibili colori dalle tonalità vibranti e sublimate.

Il linguaggio dei simboli è spesso inafferrabile e quindi aperto alle più diverse interpretazioni. Ciò che sembra di poter intuire al fondo delle 10 tele esposte è un indubitabile interesse per la natura e per l’uomo che è calato in essa e che con essa è chiamato ad interagire e a vivere in pienezza. Le tre tele della “Torre del giardino” sono in questo senso una raffigurazione del progressivo inserirsi dell’uomo nella foresta della vita: la torre infatti ben si attaglia a simboleggiare l’uomo teso tra la terra, luogo della sua vita fisica, e il cielo, il luogo della sua trasfigurazione finale e del suo compimento. Il legame della torre con l’umano è espresso dalla figura del cuore che campeggia nelle tre tele inserito in una feritoia della svettante costruzione, a significare il centro pulsante e intelligente della vita umana. Mosso da questo centro caldo e fiammeggiante, l’uomo muove i suoi passi nell’intrico arboreo del mondo simboleggiato dalla vegetazione che nelle tre tele si fa via via più ricca e lussureggiante. Scopo dell’uomo dunque è inserirsi pienamente nella cornice del proprio esistere fisico e naturale, ma senza mai dimenticare il proprio legame con il cielo garantito dallo svettante slancio della torre. I colori, il disegno, la luce che illumina dall’interno la tela, quasi segno della presenza del divino nella natura stessa, sono frutto di una sapienza sicura che scava nei materiali adoperati per trarne tutte quelle vibrazioni invisibili ad occhio nudo che nella loro danza via via si rapprendono nella materia.

L’uomo, nell’universo della Ducaton, in questa sua collocazione tra gli spazi celesti e la palpabile incessante fioritura del “giardino” in cui nasce, cresce e opera all’eterna ricerca di un senso e di un orientamento, è anche luogo notturno di inquietudine, di domande, di smarrimenti. Le due tele “Notte inquieta” e “La curiosità a Praga”, tratte dal ciclo dedicato a Franz Kafka “Ironikamente”, già nei titoli ci introducono nello spirito del grande scrittore praghese rivisitato però attraverso il filtro di un’elegante e intelligente ironia che sa distillare anche dalla notte una parvenza di luce. Il desiderio distruttivo di Kafka di bruciare tutti i propri scritti, fortunatamente non realizzatosi, si incarna in una paesaggio vulcanico che riproduce una sorta di smottamento delle faglie terrestri, figura del rimescolarsi incontrollato dell’anima turbata dello scrittore bramoso di dissolvimento. Ma niente è perduto, come ci indica un sole che pulsa in alto come un cerchio radiante di energie sottili — un gioiello dell’abilità della Ducaton che sa dare ai suoi disegni e ai suoi colori stratificati la densità e il rilievo di un oggetto fisico tridimensionale. Sotto l’occhio implacabile ma sfavillante di questo astro del giorno, nel sollevarsi e sprofondare delle faglie dell’inconscio notturno di Kafka, si crea un’ansa in cui volteggiano gli scritti salvati dalla distruzione. Nulla va mai perduto, nell’universo della pittrice: ove vi è l’oscurità brilla sempre la luce, ove vi è materia vi è anche spirito, come dimostra l’ombra, figlia del raggio solare.

Questo stesso sole, dilavato tuttavia e alleggerito in una tinta più fresca e gentile, ritorna in “La curiosità a Praga”: tra costruzioni dall’aspetto perturbante, di cui la pittrice ha reso alla perfezione la consistenza spessa e terrosa, nel grembo di una notte magica un uccellino dal disegno leggiadro pilucca una massa spugnosa — il cervello umano? – forse per trarvi chissà quali reconditi saperi e illuminazioni o solo per stuzzicarlo con divertito dispetto a svegliarsi dal torpore dell’abitudine.

La narrazione della pittrice prosegue nei dipinti dei “Silenzi”: la presenza umana qui è trasposta nelle ricorrenti gocce d’ore che punteggiano il volo del silenzio nei più diversi luoghi e situazioni. Come una goccia l’uomo ha una parte terrena e materiale, corrispondente alla base rotonda e una parte spirituale ed elevata che corrisponde alla parte alta simile ad una fiamma che arde verso l’alto. Questa goccia riposa nei silenzi del mondo esteriore ed interiore, dal luogo sacro per eccellenza che è Gerusalemme (“Silenzi a Gerusalemme”), agli immoti spazi lacustri (“Silenzio sul lago”) dalla notte sospesa e segreta (“Nella notte il silenzio”) ai deserti di terra e oro (“Silenzio nel deserto”) fino agli abissi della mistica che cingono dei chiostri come quelli della dorata Umbria, terra per eccellenza del silenzio e della contemplazione (“Mistici silenzi”).

Ancora una volta Annamaria Ducatn ci ha fatto viaggiare con lei nei suoi mondi reali e fantastici, regalandoci il puro piacere del guardare le cose vive, visibili e palpabili che ci circondano e di contemplare l’essenza di luce e risplendente mistero in esse racchiuso.

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