L’Inghilterra ha una bomba in casa




Baci e abbracci, buoni sentimenti e concerti. Tutto bello. Peccato che il problema inglese, quello maggiormente interconnesso col terrorismo, più che l’odio islamista manifesto, sembri essere l’invasione culturale islamica. Una invasione, meglio dirlo subito, che non è tesi salviana ma evidenza numerica. Qualche esempio?
A Londra non c’è solo un sindaco islamico che liquida attentatori come «codardi» – cosa già poco rassicurante –, ma anche una guerra demografica dagli esiti, purtroppo, già segnati: nel 2015 sono nati 6.941 Oliver e 7.361 Mohammed. Oltre che di natalità, la questione è pure di criminalità: ufficialmente i mussulmani risultano essere il 4 per cento della popolazione, ma sono il 14,6 per cento di quella carceraria
Da notare come il fenomeno non interessi tutte le minoranze religiose: gli induisti, per esempio, costituiscono l’1,5 per cento della popolazione inglese, ma nelle carceri sono appena lo 0,5 per cento (Ministry of Justice). Ma tutto questo – ribatteranno gli scettici incapaci di staccarsi dal peluche del buonismo – forse c’entra con la demografia e con la criminalità, ma non necessariamente col terrorismo. Davvero? Strano perché oltre a quelli subiti, dal 2013, sono stati 18 gli attentati sventati: e nessuno da parte di cristiani fondamentalisti o di pastafariani. Chissà come mai. Allo stesso modo, un sondaggio a cura della società demoscopica ICM ha fatto emergere, nell’aprile 2016, dati non molto allegri.
Uno, in particolare, davvero allarmante. Si è difatti appurato come appena il 34 per cento del campione – composto da appartenenti al mondo islamico inglese – sarebbe disposto a denunciare alla polizia un sospetto ‘foreign fighter’. In parole povere, più di 6 su 10, nel cosiddetto «islam moderato» inglese, non denuncerebbero un possibile terrorista. Questo contribuisce a spiegare come mai il Regno Unito (così come il Belgio e la Francia) sia oggi fucina di terroristi superiore a Paesi come la Libia o il Marocco (cfr. AA.VV. I Foreign fighter europei, 2015) Orbene, ricordando simili numeri non s’intende certo demonizzare alcuno né soffiare sulle vele del pregiudizio. Tuttavia, ogni tentativo di sdrammatizzare il tutto a colpi di canzoni e volemose bene pare ora poco opportuno. Per il semplice fatto che, dati alla mano, sembra esservi ben poco da sdrammatizzare.
di Giuliano Guzzo
Fonte: http://www.campariedemaistre.com

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