L’informazione sull’Ungheria




Che oggi i grandi mezzi di comunicazione possiedano un potere di orientamento delle idee e formazione delle coscienze semplicemente formidabile non è un mistero: qualcuno, ogni tanto, ci scherza e ci ride anche sopra. Il problema, così pare a noi, è che però in fondo in fondo questa consapevolezza non sia poi così diffusa e avvertita in tutti i suoi reali effetti, potenzialmente dirompenti. Basta confrontarsi con una persona qualsiasi su un tema d’attualità qualsiasi per rendersene conto. La forza di chi urla più forte (anche solo con le immagini, o, nel caso di internet, replicando all’infinito sulla rete i suoi messaggi) è ogni giorno che passa più straripante. Prendiamo il caso dell’Ungheria di cui ultimamente ci stiamo occupando per varie ragioni. Se chiedete a una persona mediamente informata che cosa conosce dell’Ungheria attuale e che idea ne ha avrete come risposta (probabilmente, se vi va bene) che la situazione è “preoccupante”, “desta turbamento”, forse (addirittura) è persino “allarmante”. Prima d’iniziare a chiedervi se state parlando veramente della stessa cosa o avete capito male, magari interrompete il vostro interlocutore per essere certi di quanto ascoltato. E dopo che avete sentito la replica scoprite che è proprio così, il giudizio non cambia. D’altronde non l’ha detto pure il tiggì della sera l’altro ieri che da quelle parti la libertà è in serio, anzi serissimo pericolo? Si vuole mettere il bavaglio alla magistratura, si ripescano i vecchi simboli nazionali e ci si allontana dai valori dell’Europa, sì, Orbàn è proprio un tipo autoritario…e….va fermato. Con ogni mezzo. Colpiti dalla foga inusitata con cui il vostro interlocutore cerca di coinvolgervi nella nuova campagna anti-magiara ‘senza se e senza ma’, voi cercate di alzare la manina e dire che però avete altre notizie e, comunque, dopo tutto, il New York Times (per fermarci al New York Times), con tutto il rispetto per il New York Times, non è Gesù Cristo. Ma non fate neanche in tempo a finire quella frase che subito lo sguardo del vostro interlocutore si è trasformato in quello di un tifoso da curva allo stadio quando vede l’arbitrio sbagliare un giudizio….peste vi colga!! Non vorrete mica…..sostenere Orbàn? State scherzando? Voi cercate di far sommessamente notare che, al di là del giudizio politico su qualche provvedimento, che può essere diverso, il governo è stato eletto dalla stragrande maggioranza degli ungheresi e ha avuto persino i 2/3 richiesti per cambiare la Costituzione, il cui nuovo testo nel complesso  è decisamente incoraggiante. In ogni caso, sulla riforma della magistratura non è proprio come alcuni l’hanno raccontata, i simboli nazionali in sé sono espressione della propria storia passata da rispettare e sui valori comunitari, beh, bisognerebbe prima capire a quale ci si riferisce magari no? Non sono certo tutti uguali e sullo stesso piano… 

A questo punto dovrebbe avere luogo il vero confronto perché in un normale scambio di opinioni a una critica si risponde con una controcritica e via dicendo. E invece no. Voi potreste sostenere qualsiasi cosa ma….non siete mica il tiggì della sera e neanche il New York Times, per cui che cosa volete saperne voi? Studiate piuttosto come stanno realmente le cose e informatevi! Stop. Fine del confronto. Poi, uno dice il dialogo. Fuori dalle battute (ma fino a un certo punto) la scena appena descritta mostra bene quale sia l’influenza dei grandi mezzi d’informazione sull’opinione pubblica. Qui non si tratta di difendere Orbàn, chiaramente, che non ne ha bisogno, ma semplicemente di stare ai fatti e alla chiave con cui interpretarli. Se diamo un valore semi-divino e indiscutibile alle fonti d’informazione ‘politicamente corrette’ – perché ‘comunque’ rappresentano la maggioranza dell’intero orbe massmediatico, quindi non possono sbagliare – l’esito non può che essere questo. Il dramma nel dramma, poi, è che in tutta questa situazione il cristiano in buona fede e veramente ignaro di come vadano le cose oltre il Danubio (per restare all’Ungheria) si fiderà della versione di chi urla più forte o ha più spazi e su questa si formerà la sua idea. Non solo. Ma sapere che la sua idea è la stessa condivisa (o così parrebbe) dalla maggioranza lo rafforzerà ancora di più nella sua presa di posizione. Alla fine, non vorrà più sentire ragioni. Perché tanto, andiamo, lo sanno tutti che è così! E’ talmente evidente! Ora, se volete vedere gli effetti reali di questo pervasivo processo di orientamento etico-culturale sostituite al tema Orbàn, per esempio, il tema ‘laicità’, il tema ‘scuola pubblica’ o il tema ‘matrimonio’. E provate a ripetere l’esperimento di cui sopra nelle situazioni e nei contesti sociali più diversi. Preparatevi anche alle reazioni, però. E state attenti alle parole che pronunciate perché potreste trovarvi a difendere con il coltello fra i denti ogni accento e ogni virgola usciti dalla vostra bocca. Poi, non dite che non ve l’avevamo detto.

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