Le prime mosse di Appendino. Pulizia e onestà? No, gaffe e ideologia




Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola

La sue elezione destò sorpresa e curiosità, ma le prime mosse del nuovo sindaco di Torino, Chiara Appendino, sono state un misto di pressapochismo e ideologia. Il giorno del voto ci fu chi filosofeggiò sul volto pulito da ragazza della porta accanto e sul nuovo corso cinquestelle, non più urlato, ma “Bocconi Style”. Specchietti per le allodole.

Pronti via e ha chiesto le dimissioni di Francesco Profumo, presidente della Compagnia San Paolo. Bum! Solo che, quando Profumo le ha fatto presente che la «Compagnia è un’istituzione privata con il suo statuto e la sua autonomia», quella ha più risposto? Silenzio.

Poi ha detto che non può fermare la Tav, ma che vorrebbe farlo. Solo che le grandi opere non fanno solo il bene delle grandi imprese, ma anche delle piccole. Non solo: smentendo la prosopopea cinquestelle sull’attenzione ai piccoli e medi imprenditori, ha affermato essere sua intenzione estendere fino a mezzogiorno, e persino oltre, la Ztl del centro storico. I commercianti ringraziano.

Insomma, le perplessità non sono poche, e si aggiungono alla strana idea di trasparenza tanto sbandierata con, da un lato, l’annuncio della giunta in diretta Facebook e, dall’altro, la tre giorni a porte chiuse per fare «team building». Sarà anche che “uno vale uno”, ma il neo-sindaco si è tenuta per sé tre deleghe pesanti, in precedenza assegnate a tre diversi assessori: Partecipate e Polizia municipale, Decentramento e Promozione della città, eventi e manifestazioni culturali.

Critiche ingenerose? E sia. Una cosa nuova Appendino l’ha fatta: ha creato l’assessorato “alle famiglie” (al plurale), affidandolo a una personalità “super partes”: Marco Giusta, ex presidente Arcigay Torino.

 

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