“In un giorno di sole volerò via da qui, sono ferro e cartone queste mie nuove ali e così farò in modo che il viaggio sia il più breve che so”
Nel suo quarto album: “Ferro e cartone” del 2007, Renga (all’anagrafe Pierfrancesco Renga) esprimeva quel desiderio di fuggire dalla realtà quotidiana, che sarà presente in altre sue canzoni. Fin dall’inizio della sua carriera da solista (in precedenza era stato vocalist della band Timoria) aveva sottolineato l’amarezza, il silenzio ottuso dei giorni che passano, l’incertezza del futuro, la ricerca di significato della vita. Il brano musicale: “Ci sarai” del 2004 attestava questa fragilità: «Come una fotografia dai colori incerti è questa vita la mia (…). Dimmi che tu ci sarai, quando il tempo su di noi avrà ormai lasciato segni che non vuoi. Dimmi che tu ci sarai, quando la malinconia vestirà i ricordi della vita mia».
Se potessimo accostare una stagione per descrivere lo stato d’animo ed i testi di Francesco Renga, quella potrebbe essere l’inverno o, tutt’al più, l’autunno: «Amore, racconta l’inverno che c’è (…) sono qua a rincorrere parole, ad inventare ancora scuse e accorgermi che sembra impossibile». Anche inseguendo le orme dell’amata, come nel pezzo: “Tracce di te” del 2002, il cantante udinese non si esimeva dal dipingersi in un quadro senza calore, senza colore e soprattutto muto di significato: «Eccomi, bicchiere tra le dita e gente sconosciuta intorno a noi (…) cerco ancora qualcosa nel silenzio che c’è, lungo questo cammino io trovo di nuovo le tracce di te». Pure nella videoclip della canzone vincitrice al Festival di Sanremo del 2005, “Angelo”, all’inizio veniva fatto sentire come sfondo musicale il soffio del vento, quasi come ad invocare appunto l’avvento di un angelo a rendere meno cupa la notte, meno ansiosa la ricerca di senso: «Notte fonda senza luna e un silenzio che mi consuma. Il tempo passa in fretta e tutto se ne va (…) preda degli eventi e dell’età, ma questa paura per te non passa mai. Angelo, prenditi cura di lei…». Per il cantante friulano vissuto a Brescia non era affatto facile pensare ad un serio cambiamento, ad un reale e significativo mutamento di rotta in ordine alla propria vita, come conferma il brano “Cambio direzione” del 2007: «Mi parli da vicino e dici cose che so già. Ognuno è il suo destino, il nostro ormai finisce qua (…). Cambiar direzione e farsi una ragione che quello che non sei non diventerai. Fine della storia e se non hai memoria, ora sai non mi troverai, cambio direzione».
Nelle sue fragili e apparentemente delicate e dolci canzoni d’amore, Francesco Renga non riesce mai a sottrarsi dall’incombente non senso che grava sul suo orizzonte: «Lascia che si posi come una carezza tutta questa amara dolcezza che mi attraversa lieve, come un’ombra sopra la neve a coprire le mie miserie (…). Ora ho imparato a vivere e pago questa solitudine. Come mi viene, come mi conviene, come si fa tra uomini». Cantando si impara con Renga, parafrasando una delle sue ultime canzoni, “Vivendo adesso”, a cercare di vedere il mondo in modo diverso e non conformista: «Un’altra immagine di te, un nuovo modo di vedere le cose (…). A te che cerchi di capire e che provi a respirare aria nuova e non sai bene dove sei…».
Cantando si impara con Renga a cercare di trovare il coraggio di “volare” alto, anche con ali nuove di ferro e cartone, pur rischiando di cadere a terra. Nel brano: “Guardami amore” si condensa l’itinerario senza traguardo, l’approdo mai raggiunto di colui che cerca inutilmente nel mondo un sostegno, una stampella per poter rimanere in piedi: «Pensai fosse stato un po’ più facile quello che tutti han chiamato vivere, ma quando sotto i piedi il mondo cade, diventerà impossibile restare in verticale». Rimanere in questa incerta condizione, frutto di un orizzonte solamente mondano, è assai difficile, come afferma nel brano “Stai con me” del 2011: «Stai con me amica fragile, stammi vicino; questo cammino fallo con me e vedrai oltre le nuvole quale orizzonte le nostre impronte raggiungeranno. E ti guardo come se non fossi te a fare tutto quel che fai inutile. Inutile così rimani lì…». Le nuove ali di Francesco Renga, pur con l’intenzione di volare, non permettono viaggi senza pericoli, senza tensioni ed, in ultima istanza, non fanno che farci cadere rovinosamente a terra: «Trovato il coraggio da te tornerò; dovrà fare attenzione per non cadere giù tra rimorso e dolore e non perderti più».
Lascia un commento