Forte impegno della Chiesa slovena per mobilitare i fedeli al referendum abrogativo della legge sul "matrimonio omosessuale". Una lezione per l'Europa e per l'Italia.

La Slovenia boccia il matrimonio gay (prezioso l’impegno dei Vescovi)




Il popolo della vicina Slovenia ha dato all’Europa una grande lezione bocciando, attraverso lo strumento referendario, la legge che istituiva le così dette “nozze gay”. E’ durata pochissimi mesi la possibilità di “sposarsi” e adottare bambini per le coppie dello stesso sesso in Slovenia. Il voto popolare ha cancellato la legge approvata lo scorso marzo dalla maggioranza di sinistra al potere. Il Parlamento sloveno aveva votato una modifica dell’istituto matrimoniale consentendo così matrimoni tra persone dello stesso sesso e relative adozioni, il popolo nel referendum abrogativo di domenica 20 ha detto inequivocabilmente No!
Così ora la Slovenia ritorna, per diretta e manifesta volontà popolare, ad una legislazione familiare conforme all’ordine naturale di giustizia. Ordine che impone l’evidenza della complementarietà sessuale maschio/femmina dei coniugi e il diritto dei figli ad un padre e una madre.
Il 63,3 % degli elettori ha respinto la pretesa legislativa delle sinistre al potere di ridefinire il matrimonio negandone l’essenziale proprietà dell’eterosessualità. Una legge contraria a giustizia, non meno folle perché ricalcata su altre analoghe ormai promulgate in buona parte dell’Occidente, è stata cancellata e il merito è del buon senso del popolo sloveno.
Il comitato civico “Ne va dei bambini” aveva saputo raccogliere, a partire dal 23 marzo, oltre 40 mila firme per l’abrogazione della legge istitutiva del “matrimonio gay”, lo stesso Parlamento a maggioranza socialista che aveva approvato la legge contestata bocciava la richiesta dei 40 mila cittadini. Seguì un ricorso alla Corte Costituzione e infine il referendum di domenica. Ad essere bocciata è stata così l’ideologia imposta per legge e il popolo ha decretato la sconfitta di chi con arroganza aveva prima legiferato contro l’ordine naturale e poi aveva anche respinto la voce di oltre 40 mila cittadini impegnati a difendere i diritti dei bambini.
Il ruolo della Chiesa è stato prezioso nell’informare e istruire i fedeli circa l’intrinseca contrarietà a giustizia delle così dette nozze gay e delle adozioni concesse a coppie omosessuali, nel richiamare i cristiani al dovere morale di difendere la famiglia nella sua verità naturale. Lo stesso papa Francesco aveva rivolto un caldo appello agli sloveni perché sapessero farsi promotori e difensori della famiglia.
Questa vittoria della cultura pro-family corona un percorso di risveglio valoriale in Slovenia dove la difesa dei principi non negoziabili in materia familiare aveva già visto nel marzo 2012 una significativa affermazione con l’abrogazione, anche quella volta per via referendaria, della legge che stabiliva il riconoscimento legale delle unioni civili (anche omosessuali).
Così ora, dopo i due pronunciamenti referendari (quello di domenica 20 e quello del marzo 2012), in Slovenia è scongiurato il pericolo che un bambino sia privato per legge del diritto ad avere una madre e un padre per assecondare le voglie di una qualche coppia omosessuale. Inoltre il riconoscimento legale delle unioni gay è stato cancellato dall’ordinamento sloveno e si è ribadita l’impossibilità di matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Quella che ci viene dalla Slovenia è una grande lezione: lezione per i cristiani e gli uomini di buona volontà, lezione per le forze politiche, lezione per i Pastori. E la lezione è che le battaglie sui principi non negoziabili, sulla vita e la famiglia, vanno combattute e combattute con tenacia, che non ci si può rassegnare alla deriva nichilistica dell’Occidente, che non si può scendere a patti con o addirittura “battezzare” ciò che è intrinsecamente contrario alla legge naturale, che quando queste battaglie le si conduce con vero impegno e mobilitando tutte le energie le si riesce anche a vincere, che il popolo nella sua maggioranza silenziosa è lontano dai deliri ideologici che sembrano oggi inarrestabili, che i Pastori sono veramente saggi non quando perseguono un perpetuo moderatismo ma quando si pongono alla testa del gregge per educarlo e condurlo secondo verità e giustizia.
Ci auguriamo che la lezione slovena serva ad illuminare tanto le forze politiche italiane più sensibili quanto lo stesso mondo cattolico nazionale spesso fin troppo propenso al compromesso se non alla resa. A compromesso alcuno dovrebbe invece essere il motto che ispira l’impegno di Pastori, fedeli e cittadini di buona volontà quando si tratta di difendere e affermare la verità della famiglia e i principi non negoziabili.
Complimenti e grazie ai fratelli sloveni per l’esempio e la lezione donataci!

2 risposte a “La Slovenia boccia il matrimonio gay (prezioso l’impegno dei Vescovi)”

  1. Patrizio Romano ha detto:

    Grazie alla Slovenia

  2. Sara ha detto:

    Questo crea un precendente speriamo che anche i cattolici o solo le persone di buon senso facciano uguale qui in Italia

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