Papa Francesco, parlando all'Europarlamento, ha offerto una preziosa lezione di Dottrina sociale ad una Ue in crisi di identità e di speranza. Le parole del Santo Padre chiamano tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà ad un rinnovato impegno per la rinascita cristiana dell'Europa.

La saggia parola di Papa Francesco all’Ue




L’Unione Europea mostra ormai con evidenza segni di stanchezza e di crisi. Crisi economica e politica ma, più profondamente, crisi di identità e di speranza. In più Paesi dell’Unione le popolazioni sono di anno in anno più indifferenti, se non ostili, alle istituzioni comunitarie e al progetto europeo.

Politiche spesso contrarie al comune buon senso e alle tradizioni dei popoli, l’impressione di un potere burocratico e intoccabile, il forte connotato ideologico di molti progetti comunitari, ad esempio in campo familiare, di salute riproduttiva, di libertà educativa, hanno creato un vero muro tra l’UE ufficiale e l’Europa reale fatta di famiglie e popoli.

In questo quadro di incipiente fallimento del progetto europeista si colloca la visita di papa Francesco all’Europarlamento di Strasburgo. Parlando nell’emiciclo del Parlamento dell’Unione, il Santo Padre ha svolto un breve discorso dalla forza sorprendente. Parole tanto lucide e vere quell’Assemblea non le ascolta di certo sovente!

Il Papa ha posto al centro del suo dire il richiamo alla “dignità trascendente” della persona umana sottolineando, quali parole-chiave, e “dignità” e “trascendente”.  Solo sulla riconosciuta dignità trascendente dell’essere umano è possibile fondare i diritti dell’uomo come “diritti inalienabili della persona”. Ma, ci ricorda papa Francesco, il riferimento che fonda la dignità dell’uomo è la natura dell’uomo, essere razionale e capace di atti liberi, essere relazionale.

Il Santo Padre ha voluto così risvegliare quanti dormono nell’illusione di poter fondare i così detti diritti umani prescindendo dal riferimento alla natura dell’uomo, natura intrinsecamente normativa, ovvero alla legge naturale.  E proprio l’UE si segnala per questa pretesa, infatti mentre proclama la propria assoluta dedizione ai diritti umani nega ogni istanza giusnaturalista rifiutando di riconoscere il valore normativo della natura umana.

Troppo spesso la retorica dei diritti umani diviene mezzo per introdurre negli ordinamenti “nuovi diritti” che altro non sono che traduzione in legge di postulati ideologici. Basti pensare alle normative espressione dell’ideologia gender! È quello che papa Francesco ha chiamato “equivoci” e “fraintendimento del concetto di diritti umani”, “loro paradossale abuso”.  Una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali (individualistici) contro l’ordine naturale e il bene della famiglia, delle comunità, della società.

L’efficace immagine utilizzata da papa Francesco è quella della monade, la persona pensata individualisticamente come monade dove resta come solo criterio la volontà di autodeterminazione del singolo. Tutto ciò determina un diritto concepito come traduzione legale dell’arbitrio individuale, un diritto dissociato dal dovere.

Contro simile aberrazione del diritto il Santo Padre ha indicato la riscoperta del bene comune quale criterio di ogni agire politico, del diritto e del vivere dei singoli in società. In questo quadro, brilla il richiamo del Papa all’importanza della famiglia “fertile e indissolubile” contro la cultura contraccettiva e del relativo. Senza la solidità della famiglia indissolubile e feconda “si finisce per costruire sulla sabbia”, parola di papa Francesco.

Non sono mancati, nel discorso del Papa all’Europarlamento, felici considerazioni sull’ecologia come custodia del creato e sulla dignità del lavoro.

Con l’amore di un padre preoccupato per il disorientamento dei propri figli, il Papa ha ricordato, ad una UE che rifiutò, solo pochi anni addietro, di riconoscere le proprie radici cristiane, come la conoscenza della propria identità sia “necessaria anche per dialogare”.

“L’Europa riscopra la sua anima buona”, anima che ha informato di sé due millenni di Cristianità, “essa è il nostro presente e anche il nostro futuro. Essa è la nostra speranza”.

Solo se l’UE troverà la propria identità nella tradizione cristiana, che è la tradizione europea, saprà uscire dal declino e divenire forza positiva nella storia dell’umanità.

Il discorso di papa Francesco all’Europarlamento resterà nella storia dell’Europa e delle istituzione dell’UE, speriamo non solo alla maniera d’una onorata iscrizione lapidea ma piuttosto come germe di una rinascita cristiana dell’Europa. Sono parole che ogni cristiano d’Europa dovrebbe fare proprie e tradurre in azione, specie se impegnato in politica. Conclude papa Francesco:

“Cari Eurodeputati, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili; l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente. È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda e difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità!”.

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