Con delibera del 16 gennaio, la giunta Serracchiani ha definito le modalità d’accesso alla fecondazione artificiale eterologa nel Friuli Venezia Giulia, su proposta dell’assessore alla salute Maria Sandra Telesca. A differenza dell’omologa, nell’eterologa il seme o l’ovulo provengono da un donatore esterno alla coppia, cosicché il nascituro sarà il figlio naturale di un padre o di una madre di cui, forse, non conoscerà mai il nome.
Vuoto normativo in Italia? Non proprio, perché la Legge 40/2004 (“Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”) vieta il ricorso alla fecondazione eterologa. La Legge 40 ha resistito anche al tentativo di essere abrogata, da parte dei Radicali italiani, che nel 2005 promossero un referendum, poi invalidato per via dell’altissimo astensionismo. Ma, come oramai è prassi, quello che non può essere ottenuto democraticamente con la volontà popolare, lo si ottiene per via giudiziaria: il 9 aprile 2014 la Corte costituzionale ha sancito l’incostituzionalità di alcuni articoli della Legge 40, tra cui quelli relativi al divieto di fecondazione eterologa. A seguito del pronunciamento è seguito il caos. Ogni regione si regola secondo convenienza e di nuovo si richiedono nuove norme e leggi per mettere un po’ di ordine, come se s’ignorasse che ogni nuova legge viene sistematicamente impugnata dal magistrato di turno, che non la trovasse di suo gradimento.
Leggi umane a parte, la fecondazione artificiale in genere e l’eterologa, in particolare, sono pratiche illecite e lesive dei diritti di Dio e della dignità umana. Nel 1987, nella “Donum Vitae”, la Congregazione per la Dottrina della Fede affermava che «la fecondazione artificiale eterologa lede i diritti del figlio, lo priva della relazione filiale con le sue origini parentali e può ostacolare la maturazione della sua identità personale» (II, n. 2). Quindi, primariamente, l’eterologa recide la pianta della vita, danneggiandone le radici e impedisce ai frutti di goderne la linfa. Inoltre essa «costituisce una offesa alla vocazione comune degli sposi che sono chiamati alla paternità e maternità», poiché «priva oggettivamente la fecondità coniugale della sua unità e della sua integrità; opera e manifesta una rottura fra parentalità genetica, parentalità gestazionale e responsabilità educativa».
Molto esplicita è anche l’enciclica “Evangelium Vitae” (1995) di San Giovanni Paolo II, che biasima le «varie tecniche di riproduzione artificiale», in quanto «aprono la porta a nuovi attentati contro la vita» (n. 14). Per questo motivo, tali tecniche sono «moralmente inaccettabili» (ibidem).
Nell’aprile del 2014 Papa Francesco, nel contestare la decisione della Corte costituzionale, che ha reso possibile praticare l’eterologa, evidenziava la necessità di una «ferma opposizione a ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa», perché «il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia».
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