Il Governo ha bocciato per la seconda volta, annunciando la sua opposizione, la legge regionale sul fine vita (DAT, Dichiarazioni anticipate di trattamento). Il motivo? Sempre quello: in base alla Costituzione legiferare su questi temi spetta al Parlamento e non ai Consigli regionali.

La Regione bocciata due volte




Il Governo ha bocciato per la seconda volta, annunciando la sua opposizione, la legge regionale sul fine vita (DAT, Dichiarazioni anticipate di trattamento). Il motivo? Sempre quello: in base alla Costituzione legiferare su questi temi spetta al Parlamento e non ai Consigli regionali. Una volta ci si vergognava quando si veniva bocciati per due anni di fila. E c’era una norma – non so se ancora valida – secondo cui dopo due bocciature l’alunno non poteva reiscriversi e doveva eventualmente presentarsi da privatista.

Molti avevano avvisato la giunta e il consiglio che stavano uscendo dalle loro competenze. Ma lo hanno fatto lo stesso e, non paghi della prima bocciatura, hanno leggermente modificato la legge pensando di farla franca ma sono rimasti intrappolati lo stesso: la Costituzione non possiamo applicarla solo quando vogliamo noi.

Ai tempi dell’approvazione della legge regionale sul fine vita i giornali titolavano: Il FVG è la prima regione in Italia a farlo. Ti credo! Non si poteva fare! Che titolo di merito è essere primi negli abusi e nelle scorrettezze? Sempre a quei tempi noi di Vita Nuova dicevamo che si trattava di propaganda culturale a favore di una ideologia tendenzialmente eutanasica. Insomma, la legge era fatta per motivi ideologici e non politici. E si sa che per l’ideologia si superano limiti e paletti e delle norme vigenti ce se ne fa un baffo. L’ideologia è anche testarda e pervicace: si spiega così l’iterazione dell’errore (e della bocciatura).

Un punto merita attenzione: non è bello che una istituzione pubblica e democratica non rispetti le regole. Non è educativo nei confronti dei cittadini, che quella stessa istituzione chiama poi a rispettare le regole e li sanziona quando non li rispettano.

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