La norma del cielo di Claudio Rocchi




“La norma del cielo è il vuoto di tutto, il vuoto che riempie di tutto ogni cosa”

Claudio Rocchi (1951-2013) è stato un cantautore e conduttore radiofonico protagonista dei voli di fantasia psichedelica soprattutto negli anni ’70. Il rock psichedelico, che ha avuto nei Pink Floyd il punto più alto, ha rappresentato nel cosiddetto rock progressive la ricerca verso nuove atmosfere anche musicali ma anche spirituali. Passando dai capelloni della contestazione giovanile ai rapati a zero degli Hare Khrsna, Claudio Rocchi è stato l’emblema di quella ricerca musicale che ha portato verso l’illuminazione spirituale, facendolo divenire monaco induista per 15 anni. Dopo la breve parentesi musicale con gli Stormy Six, il cantautore milanese ha intrapreso la ricerca di quelle good vibrations, rappresentate sin dal titolo dei suoi primi e più significativi LP: “Viaggio”, “Volo magico n°1”, “Essenza”, “La norma del cielo”.
Musiche ipnotiche, talvolta solamente acustiche (con l’accompagnamento di musicisti di valore come ad esempio Mauro Pagani, poi PFM o Alberto Camerini) e con testi non gridati, aventi come punto di riferimento il sogno dell’Oriente, come ad esempio nel brano “L’umana nostalgia”: «Io amo gli uomini e le donne accese che insieme stanno uscendo dagli schemi, che sanno fare a pezzi porte chiuse (…). Ora mi sento più chiaro: saranno corse i nostri passi seguendo i riflessi dell’anima». Come ha esplicitamente detto dopo il ritorno dall’esperienza vissuta da monaco in India: «Bisogna agire in modo non interessato, tagliare la rete karmica, non fare speculazioni mentali, non credere di essere Dio», manifestando in quella scelta dell’Oriente un ripudio dei valori dell’Occidente, Claudio Rocchi ha espresso nella sua canzone-simbolo (“La realtà non esiste”) il cambiamento del livello di coscienza e di percezione: «Quando stai mangiando una mela, tu e la mela siete parti di Dio. Quando pensi a Dio sei una parte di ogni parte e niente è fuori da tutto. Quando vivi tu sei un centro di ruota e i tuoi raggi sono raggi di vita; puoi girare solo intorno al tuo perno o puoi scegliere di correre e andare».
Tutt’altro che marginale nella musica di protesta di quelli anni post ’68, basti pensare alla sezione dedicata a Rocchi nell’ambito della trasmissione radiofonica “Per voi giovani” o come sigla dell’allora Radio Milano Centrale, divenuta successivamente Radio Popolare, la musica di Claudio Rocchi ha riscosso un discreto successo ed è stato un punto di riferimento per miriadi di giovani “viaggiatori” che tra canne, sogni e utopie cercavano di varcare il confine (andando spesso oltreconfine) della mente, della percezione, dell’abitudine. Proveniente da ottima famiglia borghese, Claudio Rocchi ha condensato nell’autobiografia le sette fasi della sua vita: lo studente, l’aspirante rock star, l’aspirante santo indù, il conduttore e professionista radiofonico, il musicista ritrovato, la malattia degenerativa, l’ultima prova. È morto infatti a causa di una grave malattia degenerativa delle ossa. Alla figura di Gesù ha dedicato almeno esplicitamente un paio di canzoni (“Lascia Gesù”, “Gesù Cristo-Tu con le mani”) nelle quali ha espresso una critica soprattutto alla ricezione occidentale del Suo messaggio di salvezza: «Devi crearti degli spazi per organizzare la tua morte? Tu con le mani apri la porta (…) Gesù Cristo non è morto, vive e lavora nel Perù ma il fatto è che il Perù è dentro di noi, quindi Gesù Cristo è dentro di noi».
Cantando si impara con Claudio Rocchi a fuggire dalla spesso squallida routine quotidiana ed a valorizzare la ricerca spirituale più sincera, come sintetizzato nel brano “La tua prima luna”: «Se hai voglia di chiedere aiuto vai in quella prigione dove ti hanno insegnato ad amare…». Cantando si impara con Claudio Rocchi a valorizzare ciò che permane, ciò che è essenziale, come nella canzone “Tutto passa”: «La musica dei giorni cambia ma l’oro resta oro». Purtroppo il suo panteismo, espresso soprattutto nel brano “Dio”: «Dio nell’intelligenza, nell’uomo, nelle cause, negli effetti…» non può che far approdare ad un senso di disgusto del reale incompatibile con l’essere cristiano. La sua ricerca musicale e spirituale rarefatta, densa di sensazioni, di percezioni non può che condurre, nel liberare la mente e la coscienza, al nichilismo: «Quando gridi “La realtà non esiste” hai deciso di essere Dio e di creare. Quando chiami tutto questo “reale” hai trovato tutto dentro ogni cosa».

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