Il quotidiano Il Piccolo del 3 luglio scorso riportava la notizia che alla Sissa si darà inizio ad un corso a numero chiuso di “Neuroetica”. Dal mio piccolo punto di vista vorrei dire che questa materia non può esistere, oppure non può avere questo nome. La neuroetica vorrrebbe spiegare i comportamenti morali della persona umana sulla base del suo cervello, inteso come organo fisico. Ma una volta che le scelte umane siano determinate dal nostro cervello inteso come organo esse non sarebbero più umane, e quindi non si potrebbe più parlare di etica. Perché si possa parlare di etica bisogna che ci sia la libertà della scelta, solo così si può valutare il nostro comportamento in termini di bene e di male. Ma la libertà della scelta è negata se il nostro comportamento viene considerato solo una conseguenza di processi organici di tipo neuronale. Si dovrebbe allora parlare di “etologia” e non di “etica”.
C’è in giro un gran movimento a voler spiegare completamente l’uomo tramite le neuroscienze. Da qualche mese al TG2 della domenica viene ospitata una indagine sui nostri sentimenti e sulle nostre passioni: la fortezza, l’ira, l’invidia … alla fine viene chiesto al neurologo di spiegarceli sulla base del nostro cervello. Ma in quel modo a quei sentimenti e a quelle passioni viene tolto ogni significato morale e quindi umano. Se Dante fosse vissuto al tempo delle neuroscienze non avrebbe scritto la Divina Commedia, perché i peccati e le virtù sarebbero stati solo il frutto dei determinismi cerebrali. Né colpa né merito, quindi. Ma senza colpa o merito ci sono le anatre di Konrad Lorenz, non gli esseri umani.
E ciò sia detto senza disprezzo alcuno per le neuroscienze. Fanno il loro lavoro. Per farlo però devono rimanere al loro posto e non pretendere ri invadere anche l’etica. Sarebbe interessante indagare le cause cerebrali di questa fissa dei neuroscienziati di voler spiegare tutto.
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