Come affettuoso e grato ricordo del Cardinale Biffi ripubblichiamo la recensione delle sue "Memorie" scritta da Stefano Fontana qualche anno fa e nella quale il Cardinale disse di essersi riconosciuto.

La morte del Cardinale Giacomo Biffi, un cristiano pungente




Subito dopo la pubblicazione presso le edizioni Cantagalli delle Memorie del Cardinale Giacomo Biffi, scrissi una recensione del voluminoso libro. Seppi poi, da David Cantagalli, che il cardinale l’aveva letta e aveva detto di averla particolarmente apprezzata perché in essa si era riconosciuto. La ripubblico oggi come affettuoso e grato ricordo per questo grande Maestro di Fede e di Ragione.

Stefano Fontana

Dice Benedetto XVI che quando l’uomo dimentica Dio cade in preda degli déi. Il Cardinale Biffi è dello stesso parere: spesso chi non crede in Dio finisce per credere a tutto. E’ per questo che nel frontespizio delle sue Memorie ha posto la frase di Sant’Ambrogio: Ubi fides ibi libertas. E a scorrere le 638 succulente pagine di queste “Memorie e digressioni di un italiano cardinale”, in libreria in questi giorni per le Edizioni Cantagalli di Siena, ci si imbatte in una grande libertà di pensiero, che il cardinale Biffi traduce, come è sua preziosa attitudine alla quale ci ha da molto tempo abituato, in espressioni sottilmente ironiche e talvolta sarcastiche. Un’ironia che esprime un distacco critico dai luoghi comuni e una libertà di pensiero di chi assume un punto di vista dall’alto e dal basso: dall’alto della fede della Chiesa e dal basso degli umili e dei semplici. Giacomo Biffi ama parlare con il buon senso del Vangelo e della gente semplice, rifiuta gli intellettualismi ideologici e quanto egli chiama la “pars loquacior” del mondo cattolico, ossia gli intellettuali alla moda che rincorrono il mondo, che amano i sociologismi, che nelle distinzioni accademiche annacquano la densità della proposta cristiana, quelli del “sì, ma…”, che partecipano alle innumerevoli commissioni di lavoro, che pontificano sui giornali e che spesso scandalizzano, appunto, gli umili.

Il Cardinale parla della sua vita, naturalmente; ma così facendo parla anche della nostra, parla dell’evoluzione della società italiana e della Chiesa. Mille personaggi emergono, che Biffi descrive con penna felice e senza risparmiarsi giudizi e valutazioni. Grandi lodi per la statura del Cardinale Colombo (“E’ stata un’epoca tra le più luminose e feconde della nostra vicenda ecclesiale, per il calore e la certezza della fede, per la concretezza delle iniziative e delle opere, per la capacità di rispondere alle interpellanze dei tempi non con cedimenti o mimetismi, ma attingendo al patrimonio inalienabile della verità”) e di Montini. Un assordante silenzio sul cardinale Martini. Un gustoso ritratto del Presidente Pertini che, incontrandolo nel 1984 appena fatto vescovo di Bologna, si dichiarò subito ateo ma sicuro di andare in paradiso: “e così mi resi conto che gli italiani avevano un Presidente dalle idee un po’ confuse, almeno in materia di ateologia”. Una sincera valutazione di Giuseppe Dossetti: autentico uomo di Dio, ma indebolito da un’ossessione primaria e permanente per la politica e da una insufficiente fondazione teologica. Grande stima per Giovanni Paolo II – che suscita subito in lui “perfetta consonanza, gioia, entusiasmo” -, a parte qualche perplessità sul “mea culpa” del Giubileo del 2000, e autentica venerazione per Benedetto XVI.

Ma non vanno dimenticati altri “personaggi” della vita del cardinale Biffi, a lui altrettanto cari: Pinocchio, Collodi, Chesterton, il cardinale Newman, Solovev e soprattutto il grande dei grandi: Sant’Ambrogio, Sono i “personaggi” che hanno ispirato la vita interiore del cardinale e che, quindi, sono stati molto presenti nella sua vita e nel suo animo.

Il cardinale Biffi è noto ai più per le sue pungenti uscite estemporanee, che spesso hanno fatto parlare i giornali, come quando propose una selezione in entrata dei migranti in base alla loro religione. Queste Memorie sono ricche di prese di posizione di questo genere e sicuramente il lettore andrà soprattutto a cercare questi punti, senza rimanere deluso. Come quando Biffi distingue tra San Francesco e gli ecologisti e i pacifisti contemporanei, che vogliono staccare la natura da Dio e nel predicare la pace sono pieni di rancore ed odio. Come quando, nel 1990, ebbe il coraggio di fare questa previsione sul futuro dell’Europa: “Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la cultura del niente”. Oppure come quando criticò la “scelta religiosa” dell’Azione cattolica, “modo cauto, reticente e abbastanza scaltro per dire scelta antidemocristiana”.

Eppure sarebbe un errore cercare solo in queste prese di posizione il senso di queste Memorie. Biffi è anche queste sottolineature caustiche e di coraggio intellettuale, ma non solo questo. L’aspetto più bello delle Memorie non sono i pur attraenti e mai superficiali fuochi d’artificio di una mente acuta e creativa, ma la profondità della fede vissuta, l’amore per la porzione di Chiesa che a Biffi era stata affidata, la tensione pastorale di evangelizzare nella carità e nella verità. Durante il conclave che avrebbe eletto Benedetto XVI, il cardinale Biffi intervenne per dire che Dio non chiederà al nuovo papa “di risolvere tutti i problemi del mondo. Gli chiederà di volergli bene con una amore straordinario”. La lettura di queste Memorie dà bene il senso di come anche Giacomo Biffi abbia sempre cercato di attenersi all’essenziale della propria fede e della propria umanità.

 

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