Può essere utile una precisazione, circa il binomio giustizia-misericordia, poiché questi sono spesso scambiati per due concetti opposti.

La misericordia compie la giustizia




Quando Dio applica la misericordia, non annulla la condanna del peccato, ma la sposta da una persona all’altra. Nel caso del penitente, infatti, le conseguenze del peccato non sono annullate, bensì traslate dal peccatore al Crocifisso, che se le assume per intero. Si dice allora che “Gesù Cristo è morto per i nostri peccati”, proprio perché la condanna non è stata abolita, ma si è spostata dalla persona umana alla divina.

Il binomio “giustizia-misericordia” diventa allora simile a quello “giustizia-giustizia traslata”: la giustizia è così integra, mentre la misericordia – il perdono – si compie nel trasferimento a Dio non solo della passione, ma anche di tutta la gloria del martirio innocente.
Il martirio dell’innocente è un atto ingiusto, quando la volontà del martire è contraria, ma diventa un atto conforme alla giustizia quando la volontà del martire è concorde, poiché egli non riceve nulla che non voglia. Quanto alla crocifissione, poi, il Signore non si limitò a volerla, ma la bramò, tanto il suo amore per i peccatori è acceso.

Il concetto di misericordia, allora, non rimanda al contenuto oggettivo dell’azione pietosa. Rimanda piuttosto alle intenzioni soggettive del misericordioso, che sorgono dal desiderio di bene nei confronti del penitente. Il sostantivo “misericordia” è composto dalle parole latine “misèreo” (“ho pietà”) e “còrdis” (“cuore”), per indicare il movimento amoroso che desidera il bene dell’amato.

Gli uomini sono tenuti ad oltrepassare la giustizia dei farisei (cf. Mt 5, 20) e ad applicarla come misericordia. A questo proposito, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori – nella sua opera Le glorie di Maria – riporta le sentenze di Giovanni Gersone e di san Tommaso d’Aquino.
Il Gersone dice: «Due cose ho udito: che a Dio appartiene il potere e a te, Signore, la misericordia. Poiché il regno di Dio consiste nella giustizia e nella misericordia, il Signore l’ha diviso: il regno della giustizia lo ha riservato per sé e il regno della misericordia l’ha ceduto a Maria […]».

San Tommaso, confermando il Gersone, scrive nella prefazione delle sue Epistole canoniche che «la santa Vergine, allorché concepì nel seno il Verbo divino e lo partorì, ottenne la metà del regno di Dio, divenendo la regina della misericordia, mentre Gesù Cristo resta re della giustizia».
È chiaro che la misericordia di Maria procede direttamente dall’abisso della misericordia di Dio. E tuttavia Dio si vuole servire delle persone per dispensare la sua misericordia, mentre tiene infallibilmente per sé le chiavi della sua giustizia.

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