Cosa intende il Sindaco per "laicità delle istituzioni civili" dato che mi accusa di mancarvi di rispetto? Per il momento devo accontentarmi di dire cosa intendo io.

La laicità delle istituzioni civili




Appena pubblicato il mio articolo di critica alla delibera della Giunta comunale sulle DAT, il Sindaco Cosolini ha postato sulla sua pagina Facebook una nota in cui, tra l’altro, mi accusava di non avere “rispetto per la laicità delle istituzioni civili”. Non so cosa intenda il Sindaco per laicità delle istituzioni civili e sarei contento che ce lo spiegasse, magari con un suo intervento su Vita Nuova. Nel frattempo provo a dire cosa intendo io.

Che la politica sia laica non significa che non sia criticabile a partire da convinzioni religiose. La politica è laica nel senso che non dipende dall’autorità ecclesiastica e non consiste nel trasferire automaticamente le norme religiose in norme civili. Ma che non sia confessionale non significa che le confessioni religiose non possano valutarla e criticarla. Viceversa ci sarebbe una limitazione della libertà religiosa e di espressione. Che la politica e l’amministrzione di un Comune siano laiche non significa che siano sacre, ossia intoccabili. E’ perfettamente lecito che un cittadino, adoperando le proprie categorie di giudizio religiose muova delle critiche all’operato di una Giunta comunale.

Ma il bello è che nella mia crititica non c’erano elementi di religione e confessionali. Non ho citato il Vangelo o il Papa. Ho adoperato solo degli argomenti di ragione. Ora, la laicità della politica significa la sua autonomia dalla sfera ecclesiastica ma non da quella morale. Anche l’operato di una Giunta può essere valutato e criticato in termini di bene e di male. Sostenendo che io ho mancato di rispetto alla laicità delle istituzioni civili, e non avendo io usato nessun argomento religioso, il Sindaco ritiene quindi che anche una valutazione morale dell’operato della Giunta  sia un’offesa alla laicità delle istituzioni civili. Ma questo è evidentemente sbagliato. Anche la delibera della Giunta in questione era un atto morale, oltre che amministativo. La morale altro non è che la ragione che valuta il bene e il male. Su questo piano io mi sono mosso. Sia chiaro: se avessi adoperato criteri di giudizio religiosi ne avrei avuto pieno diritto, perché la laicità consiste anche nel libero accesso di tutti alla pubblica piazza.  Potevo legittimamente farlo, ma non l’ho fatto.

E allora, dove sta la mancanza di rispetto per la laicità delle istituzioni civili? E cos’è per il Sindaco la lacità delle istituzioni civili? Se ce lo vuole spiegare, gli spazi di Vita Nuova sono a sua disposizione.

4 risposte a “La laicità delle istituzioni civili”

  1. Donatella ha detto:

    Super 🙂 Fontana e vedremo. Chiarissima analisi e rispettosissimo invito. Aspetto anch’ io con lei.

  2. Roberto ha detto:

    povera Trieste con questo sindaco. Quanta cecità!
    si ricorda a Cosolini di provvedere al più presto al lavoro, alla criminalità, alla sporcizia (anche morale) della città che amministra…

  3. Donatella ha detto:

    A Trieste siamo oltre 600 consacrati alla Regina dell’ Amore e siamo tutti con Lei e ne siamo onorati. FORZA Stefano.

    • susanna ha detto:

      mi sento costernata,dopo aver letto sul quotidiano locale la asserita ” Lezione di catechismo” e le lugubrazioni sui talebani che un tale si è permesso di fare,ma mi domando e dico: è vergognoso di cosa è disposto a fare quel tale pur aggrazziarsi le simpatie del sindaco, a che pro? forse si tratta solo di uno spiantato senza fede e senza arte ne parte che spera di ricevere quattro soldi? lo perdoni Stefano,per fortuna i credenti e le persone di buon senso sono tutte dalla sua parte….

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